Torre di Brenta – Via Normale dalle Bocchette Centrali

MADONNA DI CAMPIGLIO LOC. VALLESINELLA 1513m – CIMA TORRE DI BRENTA 3014m – Alpinismo – Difficoltà AD III+ Max – Dislivello 1850m circa – Sviluppo 19 km circa

E con la maestosa – ciclopica (come la definirono Buscaini e Castiglioni) – Torre di Brenta abbiamo QUASI terminato il giro delle Vie Normali del Brenta Centrale!
Manca all’appello il Crozzon, che guardiamo con timore reverenziale ogni estate e che deve ancora trovare la giusta congiuntura astrale per completare il puzzle 😉

Non che la Torre di Brenta incuta meno soggezione a guardarla: è davvero una gigantessa, soprattutto se si osserva la sua mole dall’Alimonta, punto di vista privilegiato, in cui si coglie tutta la grandezza del suo profilo.

Noi però non la affronteremo da qui: il ritiro della vedretta e l’inconsistenza del ghiaccio hanno reso più ardua la via normale che sale da Nord fin dalla base. Dopo aver chiesto ad amici Guide Alpine, propenderemo per un giro un po’ più lungo, sia in salita sia in discesa, ma più sicuro, passando dalle Bocchette Centrali.

A differenza di quanto fatto col Campanile Alto, questa volta abbiamo deciso di spezzare chilometri e dislivello in due giorni, per godercela un pochino di più, dormendo al Rifugio Tosa Pedrotti: un luogo di grande bellezza, dove in stagione è difficilissimo trovare posto.

Ma noi siamo stati fortunati riuscendo ad accaparrarci una cameretta da 4 pochi giorni prima della partenza! Mai disperare 😀

Il Rifugio offre – oltre al panorama – una bella falesia esposta a Sud / Sud-Est e il Croz del Rifugio – dove ci sono brevi vie di arrampicata – entrambi a pochi passi, quindi vale davvero la pena passarci una mezza giornata, se non avete fretta o ansie da prestazione.

Noi queste ultime le abbiamo abbandonate da tempo: abbiamo affrontato una salita tranquilla il primo giorno, fino al Rifugio, e il secondo giorno siamo partiti presto ma non prestissimo, cosa che ci ha permesso di non trovare traffico sulla ferrata delle Bocchette, ma anche di essere freschi per affrontare una salita (e soprattutto una discesa) di un certo impegno, non tanto per la difficoltà, quanto per la complessità.

Su questa cima in genere ci sono poche o nessuna cordata: la cosa positiva è che la Normale è stata riattrezzata circa 3 anni fa, rendendo il percorso più facile da seguire: se non trovate soste o fittoni o ometti, beh, avete sbagliato qualcosa!

Tuttavia si tratta di un’alpinistica completa, occorre velocità, capacità di orientamento e delicatezza nei movimenti per non riversare sui sentieri sottostanti una scarica di detriti pericolosi.

Per chi volesse, sul blog trovate le altre Normali che – limitandosi al massiccio centrale – sono:

E, sempre sul massiccio del Brenta Centrale, anche se non è una Normale, la Cima Molveno per la Via Agostini che è di una bellezza rara.

E poi c’è tutto il resto….basta inserire «Brenta» nella ricerca o cliccare sul tag Dolomiti di Brenta! 😉

Avvicinamento

Si parcheggia a Vallesinella (1.513 m), con prenotazione obbligatoria durante il periodo di alta stagione.
Da qui seguire il sentiero per il rifugio Casinei (1.825 m) e poi per il rifugio Brentei (2.182 m), che si raggiunge con lungo traverso in circa 1h e 30 – 2h dal parcheggio.

A questo punto potete scegliere se salire verso l’Alimonta (2.580 m) – più breve, adatto per chi vuole fare la cima in giornata – oppure seguire per il rifugio Pedrotti/Tosa (2.491 m) – un po’ più lungo, ma più panoramico e con possibile giro ad anello – la nostra opzione.

Entrambi i rifugi sono un buon punto dove pernottare e onestamente lo consigliamo vista la lunghezza del percorso, i tempi delle calate ed eventuale traffico in via. Inoltre, potendolo fare, passare una notte in questi posti è estremamente piacevole 😉

Di seguito gli avvicinamenti da entrambe le parti:

Dall’Alimonta

Seguire il sentiero che conduce alla Bocca degli Armi (2.750 m), punto nel quale partono le Bocchette Centrali che vanno seguite fino ad aggirare il massiccio della Torre di Brenta raggiungendo la Bocchetta alta degli Sfulmini – circa 30-40 minuti dall’attacco della ferrata – il primo intaglio che si incontra con ampio canalone di sfasciumi che sale verso monte.

Dall’Alimonta è possibile anche seguire la Via Normale da Nord che risale una serie di canali poco prima di raggiungere la Bocca degli Armi, ma all’oggi, viste le condizioni della vedretta che si è molto abbassata, ce lo hanno sconsigliato: le rocce che sono affiorate sono levigate dal ghiaccio e molto poco piacevoli da salire.

Dal Pedrotti/Tosa

Risalire fino alla Bocca di Brenta (2.552 m) e da qui scendere alcuni metri faccia a valle fino a trovare l’attacco delle Bocchette Centrali.

Seguirle per circa 30-40 minuti fino a raggiungere la Bocchetta del Campanile Basso dove si passa sul versante est, quindi proseguire in ripida salita fino a passare dietro ad un primo torrione isolato (la Sentinella), proseguire scendendo una scala e passare in uno stretto intaglio dal quale si vede dritta di fronte la bocchetta da cui attacca la via normale al Campanile Alto.

Proseguire oltre aggirando il gruppo degli Sfulmini, superare una rientranza ferrata del sentiero dove bisogna stare un po’ bassi con la testa e, appena il sentiero gira di 90° a sinistra perdendo la visuale sul Campanile Basso, ci si trova di fronte alla Bocchetta Alta degli Sfulmini, un evidentissimo canale detritico all’inizio del quale attacca la via.

Descrizione della Via

Tutta la prima parte della salita può essere affrontata in conserva e a tratti anche slegati (ciascuno valuti per sé). L’unico pezzo da affrontare a tiri – secondo noi – è il camino della seconda parte e la successiva placca che sicuramente offrono un’arrampicata più continua e richiedono maggiore attenzione.

Giunti alla Bocchetta alta degli Sfulmini, si risale per sfasciumi per una decina di metri fino ad incontrare sulla parete di destra una rampa ascendente con un fittone in vista che rappresenta l’attacco della via.

Seguire la rampa lungo la quale si incontrano due soste ravvicinate fino a sbucare sul terrazzone detritico.
Camminare sul terrazzone in diagonale destra fino ad aggirare delle rocce affioranti (50m circa) per poi piegare a sinistra ed imboccare entro breve (20m circa) una rampa più pronunciata.

Passettino esposto per aggirare uno spigolo (fittone), poi si sale verso destra in un canalino e quindi di nuovo su cengia attraversando fino ad incontrare alla propria sinistra un breve caminetto di circa 3-4 metri (1 fittone) che va risalito direttamente.

Schema della prima parte della via Normale, dal versante est
Schema del primo tratto della via, attaccando dal versante est

Si prosegue ancora su cengia fino ad uscire sul versante nord-est con visuale verso la conca dell’Alimonta (lo vedete laggiù, piccolissimo!), proprio sopra la bocca degli Armi.

Seguire la cengia per circa 250 metri abbassandosi di qualche metro rispetto allo spigolo della montagna (ometti); si incontra un primo camino molto verticale che va ignorato.

Proseguire ulteriormente fino ad incontrare un grande camino leggermente appoggiato con dei sassi incastrati e un pilastrino alla sua destra: quello è il camino della via normale. Da qui è consigliabile procedere a tiri e si trova una sosta attrezzata alla base.

Si risale il primo tratto di camino con facili passi (II) fino ad uscire alla prima sosta sulla destra.
Quindi spostarsi sulla parete di sinistra e rimontarla con buoni appigli (III) fino ad una seconda sosta.

Da qui continuare a tratti nel camino con massi incastrati e a tratti sulle pareti laterali (II/III) fino a giungere ad una sosta proprio sotto un tratto di camino più stretto e decisamente verticale: tiro chiave.
Superarlo sfruttando la spaccata (III+, 2-3 fittoni) e rimanere il più possibile all’esterno fino a raggiungere la sosta a sinistra di un enorme sasso incastrato.

Salire poi fino alla sosta poco a monte (circa 8m), alla base di una bella parete appoggiata con facile placca (II+) che va risalita integralmente dapprima sulla verticale, poi leggermente verso destra e infine verso sinistra (2 soste intermedie) fino ad uscire sul versante ovest della montagna (sosta su cordone per la salita, mentre per le calate sulla parete opposta e molto in alto c’è una sosta attrezzata con catena, poco evidente).

Schema del tratto di arrampicata in camino sul versante nord

Rimontare quindi un breve caminetto di 3-4 metri a sinistra, poi seguire la cengia restando il più possibile alti (ometti) fino ad incrociare un canale detritico; superarlo nel punto più stretto al suo termine, risalire la paretina sul lato opposto (più facile a sinistra dello spigolo), quindi ultime facili rampe che conducono fino all’anticima dalla quale si giunge in vetta entro pochi metri per ampia cresta.

Discesa

Si ritorna sui propri passi disarrampicando o sfruttando delle brevi calate fino alla sosta che dal versante ovest riporta sul versante nord.

Da qui effettuare una calata da 50m circa dapprima in un diedro e poi lungo le placche (usare la sosta alta non il cordone su masso!) fino a raggiungere la sosta a monte del lungo camino.
Eventualmente la calata può essere spezzata in due sfruttando le soste intermedie se avete corde più corte.

Nel camino è consigliabile fare calate brevi da 25m circa sfruttando tutte le soste intermedie a causa dei molti detriti e dei possibili incastri della corda fino a raggiungere con circa 4 calate la grande cengia mediana.

A questo punto è possibile scegliere se proseguire lungo la cengia per circa 80m fino ad incontrare la linea della via normale nord oppure se tornare sui propri passi e rientrare fino al versante est dal quale si è saliti.

Noi abbiamo scelto questa seconda ipotesi in quanto ci è stato riferito (grazie Chef!) che con le condizioni attuali della vedretta saremmo atterrati su ghiaccio sottile e crepacciato, cosa che in effetti abbiamo potuto appurare una volta scesi.

Le calate sul versante nord si possono affrontare quando la Bocca d’Armi è piena di neve, in modo da atterrare in modo sicuro alla sua base e non era questo il caso: avevamo anche i ramponi, l’ottimismo era volato alto 😀

Tornati sul versante est, sfruttare una breve calata per scendere dal caminetto, poi è possibile mettere via la corda e ripercorrere tutta la parte di cengia camminando e disarrampicando fino alla sosta 3 metri sotto il termine della rampa iniziale d’attaco.

Da qui con due brevi calate da 20m si torna sulla via delle Bocchette Centrali che si percorrono in direzione della Bocca degli Armi e del rifugio Alimonta, raggiungibile in circa 45m / 1h dalla base della montagna.

Dall’Alimonta – dal quale è d’obbligo:

1) traguardare la Torre appena salita, che da qui appare veramente immensa;
2) suonare la campana;
3) festeggiare il “fuori dalle difficoltà”

– si scende velocemente verso il Brentei e poi come all’andata… ma più stanchi!

Racconto della gita per immagini e spezzoni video

Giudizio

Appagante e bellissima salita, che gira intorno alla montagna permettendo di godersi punti di vista sempre diversi su tutto l’intorno: ad ogni cambio di versante scatta il “woooooow”!

Più difficile a descriversi che non a farsi, la presenza dei fittoni e delle frequenti soste rende “facile” l’orientamento, che – quando questi “aiutini” non c’erano – dev’essere stato sicuramente più arduo.

La montagna infatti sembra offrire una continuità di bastionate e pareti verticalissime, ma vista da vicino è molto più articolata. Il percorso non è continuo, anzi alterna punti in cui si cammina a punti in cui si arrampica, dalla base alla cima. Per questo bisogna essere veloci con i cambi di assetto, dalla conserva ai tiri di corda (sicuramente c’è anche chi decide di farla tutta in conserva).

Rispetto al Campanile Alto, il III grado proposto risulta mediamente più semplice, a parte il tiro chiave tutti gli altri tiri vengono via con facilità.

Il panorama è davvero stupendo: per questo è da affrontarsi con tempo stabile… venire quassù ed essere avvolti dalle nuvole per tutto il tempo sarebbe davvero un peccato.

Sia nella salita sia nelle calate bisogna avere la delicatezza di una ballerina per non scaricare sulla testa di chi percorre sentieri e ferrate sottostanti una tonnellata di detriti: il pericolo è reale, oltretutto ci sono cose che si muovono che hanno la grandezza di un frigorifero :/

Super consigliata!

Grazie agli amici, che costruiscono insieme a noi il ricordo di queste esperienze magiche: con noi a ‘sto giro il Niggah e Andrea di QuiMontagna.

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