Via delle Poiane al Bec Raty – Champorcher

da CHAMPORCHER loc. DONDENA (AO) al BEC RATY – VIA DELLE POIANE – disl. positivo 400 mt per VIA DI ARRAMPICATA – VIA LUNGA 4* – 5* grado – 5b OBBL.

Domenica sfidiamo la sorte meteorologica e decidiamo per la Valle d’Aosta, dove secondo il colonnello non avrebbe piovuto se non qualche ora la mattina presto: tempo di arrivare comodamente da Milano e la parete scelta, esposta a sud, avrebbe dovuto essere asciutta, e così per una volta è stato!
Il Bec Raty è una bella conformazione rocciosa che svetta evidente sul versante settentrionale della valle di Champorcher: a sud si impenna verticalmente a ridosso della carraia che conduce al Rifugio Dondena, mentre a nord declivia più dolcemente verso una valletta laterale che è un vero paradiso terrestre (e che ci godremo durante la via del ritorno).

Avvicinamento

Da Champorcher, seguendo le indicazioni per Dondena, è sufficiente imboccare la carraia (sterrata nella parte finale, ma praticabile e praticata anche da auto normali) e seguirla fino quasi al suo fondo.
Superato un bivio a destra con palina segnaletica per il Lago Raty (si è già su sterrato), arrivare fino sotto al Bec, dove si parcheggia in uno qualsiasi degli slarghi presenti; dopo una trascurabile deviazione che scende sulla sinistra alle baite sottostanti, si raggiunge una piccola struttura in pietra con scritta “via delle poiane”, poco evidente, nell’angolo in alto a sinistra del sottotetto.
Il sentiero di avvicinamento è segnalato da un grosso ometto. Si segue la traccia per successivi ometti stando a sinistra del canalino, su sfasciumi, fino ad arrivare all’attacco della via (di cui noi non abbiamo trovato nessuna indicazione), che si trova appena a destra di un intaglio roccioso e alla base di un piccolo canaletto di erba e rocce.
Giunti a ridosso della parete, risalendo qualche metro lungo il canalino, si potrà notare il primo spit qualche metro sopra, sulla sinistra, che conduce fino ad una placca.

Breve descrizione

Comincia la lunga ascesa: l’arrampicata si rivelerà non sempre bellissima, fatta eccezione per le placche davvero divertenti, anche a causa di una chiodatura pensata per persone decisamente più alte di noi (oppure a cui piace soffrire): non è scarsa, essendo una via alpinistica, ma in alcuni punti scomoda. Bisogna inoltre prestare grande attenzione alla stabilità della roccia, non solo per quanto riguarda i normali accumuli detritici, ma anche e soprattutto rispetto ai massi non proprio piccini che traballano e minacciano di decapitare il secondo di cordata se toccati dalle corde, o peggio se caricati con il proprio peso. Roccia molto bella invece sulle placche: diciamo che essendo 9-11 tiri, l’arrampicata a tratti risulta un po’ discontinua (vedi descrizione dei tiri sotto).
In ogni caso, il panorama che si gode in cima è meraviglioso: sembra di essere in Valle d’Aosta ;P

 

Descrizione dei tiri

  1. 4c-5a – Il primo tiro supera prima un canalino con delle roccette miste ad erba e, dopo una decina di metri (chiodo) conduce invece ad una placca che sarà il vero punto di attacco della via. La placca a freddo risulta un po’ delicata in alcuni passaggi e la chiodatura lunga su questo serpentino a cui noi dobbiamo abituarci, fa patire qualche pena. Comunque si procede in leggera diagonale sinistra (3 ch mi sembra) fino alla comoda sosta.
  2. 4a – Altro tiro di placca, questa volta più lavorata. Ci si sposta subito leggermente a sinistra, poi in verticale qualche metro e poi si traversa un paio di metri a sinistra. A quel punto ai procede dritto per roccette fino alla sosta, anche questa volta comoda, su cengia erbosa.
  3. 4b (4c-5a se si fa la rimonta strapiombante) – Questo tiro ci ha creato dei grattacapi per la scelta della via. Sulla verticale si vede in modo chiaro uno spit che supera una piccola rimonta strapiombante. Io sono salito da lì (occhio che la vite del chiodo si apre) e serve un passo atletico su buone prese, ma con pochi piedi per andare oltre. Poi i restanti chiodi si trovano più a destra e procedono per placca lavorata e facile fino alla sosta su “pratone”.
    Nota per i brocchi, by Erica: non volendo brasarmi le braccia sulla “rimontina” proprio all’inizio della via ho liberato la corda e mi sono spostata a destra, nel canalino, decisamente meno fisico: qui si trovano infatti un cordino e i chiodi del tiro, che evidentemente è stato “spostato” in questo punto. Vi sconsiglio di provarci però, almeno da secondi di cordata, perchè in quel caso la manovra vi costerà metri di corda lasca, senza ovviamente la possibilità di proteggere, ovvero, se si cade, un pendolone assicurato! Se siete pigri e il vostro primo di cordata ha deciso di andare su dritto, piuttosto attrezzate una staffa sulla rimontina.
    Se invece salite tutti sulla destra, via agevole con qualche sfasciume su cui stare attenti.
  4. II – Tiro di raccordo. Si può camminare o procedere in conserva fino alla sosta che si trova sotto all’evidente placca che si innalza proprio di fronte. Qualche roccetta semplice per arrivare in sosta. Occhio invece alle roccione instabili sul pendio.
  5. 5b – Qui si inizia a fare sul serio. O meglio…..il tiro non è di per se difficilissimo. Il problema è che la risalita è scomoda, con passi un po’ storti e, soprattutto, con solo due spit in 45 metri di tiro. Qualcuno successivamente ha piantato (un po’ male…) un chiodo che comunque aiuta, almeno psicologicamente, a raggiungere il primo spit che si trova a circa 7-8 metri da terra. Un po’ tantini in quella circostanza. Integrare sulla verticale non è semplice, quindi sto tiro a mio parere, è il tiro chiave della via. Il secondo muro è un po’ più semplice del primo, ma comunque con un solo chiodo in diversi metri.
  6. 4c – Tiro facile nell’insieme, ma con un muretto piuttosto verticale che va superato con passo atletico dopo circa metà tiro. Mi dicono dalla regia (Erica) che la spittata è molto alta e che non si raggiunge da terra. Lei ha quindi evitato il passo aggirandolo a destra, integrando con un friend e proseguendo poi fino alla base della placca del settimo tiro, dove si trova l’ennesima comoda sosta. Io ho seguito la sua strada quindi non sono in grado di valutare la difficoltà della risalita dritta.
  7. 5a – Questo è il tiro più bello della via. Almeno a mio parere. Ed è anche il più estetico, perché risale una splendida placca quasi verticale su roccia solida e con arrampicata continua e piacevole. La chiodatura qui è abbondante se paragonata al resto della via. Ma comunque piuttosto “montagnosa”, con distanze sui 4-5 metri tra un chiodo e l’altro. C’è un passettino un po’ più difficile del resto poco prima della sosta, ma solo esteticamente. In realtà le prese ci sono e anche gli appoggi. Fa solo più scena a vederlo. Qualcuno ha messo un chiodo sulla sinistra, ma credo che alla fine sia più semplice e normale salire per la via a spit. C’è tutto. Tiro top. Magari fosse stata tutta così!
  8. 5b – Ci si avvicina alla vetta. Superato un camminamento su erba e roccette, si risale “stortamente” un muro con successivo attraversamento un po’ delicato a destra. Poi per placca, sempre un po’ delicata, fino a delle roccette più agevoli che portano ad una sosta intermedia con due spit da collegare. Si potrebbe proseguire, ma le corde fanno un giro del cavolo e quindi è decisamente meglio fare sosta qui, anche se non si sta comodissimi.
  9. 4c – Si esce leggermente a sinistra e si risale un muretto verticale ben protetto. Poi per roccette fino alla sosta. Tiro senza patemi.
  10. 4c – Questo tiro ci ha incasinati per un errore di lettura verso la fine. Erica è salita tranquilla seguendo la via logica fino sotto ad un muro. Poi ha provato a salire a sinistra dove c’è una facile placca appoggiata e poi una rimonta verticale sulla destra con un passaggio un po’ storto che non si è fidata a percorrere. Sono salito anche io fino a lì e mi sembrava abbastanza logico procedere per quel muretto, almeno per dare il 4c al tiro. In realtà è possibile salire con strada ben più facile attraversando a destra su erba alla base del muro.
    C’è poi una sosta su due chiodi da collegare proprio sulla verticale della parete dritta/strapiombante che noi non avevamo visto. Così abbiamo dovuto sostare su spuntone nel terrazzino sovrastante prima di affrontare l’ultimo breve tiro.
  11. 5c – Tiro breve ma con un paio di rimontine strapiombanti. Ci sono due chiodi in posizioni comunque raggiungibili senza impazzire troppo. Pochi appoggi per i piedi in rimonta, quindi bisogna trazionare per arrivare a dei buoni appigli per le mani. Comunque ci si arrangia senza impazzire troppo. E in brevissimo si arriva alla sosta finale a bordo della cresta. Difficoltà non obbligatoria. Con un 5a da lì si esce in qualche modo 😉
    Nota per i brocchi, by Erica: visto che la via ormai era finita e che, soprattutto, non c’era modo di aggirarlo, questo strapiombino l’ho portato a casa, spalmandomi senza dignità sulla roccia. Il che però significa che si può fare!

 

Discesa

Per la discesa risulta comodo imboccare il sentiero che si vede giungemdo fino in vetta al Bec Raty (5 min dall’arrivo della via) e proseguendo poi in cresta verso sinistra, scendendo una minima e seguendo gli ometti in direzione del versante opposto. Si costeggia poi il lago di Raty e il sentiero prosegue a tornanti stando a bordo del fiume lungo il pendio, riportandoci infine alla strada sterrata che avevamo seguito all’andata e sulla quale avevamo adocchiato inizialmente il bivio verso il lago.
La salita della via, vale da sola questo splendido angolo di paradiso, fiorito di centinaia di specie diverse, dove avvistiamo anche un camoscio e una marmotta gigante (e solo un paio di escursionisti).

 

Giudizio

Via gradevole in ambiente alpino, con qualche passaggio anche di adrenalina. Non da promuovere a pieni voti a causa dell’arrampicata un po’ discontinua in alcuni punti.
Fosse tutta come il 7° tiro, sarebbe una viona da urlo. Così invece mi sento di darle solo un 6 e 1/2 a livello di arrampicata. Considerando però l’ambiente circostante, direi che andiamo ben oltre la sufficienza.
Quindi insomma…….se vi piacciono le vie di montagna, questa vale sicuramente un giro!

 

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