Castelletto Inferiore – Via Alimonta Vidi (VI-) – Dolomiti di Brenta

Che viona ragazzi!!
Cercavamo qualcosa sul Brenta che fosse allo stesso tempo classico ma non “esageratissimo” dal punto di vista delle difficoltà e della lunghezza, visto che nel weekend davano possibili temporali e nessuno era sicuro delle sorti di questa uscita.
Ma la voglia era tanta e così abbiamo optato per una sorta di “via di mezzo”, ovvero una via classica, tracciata da due dei più grandi alpinisti che abbiano mai percorso le montagne del Brenta (Alimonta e Vidi), il tutto in un posto che non avesse un avvicinamento esagerato e che permettesse, in caso di pioggia, una qualche via di fuga ed un accesso ad un riparo sicuro.

Ha vinto così questa bellissima via classica che, dalle relazioni che ho visto, è forse la via più bella, estetica e diretta al Castelletto Inferiore: parte esattamente sotto la base della cima e procede dritta per dritta, con poche, pochissime deviazioni di qualche metro, fino alla vetta.
Una via da veri esteti della montagna, che hanno voluto trovare e tracciare la strada più breve e logica tra la base e la cima.
Chapeau!!

Ci pieghiamo al cospetto di questi Signori che hanno tracciato la strada con gli strumenti di allora, limitandoci a dire che ripercorrere la loro stessa via è stato un privilegio che comunque spetta a pochi ed è di soddisfazione immensa.
Non pensate di rilassarvi durante questa via: i Signori in questione, non hanno badato troppo alle difficoltà, tracciando davvero qualcosa di impegnativo e continuo.
L’inizio è difficoltoso ma in fondo semplice…….il centro, è il cuore……la vera via……su roccia magnifica e con un’estetica unica.
La fine, pur peggiornando la roccia, è comunque magnifica e di grande soddisfazione.

Se avete almeno il 6a obbligatorio e buona esperienza nel piazzare protezioni, godetevi questa meraviglia perché ne vale la pena!!

Avvicinamento

La cosa positiva del Castelletto Inferiore è che rispetto a molte altre vie del Brenta è relativamente rapido da raggiungere. Da Vallesinella (raggiungibile in macchina tutto l’anno, ma se andate d’estate e pensate di farla in due giorni, occhio che il parcheggio si riempie subito e dopo poche ore dall’alba va presa la navetta), si sale in direzione del rifugio Casinei e poi si prende il sentiero verso sinistra che porta al rifugio Tuckett. Ci vuole circa 1h e 30 in totale da valle, quindi la via può essere serenamente approcciata in giornata.
Noi siamo saliti il giorno prima per goderci a pieno il weekend andando a scalare il sabato alla falesia Fratelli Vidi che si trova a circa 45 minuti dal rifugio Tuckett in direzione del Grosté e che offre roccia ottima e vie per tutti i gusti.

Dal rifugio Tuckett, risalire verso la base del Castelletto (traccia di sentiero a sinistra del rifugio guardando a monte) che risale a zig-zag per il ghiaione fino a superare il grande camino obliquo che contrassegna la via normale e giungendo poi fino alla base del camino successivo.
La via Alimonta-Vidi, sale sullo spallone alla sinistra del camino mentre la via Kiene sale dritta nel diedro.

Descrizione dei tiri

La via è molto continua escludendo giusto il secondo tiro che funge un po’ da raccordo. Che venga dato IV+, V o VI- c’è poco da scherzare. Salite sempre con molta attenzione nel fissare bene le protezioni e aspettatevi un’arrampicata atletica e mai banale. Negli ultimi tiri la roccia peggiora di qualità ma il grado non molla, quindi occhio soprattutto lì!
Noi poi abbiamo anche complicato qualche passaggio (non apposta). In ogni caso i gradi restano più o meno quelli e si tratta di una via che va rispettata per impegno ed intensità.
Ma è di grande soddisfazione.

  1. VI- (30mt) – Il tiro di “riscaldo” parte sullo spallone a sinistra del grosso diedro che rappresenta invece l’attacco della via Kiene. Si salgono i primi metri puntando in direzione di una fessura verticale che va superata in modo atletico (2ch). Al termine della fessura ci si sposta in diagonale destra puntando al diedro verso una striscia gialla. Da li si rimonta in verticale piegando al termine verso sinistra fino alla sosta sullo spallone.
  2. IV 1 passo, poi III-II (60mt) – E’ praticamente un tiro di raccordo. Si rimonta facilmente in verticale (a sinistra della sosta) con un passettino di IV, poi si piega a destra risalendo dei balzetti rocciosi fino ad arrivare sulla grossa cengia sfasciumosa che va attraversata completamente fino alla base della parete successiva. La sosta si trova sotto una fessura, in direzione sinistra rispetto all’uscita sulla cengia.
  3. IV+ / V (40mt) – Si sale la fessura sopra alla sosta uscendo su una piccola cengetta. Da lì, guardando in alto, bisogna puntare appena alla destra di uno spallone molto evidente che risale la parete principale del Castelletto e che è già visibile da qui. Proseguire in una specie di diedro diagonale verso destra fino ad una seconda cengetta da cui si eleva una fessura che riparte in leggera sinistra fino alla base del grande diedro del tiro successivo.
    Volendo, a destra della prima cengetta, si trova una sosta intermedia su una fettuccia ed un chiodo ma il tiro può anche essere fatto tutto di un fiato. Noi l’abbiamo spezzato perché il mio socio non era certo di dove salire in quel punto.
  4. V / IV+ (40mt) – Questo è uno dei tiri più belli. Si risale verticalmente il primo diedro / fessura fino sotto uno strapiombino giallo. Poi con passo non semplicissimo si risale a destra per proseguire in un secondo diedro / fessura, un po’ più appoggiato, fino alla sosta. Qui qualche chiodo si trova, ma va comunque integrato con protezioni. Tiro molto estetico e divertente, ma tutt’altro che banale.
  5. VI- (30mt) – Ancora fessura, ancora diedro. Anche questo bellissimo, ma un po’ più difficile nei primi 10 metri. Ci sono solo due chiodi (uno all’inizio, uno alla fine) e integrare nel mezzo non è facile perché comunque i passi sono atletici…..enjoy! 😛
    Dopo molla un pochetto e si arriva con bella arrampicata fino ad una cengia dove si sosta.
  6. VI- (o VI e basta? Per me anche VI e basta…) (30mt) – Tiro cattivo….viulento. Io non l’ho apprezzato perché da qui e per un po’, la roccia inizia ad essere meno bella e la fatica aumenta in modo conseguente, più che altro per lo stress psicologico. Si risale in direzione di una striscia gialla sulla verticale. Poi bisogna alzarsi per bene fino sotto un leggero strapiombo e deviare a sinistra puntando al caminetto dove ci si può incastrare. I passi più faticosi sono proprio nella parte sotto lo strapiombo. Il traverso richiede energia ed entrambi abbiamo fatto un resting in questo punto. Un paio di chiodi ci sono ma comunque a nostro parere si tratta del tiro più duro della via…e anche uno dei meno belli.
  7. IV+ (40mt) – Bel tiro che risale l’ennesimo diedrino della via. Sembra facile visto il grado, ma non lo è. Intanto non c’è neanche un chiodo in 40mt….che non è rilassantissimo. Per fortuna comunque la fessura può essere facilmente protetta a friend e se ne esce così. Giunti nei pressi di una cengia sfasciumosa, uscire a destra fino a trovare la sosta sotto l’ennesimo diedro.
  8. IV (se fatto giusto. Per noi V o V+) (20mt) – Si è alla base dell’ennesimo diedro che si rimonta leggermente verso sinistra. Superati i primi metri, in teoria finiscono le difficoltà e ci si sposta sulla destra per rocce più semplici che portano all’uscita. Il mio socio invece ha pensato bene di risalire dritto lo strapiombo sovrastante per nostra enorme gioia….ovvero altro tiro duro senza manco un chiodo….ma l’uscita, pur faticosetta, è stata divertente! 😉
  9. V (25mt) – L’ultimo tiro è molto bello, tra i più belli. ed è In comune con la via Kiene. Ci sono addirittura un po’ di chiodi quindi si sale abbastanza spediti nella prima parte, poi si traversa a destra seguendo le debolezze della montagna e si esce più verticalmente con passo atletico fino alla vetta. Giunti sul terrazzone, un urlo liberatorio ci sta 😉

Discesa

La discesa è semplice per fortuna. Ci si cala sulla parete opposta. Dovrebbe bastare una calata da 60 metri per arrivare fino in fondo. Noi per precauzione ci siamo fermati qualche metro prima su una cengia a sinistra dove c’è un secondo anello di calata.
Giunti poi sul ghiaione, seguire gli ometti verso sinistra che portano sul sentiero tra il Tuckett e il Grosté.
Raggiunto il sentiero, svoltare a sinistra e tornare al Tuckett. Poi per la strada dell’andata fino a Vallesinella.

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