Piani di Bobbio (1.650 m s.l.m. circa) – Arrampicata classica – Esposizione SUD – concatenamento di due vie:
Via La Gelida Pipata: difficoltà: 5c – A0 (5a obbl.), sviluppo 90 m; Via Normale alla Torre Conica: difficoltà max IV, sviluppo 90 m
Oggi abbiamo messo su una compagnia mista tra chi scala e chi cammina: entrambi i gruppi al grido di “mai più la SS36 il sabato e la domenica!!!” ci siamo ritrovati – guarda caso – proprio sulla SS36 😀 , meta i Piani di Bobbio. Per noi le due vie classiche che vi raccontiamo qui e per gli altri un bel giro ad anello con pausa pappa al Rifugio Cazzaniga ai Piani di Artavaggio percorrendo il sentiero degli Stradini.

Il meteo era troppo incerto per fare due giorni fuori e poi, dopo aver recuperato un po’ di gamba sul Pizzo Rachele, avevamo voglia di scalare… ma questa volta su calcare.
Abbiamo scelto le vie ben consapevoli che, nonostante il grado sulla carta sia davvero basso, avrebbero richiesto un po’ di ingaggio e tutto sommato così è stato: facili sì, ma non banali, quello che serve per divertirsi senza troppe ansie. Poi l’ambiente qui è davvero bello, ti fa sentire in montagna a due passi da casa: nel senso che la sera se torni a piedi a Milano quasi quasi fai prima 😉
Il concatenamento prevede vie di massimo 4 tiri l’una con un breve trasferimento: ottimo per una giornata intera, le singole vie da sole forse sarebbero troppo poco appaganti. A noi è piaciuta di più la prima… ma vi lasciamo al giudizio per i dettagli.
Avvicinamento
Consigliabile prendere la funivia dei piani di Bobbio: costo 18 euro andata e ritorno nel 2025 (!!!).
Poi se siete irriducibili si può anche salire a piedi, ma noi quella strada l’abbiamo fatta tante di quelle volte che ormai c’è passata la voglia🤪.
Dall’arrivo degli impianti, seguire verso il rifugio Lecco e poco prima di raggiungerlo prendere a sinistra lungo la pista che costeggia in parallelo, salendo poi verso l’arrivo dello skilift, con casetta finale. Siamo sul versante orografico destro del Vallone dei Camosci.
Dopo la casetta, proseguire su traccia per prati ripidi fino all’avancorpo dove attacca la via (circa 30 minuti dagli impianti. Vedere le foto del punto di attacco per riferimento. Più o meno si trova di fronte al terzo pilastro del Pesciola).
Via Gelida Pipata
- 5c/6a (25 m): primo tiro decisamente sopra il registro di questa via (alcune relazioni lo danno 5a… sappiateci dire!), impegnativo ma azzerabile grazie all’abbondante chiodatura: si attacca con una sezione strapiombante che si supera leggermente a sinistra, segue una parte più facile, poi uscita fisica, ancora strapiombante, (mani e piedi migliori sulla destra). La sosta si trova in cima al pulpito, sulla sinistra.
La via originale passava invece nel diedro a destra dell’avancorpo di attacco, spesso umido: non abbiamo verificato se lì ci fossero vecchi chiodi, i passaggi risultano a prima vista più semplici ma da proteggere. - III (15 m): si traversa su cengetta per pochi metri verso sinistra, si rimonta la prima brevissima placca (fittone evidente) poi si traversa diagonalmente a destra superando la verticale della sosta sottostante, su placche appoggiate e generose.
Una volta arrivati ad imboccare il diedro che risale verticalmente la parete, alla sua destra troverete la sosta. - III+ IV (25 m): divertente diedro che parte appoggiato per poi verticalizzarsi, con roccia molto lavorata; una volta superata il risalto verticale si risale ancora per pochi metri su sfasci e si esce a destra (fittone evidente) prima su placca appoggiata e poi con un passo in strapiombo ottimamente ammanigliato (fittone + vecchio chiodo poco più su). La sosta è subito sopra.
- II – collegamento: Si risalgono per un metro le roccette a monte della sosta e si esce sulla ripida cengia erbosa: a monte, subito sotto la parete di fronte, passa la traccia di sentiero marcata con bolli gialli ed è anche presente un fittone per assicurarsi.
Qui noi proseguiremo per la Normale alla Torre Conica. Se si volesse scendere, prendere la traccia di sentiero verso sinistra. Invece, per raggiungere la Torre Conica:
prendere la traccia di sentiero verso destra seguendo i bolli gialli e poi i cavi d’acciaio presenti in loco (nel nostro caso erano in ottime condizioni) che permettono di percorrere la cengia in sicurezza fino a scendere in un canalone, dove guardando a monte si vede un masso enorme imbrigliato nei cavi. Proseguire e superare questo canalone sempre seguendo la traccia segnata, si supera un avancorpo roccioso leggermente a monte e si prosegue in orizzontale attraverso un altro canalone di sfasci adiacente.
Prima che il sentiero risalga nuovamente su cengia erbosa, rimanendo nel canalone, risalire qualche metro a monte fino ad una zona con evidenti buchi nella roccia e dove si trova una placca appoggiata e umidiccia che rappresenta l’attacco della Normale alla Torre Conica.
Guardando sopra si dovrebbero vedere due fittoni, che però risaltano poco su questo tipo di roccia.
Per riconoscere bene l’attacco, sappiate che la via conduce in direzione di una cengia erbosa e successivamente, verso un camino sommitale con massi incastrati che però non si percorrerà.
Il primo fittone si trova a circa 6-7 metri da terra, poco evidente, su rocce bianche.
Normale alla Torre Conica
- III+ (25 m): risalire da destra verso sinistra la placca appoggiata (su roccia resa scivolosa dall’umidità) fino al punto in cui bisogna rimontare sulla cengia (passo delicato verso destra): da lì, imboccare un diedro sempre sulla destra dove ci sono numerosi detriti che potrebbero cadere in testa a chi fa sicura. In breve si raggiunge la sosta che sta ancora una volta a destra, su un secondo terrazzino, alla base di una placca appoggiata con piccolo saltino iniziale.
- IV/IV+ (25 m): passetto in spaccata sul saltino, poi risalire la placca su roccia non bellissima fino ad uscirne a destra: qui su breve cengia esposta fino a portarsi alla base di un camino evidente. Salirlo fino al primo fittone, uscire a destra, in lieve strapiombo ma ben ammanigliato e con buoni piedi. Rientrare quindi a sinistra e salire l’ultimo passo in verticale fino alla sosta alla sommità del camino.
- III (15 m): si traversa verso destra con passi facili ma esposti, fino alla sosta. Consigliabile rimanere all’esterno sulle rocce più basse (ma esposte) ed evitare di salire il gradino che porterebbe a trovarsi invece sotto roccia aggettante.
- III (25 m): sono presenti più alternative:
noi siamo risaliti sopra la sosta, abbiamo raggiunto l’avancorpo di fronte risalendo la sua parete sinistra (fittone evidente); giunti sulla sommità, aggirare una roccia e superare il saltino che porta verso la parete che ospita la cima della torre conica.
Sosta attrezzata un paio di metri al di sotto della sommità della torre.
Alternativamente, ma non abbiamo verificato, è possibile salire sopra la sosta e andare invece verso destra, dove è visibile un fittone alla base di un muretto verticale. A parte questo fittone sul muretto non sembrano esserci altre protezioni. Oltre a questo, sembra scomodo e pericoloso anche solo raggiungere la cengia di destra, ma non ci abbiamo provato onestamente. Siamo andati a occhio e ha vinto la sinistra 😛
Giunti in sosta poi, è possibile salire agevolmente i due metri che ancora separano dalla cima vera e propria della torre.
Discesa dalla Torre Conica
Per scendere è necessario calarsi: non sappiamo se abbiamo fatto la scelta più logica, ma sicuramente la nostra calata è stata da chiappe strette (una sessantina di metri nel vuoto).
Dalla sosta su cui siamo arrivati ci siamo spostati su una sosta immediatamente a destra, nuova fiammante, con due anelli di calata alle estremità. Crediamo di esserci calati sulla Via Batuffi, che solo a vederla mette paura anche se noi l’abbiamo seguita in discesa 😀 , praticamente è quasi tutta strapiombante! Da qui comunque ce la si fa in un’unica calata nel vuoto da 55 m (ma meglio fare i nodi a fondo corda, non si sa mai) raggiungendo la cengia erbosa sottostante e la traccia di sentiero che la percorre.
Se vi calate da qui conviene fare una calata unica: noi abbiamo provato a spezzarla (per precauzione) e invece abbiamo fatto male. La conformità della parete, che appunto continua a strapiombare, rende difficile il recupero delle corde dalle soste intermedie, infatti a noi si sono bloccate; abbiamo dovuto ripareggiarle e poi proseguire la calata fino in fondo, da dove invece le corde sono venute giù lisce come l’olio.
Una volta riguadagnata la cengia erbosa si segue il sentiero bollato di giallo a ritroso, ritornando al canalone con il masso imbrigliato che va seguito in discesa: il primo pezzo è su sfasci, poi si può deviare a destra su una sella erbosa che scende più comodamente e che riporta alla strada / sentiero. Raggiungere quindi il Rifugio Lecco e poi come per l’andata.
Giudizio
Due vie classiche vicine sì, ma un po’ diverse: la Gelida Pipata ha il primo tiro decisamente oltre parametro se paragonato al resto della via, ma – a saperlo fare senza mungere – è un bel tiro, seguito da altri più facili ma tutto sommato divertenti e godibili.
La Normale alla Torre Conica ha il primo tiro bruttarello, poi c’è il bel camino del secondo tiro, e gli ultimi due sono un po’ più insipidi.
La faremo tutta – e tutti – con le scarpe da avvicinamento, niente scarpette, e ci sta (anzi, forse è meglio nei tiri con terreno umido/sporco).
Nella prima via si arrampica al sole, nella seconda il primo tiro e parte del successivo restano all’ombra, con una roccia a tratti scivolosa che è un po’ respingente, e numerosi sfasciumi.
Le protezioni, vecchi chiodi a parte, ci sono su entrambe, forse appena più lunghe sulla Normale alla Torre Conica. Su Gelida Pipata, il primo tiro che è il più difficile, è abbondantemente chiodato e il resto della via è comunque ben protetto e si integra facilmente alla bisogna con mille possibilità. Sulla Normale non abbiamo usato protezioni veloci: dove servivano, i resinati c’erano. Sulla Pipata le soste sono sempre attrezzate con catena di giunzione, sulla Normale invece sono da collegare.
Il concatenamento è divertente, un viaggio lungo la bastionata sud del Vallone dei Camosci, quello meno frequentato e più assolato, perfetto per le mezze stagioni. Il panorama da qui è sempre bello… di fronte si vedono e si sentono le cordate impegnate sullo Zucco Campelli e Zucco Pesciola, il solito “molla“, “quando vuoi“, “libera” che ci fa sentire parte di una grande comitiva anche a una valle di distanza.
Questo posto per noi è una sorta di paradiso vicinissimo a casa, le vie alla nostra portata le abbiamo quasi esaurite! Se in alto a sinistra nella home page inserite “Piani di Bobbio” nella ricerca – iconcina con lente di ingrandimento – (o cliccate sull’omonimo Tag) vi verrà fuori il mondo … invernale e estivo 😉
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