via La bellezza della Venere – Coste dell’Anglone – Arco

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loc. OLTRA – DRO (TN) – La bellezza della venere: via alpinistica – disliv. arrampicata 320 m circa – 9 tiri – difficoltà max IV+ (uscita tradizionale)*

* in realtà le relazioni cartacee e web discordano un pochino sul grado: la guida edita da Versante Sud “Arco Pareti”, di Diego Filippi la da complessivamente di IV+, altrove si trova gradata come V o V-; anche sui singoli tiri, come spesso accade, le valutazioni sono differenti.

Ad Arco si scala tutto l’anno, è una garanzia, ma mai ci saremmo aspettati di arrampicare in maglietta a gennaio!

E invece è andata così, su questa “bellezza della Venere” che è una delle vie più facili che potrete trovare in zona: definita “alpinistica” è tuttavia ampiamente protetta, la necessità di integrare si avverte in rare, rarissime occasioni. Lo stile è quello del suo apritore Heinz Grill, che nella Valle del Sarca ha chiodato numerosissimi percorsi: ci troverete quindi sia fix sia cordoni su clessidra, spesso blu quindi ben visibili anche da lontano sulla parete. Impossibile perdersi!

Nonostante la via risalga al 2008 essendo facile è molto ripetuta, dunque in alcuni punti il calcare risulta già un pochino liso: per carità, la roccia è ottima in generale e rispetto al lecchese non ci si può davvero lamentare.

Se volete sapere subito come ci è sembrata… leggete il GIUDIZIO a fine articolo!

Avvicinamento – 20” circa

Si parcheggia in località Oltra (frazione di Dro, nei pressi di Arco di Trento), dove si trova il campo sportivo facilmente individuabile anche tramite Google Maps.
Da qui si imbocca una stradina inghiaiata che scende leggermente, seguendola a destra tra gli ulivi prima e poi nel bosco, costeggiando le pareti dell’Anglone. Poco prima di un ghiaione si incontra un cartello divelto di divieto d’accesso in corrispondenza del quale vi è una traccia che risale fin sotto le pareti della Piramide Lakshmi, che va seguita sempre sulla destra sino ad individuare il nome della via “venere”, scritto in azzurro sulla roccia.

L’avvicinamento è comodo e breve (max 20”.)

Descrizione dei tiri

  1. II – III (55 m) – tiro facile ma nonostante questo ben protetto (e ulteriormente proteggibile, come tutto il resto della via) risale obliquando leggermente a destra placche appoggiate e roccette;
  2. III + (in alcune relazioni IV) (40 m) – si prosegue in direzione di un pino solitario poi verticalmente, su placche un po’ meno appoggiate delle precedenti, sino ad arrivare ad una sosta su spit + cordino in clessidra;
  3. III + (in alcune relazioni IV) (30 m) – sempre su placche, con un passo in aderenza più delicato;
  4. IV (in alcune relazioni V) (40 m) – si sale facilmente sopra la sosta, per poi proseguire su uno spigolo arrotondato (visibili e abbondanti le protezioni) con un passo delicato, visto che la roccia qui è un po’ lisa, terminato lo spigolo bisogna spostarsi sulla destra ed entrare nel breve diedro, dal quale ad un certo punto bisogna uscire sempre sulla destra con un altro passo “antipatico”, che permetta di scavalcare la gobba (un po’ liscia anche lei) spostandosi all’attacco di un nuovo diedro presso cui si sosta;
  5. IV+ V- (40m) – è consigliabile allungare le protezioni; a destra della sosta si risale la placca verticale e compatta aiutandosi con l’evidente fessura, un passo delicato in cui bisogna alzare bene i piedi se non si arriva subito ad una presa un po’ alta. Dopo questo primo muretto si prosegue a destra su cengetta più facile, sino ad arrivare ad una fessura usando la quale bisogna risalire più faticosamente (punti con roccia un po’ unta); poi a sinistra sino a raggiungere un terrazzino dove si sosta;
  6. I – II (30 m) – tiro di collegamento che risale facili roccette per poi deviare a sinistra, su una cengia vegetata, sino alla base di un diedro ove si trova la sosta; seguire le frecce azzurre dipinte sulle rocce;
  7. IV+ (40 m) – seguire risalendo il diedro verso sinistra, con arrampicata faticosa che sfrutta la fessura e roccia un poco unta, sino ad arrivare ad un muretto sul quale si traversa brevemente ma in esposizione verso destra (freccia azzurra), per poi risalirlo; proseguendo verso sinistra, poco sopra, si trova la sosta;
  8. un passo di IV+ sul traverso, per il resto II-III (35 m) – tiro parecchio antipatico per via dell’uscita in sosta e dei passi che la precedono su traverso esposto e non facilissimo; dalla sosta del 7° tiro si prosegue su facile cengia ben ammanigliata, superando un pino e risalendo poi per placca appoggiata a gocce fin sotto uno strapiombino: qui bisogna proseguire traversando a sinistra con mani non bellissime sino alla sosta (cordoni su albero);
  9. IV+ (40 m) – da sopra l’albero seguire a destra, superando uno strapiombino obliquando il più possibile a destra dove vi sono buone prese; sempre proseguendo a destra si percorre una rampa inclinata in traverso, per poi uscirne verticalmente al suo termine superando l’ultimo facile muretto che porta all’ultima sosta.

Discesa – 25” circa

Dall’ultima sosta si risale su sentiero per qualche metro, senza arrivare in cima: sulla sinistra faccia a monte si incontra una traccia che discende lungo le pareti dell’Anglone, a tratti ripida ma sempre evidente, sino a ricongiungersi al Sentiero delle Cavre, scalinato e attrezzato con cavi d’acciaio. Arrivati praticamente a valle ci si trova di fronte ad una edicola votiva circondata dagli ulivi, si devia a sinistra e in 5 minuti ci si ritrova nuovamente al parcheggio, per la stradina inghiaiata percorsa all’andata.

Giudizio

Via tutto sommato carina, soprattutto il 4°, 5° e 9° tiro, perchè abbastanza varia e – come si accennava all’inizio – la roccia salvo in alcuni punti è buona; le difficoltà sono sempre contenute, nonostante le diversità nel grado assegnato ai vari tiri dalle diverse relazioni.

Ripaga specialmente il bel paesaggio sulla Valle del Sarca e Arco, la cui Rocca è visibile in lontananza, godibile senza ansie visto che la via è davvero ben protetta e plaisir.
Noi avevamo dietro solo un altro paio di cordate con le quali non ci siamo sovrapposti, ma probabilmente in “alta stagione” si rischia di trovare un po’ di fila; le soste sono sempre presenti e abbastanza comode.

Da provare, ma noi questa volta non lo abbiamo fatto, l’uscita più tosta (ultimi due tiri), che si trova più a destra rispetto a quella percorsa, su uno spigolo che ci è sembrato molto invitante!

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