Via dei Cugini – Pizzo Arera – Via plaisir, ma per alpinisti

PARCHEGGIO PER CAPANNA 2000, OLTRE IL COLLE (BG) 1600m – ANTICIMA PIZZO ARERA 2340m circa – Via dei Cugini – Arrampicata sportiva – Grado 5c (5b obbl.) – Sviluppo arrampicata 225m – Quota 2000m – Esposizione NO

Il titolo di questo articolo probabilmente vi sembrerà strano, ma riteniamo sia sensato e tra breve ve ne spiegheremo la ragione.

Avevamo già iniziato questa via qualche anno fa, ma complice il ritmo forsennato di Paolino durante l’avvicinamento, a quei tempi ero stato male dopo il primo tiro e così siamo dovuti scendere.
Quindi oggi rieccoci qua per completare l’opera incompiuta, anche se è passato qualche tempo da allora.

Già la prima volta che siamo venuti per fare questa via, abbiamo sentito e visto una specie di pioggia di meteoriti provenire dall’alto.
Questa volta, la pioggia è arrivata attorno al 5°/6° tiro, quando una cordata che ci precedeva ha fatto cadere dei sassi ENORMI a pochi centimetri da noi.

La ragione è che negli ultimi 3 tiri, si incontrano lungo la strada una grande quantità di sfasciumi e ci vuole esperienza alpinistica e buon senso nella scalata per evitare di scaricarli sui malcapitati delle cordate che possono seguire la vostra.

Noi oggi ci siamo sentiti seriamente in pericolo e quindi ci teniamo a sensibilizzare le persone che ripeteranno questa via in futuro, facendo presente che bisogna prestare GRANDISSIMA ATTENZIONE ai propri movimenti nella parte terminale della via, pena la possibilità di gettare dei TELEVISORI o dei FRIGORIFERI in testa ad altri scalatori sulla parete.

Io e Paolo siamo riusciti a non tirare giù nemmeno un sassolino mettendoci testa e muovendoci in modo intelligente, ma purtroppo chi ci ha preceduti non ha fatto altrettanto e questo ha rischiato di decapitarci almeno in 3 occasioni.

La chiodatura così ravvicinata di questa via, incoraggia molte persone anche poco esperte di montagna a cimentarsi sulle sue lunghezze e questo va benissimo, purché si ponga la massima attenzione per la salvaguardia della vita propria e altrui.

Questo spiega il nostro titolo e ci auguriamo che il nostro consiglio venga seguito da tutte le future cordate che si vorranno divertire su questa bellissima via.

Ulteriori dettagli ve li raccontiamo nel giudizio a fine articolo.

Avvicinamento

Giunti a Zambla Alta, prendere la strada che scende con indicazioni “Arera” e che prosegue nel bosco per alcuni km fino ad un grande complesso residenziale dove è possibile acquistare il ticket per il parcheggio (4€ nel 2022).

Preso il ticket, imboccate la strada più in salita sulla destra superando la Cattedrale vegetale, fino al parcheggio di Capanna 2000 a quota 1600m circa.

Prendere il sentiero che parte sul lato sinistro del parcheggio (proprio all’imbocco) e seguirlo per circa 30/40 minuti fino a vedere alla propria destra una vecchia costruzione e ancora più a destra il rifugio.

Proseguire dritti al primo bivio che si incontra e poi seguire il sentiero alto (n°244) che attraversa il costone della montagna verso sinistra fino ad un passo dove si scende ripidi per qualche decina di metri.

Continuare poi a traversare in falsopiano per qualche minuto fino a superare una seconda spalla erbosa.

Giunti nei pressi di una netta curva a sinistra, noterete dei grossi massi e una traccia sulla destra che risale verso la bastionata rocciosa.

L’attacco della via, una volta raggiunta la parete, è indicato dalla scritta CUGINI scritta in rosso (possibile nevaietto alla base) ed è facilmente riconoscibile perché si trova alla base di un evidente diedro che piega in diagonale verso destra.

Descrizione dei tiri

  1. 5a (35m) – Primi metri su facile placca, poi si attacca il bel diedro che regala movimenti divertenti fino alla sosta su comodo terrazzino.
  2. 5c (30m) – Salire verticalmente sopra alla sosta, poi piegare a destra per evitare una spanciatura, quindi in diagonale sinistra fino ad un traverso verso sinistra un po’ più delicato ma molto ben chiodato. Quindi in verticale con passi più facili fino in sosta.
  3. 4b (32m) – Seguire le placche lavorate in diagonale sinistra, poi in verticale fino alla sosta.
  4. 4c (30m) – Sempre dritto in verticale con passi in placca e poi sfruttando una specie di rampa fino alla sosta.
  5. 5c (20m) – Tiro chiave a mio avviso. Spostarsi un metro a sinistra della sosta e salire qualche metro fino a prendere una lama poco marcata che sale in diagonale destra con anche qualche passo fisico e leggermente aggettante. Uscire poi a destra verso la comoda sosta.
  6. 5b (25m) – Per facili rimonte sopra alla sosta, poi iniziare a piegare verso sinistra con un passo più delicato in traverso. Quindi in verticale fino in sosta. Attenzione a qualche passo con erba e soprattutto a cosa si prende con le mani.
  7. 5c (25m) – Per me il tiro più bello come movimenti. Si sale in verticale per circa 4 metri con qualche bel passo, poi si piega a sinistra per entrare in un entusiasmante camino dove bisogna prestare molta attenzione ai sassi ballerini. Al limite sfruttare la placca di sinistra. Ma tastando bene si scala in camino che è una bellezza.
    Sosta appesa e scomoda. Meglio proseguire fino alla sosta successiva.
  8. 4c (15m) – Proseguire nel camino sempre con molta attenzione, poi seguire una sorta di lama diagonale fino alla sosta.
    Qui, a meno che non vogliate calarvi (sconsigliato) è meglio proseguire CON ESTREMA ATTENZIONE superando le ultime roccette e camminando sul terrazzo sommitale ricoperto di sfasciumi (!!!) fino alla sosta successiva su solida placca.

Discesa

Un po’ per le ragioni già spiegate nell’introduzione e un po’ per buon senso, consigliamo di evitare di calarsi lungo la via a meno che non vi troviate in difficoltà.

Se la completate, è meglio scendere nel seguente modo:
dalla sosta finale a monte degli sfasci, salire per roccette gli ultimi metri fino alla vetta dell’anticima dell’Arera (grosso ometto).

Da qui seguire il profilo di cresta con passi esposti fino ad incontrare sul bordo sinistro una sosta per calarsi.
E’ anche possibile proseguire fino quasi a ridosso della parete successiva e raggiungere un canale da cui scendere a piedi, ma riteniamo che la calata possa essere più facile e più sicura.

Con circa 30 metri si raggiunge il ghiaione sottostante ma è meglio continuare a calarsi fino alla fine delle corde (con due mezze da 60 arriverete quasi al termine del tratto ripido).

Continuare poi a scendere sul ghiaione costeggiando la parete di sinistra fino ad un tratto erboso che va seguito in discesa (ometti), quindi ancora per ghiaione fino a quando la pendenza si assesta e si incontra il sentiero.

Da qui a sinistra fino a tornare a Capanna 2000 e per la via di andata fino al parcheggio.

Giudizio

Innanzitutto c’è da dire che la via è molto bella!
La roccia è di qualità eccelsa per buona parte del percorso, con un calcare ruvido che regala notevole fiducia.

Come già detto nell’introduzione invece, i tiri finali sono parecchio delicati per la presenza di sfasci enormi e bisogna prestare molta attenzione agli appoggi e agli appigli, oltre che al modo in cui ci si muove per evitare di ammazzare qualcuno.

La chiodatura è addirittura sovrabbondante, il che abbassa il grado obbligatorio ma rende la scalata sempre piacevole e spensierata. Portate almeno 15-16 rinvii e qualche cordino da usare nelle soste. Inutili friend e protezioni mobili.

Il periodo migliore va da giugno a settembre, luglio nel caso di stagioni particolarmente nevose.

Consigliamo caldamente un po’ di esperienza alpinistica per affrontare questa via a causa del terreno presente nella parte alta e per la discesa nel canalone, oltre al fatto che la via è in quota e su una parete nord, con tutto ciò che questo può comportare per le cordate meno esperte.

Possibilmente, evitate di andarci di domenica in stagione, vista l’altissima frequentazione.

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