via Spigolo dei Bergamaschi allo Zucco Pesciola

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da BARZIO (LC) a ZUCCO PESCIOLA – VIA SPIGOLO DEI BERGAMASCHI – disl. positivo complessivo 1280 mt di cui 135 mt per la VIA DI ARRAMPICATA – VIA LUNGA

Alla ricerca di una vietta carina e non eccessivamente impegnativa, scartate una serie di alternative su pareti nord perchè ancora parzialmente innevate ed escluso il mare per paura di invecchiare in coda al rientro, optiamo per lo Zucco Pesciola, che per noi milanesi è anche vicino. Da Barzio si può prendere la comoda funivia dei Piani di Bobbio, che permette poi in dieci minuti di cammino di raggiungere il rifugio Lecco e in altri dieci l’attacco della via, ma… a noi piace soffrire, quindi ce la siamo fatta a piedi dal parcheggio, ottenendo il duplice risultato di sudare come bestie (nonostante fossero le 7.30 del mattino) e di arrivare comunque in contemporanea ai climbers comodamente trasportati dalle prime corse della funivia. Sono soddisfazioni.

Il cielo è velato da una densa foschia che non abbandonerà le cime del Pesciola e del Campelli per tutto il giorno, nascondendo in parte il paesaggio ma garantendo almeno una temperatura decente durante la scalata.

Quando arriviamo all’attacco della nostra via, dopo aver percorso il tratto di sentiero e la costa erbosa del Canalone dei Camosci (vedi mappa), ci troviamo l’immancabile gruppo CAI di millemila cordate pronto a partire: no, dai, non esageriamo, le cordate davanti sono solo due, una mezz’oretta di attesa e tocca a noi. Nel frattempo altri alpinisti guadagnano l’attacco e l’effetto spiaggia di Rimini è garantito, basta sostituire l’urlo “coccobello” con il tipico “sassoooooo, occhio!”. E di scariche e pietre ne verranno giù parecchie, complice anche l’affollamento domenicale delle vie.

La descrizione tecnica della via la lascio a Gabriele, sicuramente più titolato di me a farla: io, nonostante avessi voglia di scalare da prima, ho desistito dopo l’assaggio del primo tiro, divertente ma molto lontano dall’essere una passeggiata (per me che sono schiappa). In compenso la roccia è ottima, nonostante qualche accumulo detritico per cui è imprescindibile l’uso del caschetto e un po’ di grazia nelle manovre, i tiri lunghi il giusto e il percorso intuitivo, anche grazie alla chiodatura da montagna ma non estrema.

Terminato lo Spigolo dei Bergamaschi e ciccato l’attacco per l’ultimo tratto della cresta Ongania  il piano B per raggiungere la vetta ci ha portato ad affrontare l’ultimo tratto di ferrata CAI Barzio, che oserei definire atletica: non ho mai fatto resting lungo la via d’arrampicata e sulla ferrata stavo per spaccarmi l’osso del collo… cose che succedono a sottovalutare le difficoltà e a sopravvalutare le catene!

Dalla cima si scende per sentiero sfasciumoso nella Valle dei Camosci, per guadagnare rapidamente due birre al Rifugio Lecco, più affollato che mai (al ritorno, nonostante i prezzi un filino esosi, abbiamo optato per la funivia, che sbagliare è umano ma perseverare è da imbecilli!)

Descrizione dei tiri

Descrivo la via per come l’ho vissuta io. Via abbastanza semplice, ma con un paio di passaggi non banali (primo e terzo tiro) che richiedono attenzione e magari anche qualche integrazione.
La chiodatura comunque è generalmente buona e sufficiente alla progressione.
Anche se è breve, la via diverte e vale sicuramente un giro di giostra! 😉

  1. 30mt (IV+) – Il primo tiro è il più interessante dal punto di vista tecnico. Attacca per alcuni metri su una bella placca, non banale. Raggiunto un buco sovrastato da una specie di strapiombino, io mi sono spostato un paio di metri sulla destra avvicinandomi allo spigolo dove mi sembrava che ci fossero più appigli e più appoggi. Ricentrarsi poi per raggiungere il chiodo e superare verticalmente un breve tratto verticale con passo atletico, oppure cercare qualche scappatoia più semplice sulla destra. Si giunge poi più facilmente su una cengia dove si trova la comoda sosta.
  2. 30mt (III o III+) – Il secondo tiro è il più semplice. Si sale per roccette obliquando per alcuni metri verso sinistra. Si rimonta poi in verticale fino a raggiungere un grosso terrazzo erboso su cui si trova la sosta.
  3. 30mt (IV con un passo più duro) – Il terzo tiro parte con una passeggiata su erba di qualche metro fino alle rocce sovrastanti. Poi si rimonta un primo muretto carino che porta alla base di un camino. Si risale il camino cercando di rimanere il più possibile all’esterno. Passo chiave tra il secondo e il terzo chiodo del camino (si vede uno spezzone di corda incastrato nella fessura che può aiutare nel caso. Io ho messo un friend “psicologico” per darmi una mano ad arrivare al chiodo. Tiro un po’ più fisico per i continui incastri di gambe. Si arriva poi su una cengia sulla destra dove si trova la sosta.
  4. 40mt (IV-) – L’ultimo tiro parte un paio di metri a destra rispetto alla sosta. Si risale un secondo diedro, un po’ più facile del primo. Poi per facili roccette si arriva fino alla sommità della via dalla quale si può proseguire lungo la cresta Ongania (o per la ferrata) fino alla vetta del Pesciola.

 

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