Cresta Ongania allo Zucco Pesciola – Invernale ma non troppo

arrivo della funivia PIANI DI BOBBIO, BARZIO (LC) 1.660 m slm – ZUCCO PESCIOLA 2.092 m slm – CRESTA ONGANIA – disliv. arrampicata 150 m – sviluppo 400 m – VIA LUNGA di ARRAMPICATA

Sul Pesciola eravamo saliti già da diverse strade (ferrata, vie d’arrampicata), ma ancora ci mancava la sua famosa cresta Ongania che da tempo ci eravamo ripromessi di salire in veste invernale visti i gradi abbordabili dell’ascesa.
Sabato, nonostante le temperature decisamente fredde, era data una giornata di sole perfetta e ci è sembrata la situazione ideale per provare questa via.

Purtroppo le condizioni invernali che abbiamo trovato erano proprio al minimo sindacale e a parte un po’ di verglass, qualche accumulo di neve sulle rocce e qualche canale innevato, per il resto l’arrampicata è stata praticamente assimilabile all’ascesa estiva, difatti abbiamo deciso di salirla con i soli scarponi, senza nemmeno scomodare i ramponi.
La cosa un po’ ci è dispiaciuta perché sarebbe stato interessante percorrerla in misto, ma ci siamo comunque divertiti molto e il paesaggio da lassù ripaga sempre l’effort.

Dalle recensioni che avevamo letto ci aspettavamo di trovare molte più difficoltà e soprattutto ci aspettavamo una via molto lunga. In realtà la cresta si è rivelata parecchio semplice e lineare se affrontata senza le sue varianti e nel giro di 3 ore ce la siamo pappata senza nemmeno usare friend o cordini a supporto.
La chiodatura infatti è sicura nei muri verticali ed essenziale (ma quasi sempre presente) negli attraversamenti in costa e nei tratti più esposti. Di conseguenza ci siamo accontentati di quella, escluso un friend messo circa a metà del camino finale perché avevo sbagliato un movimento (poi tolto una volta effettuata la spittata su fix).

Torneremo senz’altro per riprovarla in condizione di maggiore innevamento, quantomeno per affrontarla ramponi ai piedi e con le picche tra le mani.

Avvicinamento

Da Lecco si prende il tunnel della Valsassina e, superato Ballabio, si prende la deviazione verso Barzio / Piani di Bobbio. Si sale quindi fino al parcheggio degli impianti. E’ possibile salire con la funivia (12 € andata e ritorno) oppure farsela a piedi (dislivello modesto ma strada / sentiero piuttosto lungo. Porta via circa 1h e mezza se non ricordo male).
Dall’arrivo degli impianti incamminarsi verso il rifugio Lecco, che si raggiunge in una ventina di minuti. Poi prendere la traccia che conduce nel vallone verso le vie di arrampicata del Pesciola e del Campelli.
Poco dopo l’inizio del vallone, prendere una traccia sulla destra che attraversa il centro della valle e rimonta a zig zag il versante opposto fino a raggiungere la sella erbosa (innevata in questo caso) dalle cui rocce sovrastanti si attacca la cresta Ongania. Visibile uno spit pochi metri sopra alla base.

Descrizione dei tiri

Non sappiamo se l’abbiamo fatta proprio tutta giusta, ad ogni modo a noi sono venuti fuori 8 tiri di corda in totale, di cui solo 3 di reale arrampicata. Il resto sono passaggi in traverso, brevi discese e scalate su muretti di II grado che possono anche essere affrontati in conserva (purché protetta).

  1. III (25mt) – Dalla base risalire le facili roccette sulla verticale seguendo la linea a spit (qui piuttosto vicini) fino a raggiungere un balconcino su cui si trova la sosta con 2 fix da collegare.
  2. IV- (30mt) – Dalla sosta spostarsi verso destra di un paio di metri, rimontare un breve salto e raggiungere la base di un evidente canale che va risalito al centro. Uscita alla sua sinistra. Pochi metri più a monte, dietro ad un grosso masso, è presente la sosta con due fix da collegare.
  3. I/II (50mt) – Tiro di raccordo. Si cammina seguendo l’evidente cengia con un paio di saliscendi ma senza patemi fino a raggiungere delle roccette alla base di un canalino. Superate le prime roccette che risalgono il canalino, si incontra una sosta su due fix da collegare.
  4. I/II (60mt) – Altro tiro di raccordo. Qui mi sa che ho cannato qualcosa perché terminata la salita del canalino, si sbuca su un altro sentiero in costa fino a raggiungere delle altre rocce. Dopo aver rimontato le prime rocce, mi è sembrato che si dovesse andare verso destra infilandosi in un canale innevato che aggira un grosso sperone roccioso. Per la verità la via probabilmente saliva verticalmente sullo sperone. Ad ogni modo entrambe le strade portano nello stesso punto. Io a quel punto ho dovuto fare sosta nel canale innevato su uno spuntone roccioso perché avevo finito la corda.
  5. I (50mt) – Finire di salire il canale innevato fino ad un muro verticale dove è presente una sosta su due fix da collegare. Noi abbiamo preferito ignorare questa sosta perché era all’ombra. Abbiamo così preso il sentiero alla destra della sosta e che traversa in costa fino a raggiungere una grossa roccia con due fix un metro prima di una sella e di una spaccatura che va discesa e risalita dalla parte opposta con passi facili ma delicati. Abbiamo deciso di sostare lì almeno da poter proteggere questo passo.
  6. III (20mt) – Scendere nella spaccatura con passi delicati (qui c’era neve a complicare un po’ le cose) e rimontare dalla parte opposta. Seguire poi il sentiero fino ad incontrare la sosta su una parete accanto al sentiero.
  7. II / III (35mt) – Dalla sosta spostarsi un paio di metri a destra e risalire un facile canalino roccioso con arrampicata semplice ma nel nostro caso con diversi punti innevati e senza protezioni. Al suo termine poco sotto una roccia che forma una finestra naturale, si trova un vecchio chiodo arrugginito. Da lì spostarsi un po’ a destra fino a raggiungere un’ampia cengia. Lì sulla sinistra si trova una sosta con due fix da collegare alla base di una delle varianti. Consigliamo comunque di fare sosta qui perché è più comodo per il recupero del secondo.
  8. IV- (25mt) – Prima di procedere con l’arrampicata, spostatevi di circa 5-6 metri a destra seguendo la cengia fino ad incontrare una catena di ferro alla base di un camino verticale. Fate sicura dalla base del camino che ha molto più senso. Rimontare quindi il camino con passi facili ma un po’ esposti cercando sempre di stare all’esterno e sfruttando bene l’opposizione. Uscire dal camino sulla sinistra. Procedere poi tre-quattro metri fino all’ultima sosta.

Da qui si può mettere via l’attrezzatura e procedere a piedi con pendenza modesta per gli ultimi 25 metri fino alla madonnina di vetta. In caso di ghiaccio indossate i ramponi. Noi abbiamo trovato neve un po’ dura ma comunque si riusciva a salire in sicurezza anche con gli scarponi.

Discesa

In vetta se ancora non l’avete fatto vi consigliamo di inforcare i ramponi in quanto la discesa avviene dal canale della madonnina che, pur con pendenze modeste, è tutto su neve e può presentare punti pericolosi. Per raggiungere il canale, scendere dalla vetta in direzione nord (verso il Campelli per capirci) e raggiungere la selletta sottostante, a sinistra della quale si vede scendere il suddetto canalino con pendenze sui 40° e che nel giro di pochi minuti riporta molto rapidamente alla base del Pesciola e al rifugio Lecco.

Giudizio

Via molto semplice se affrontata in condizioni estive. Noi abbiamo trovato una via di mezzo e questo non ci ha permesso di godere appieno la salita, facendo un po’ di misto come speravamo.
Tra l’altro è piuttosto discontinua e si arrampica solo per 3 tiri. Nonostante questo si tratta comunque di un itinerario molto vario, piacevole, estremamente panoramico e divertente quindi lo consigliamo comunque a man bassa.
Torneremo poi a riprovarlo con più neve in primavera!

 

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