PASSO DELLA PRESOLANA (BG) 1.297 m s.l.m. – PRESOLANA CENTRALE 2.517 m s.l.m. – Arrampicata tradizionale – Difficoltà max V (via originale) o VI+ (con varianti) – Sviluppo 150 m circa – Esposizione SUD
Questa gita è stata fortemente voluta da Erica perché in tanti anni non era mai stata in Presolana ed era assolutamente curiosa di conoscere la Regina delle Orobie in prima persona.
Gabriele era già stato in passato facendo uno dei giri esplorativi più remunerativi che si possano fare su questa montagna, ovvero la traversata delle creste, dalla Presolana Occidentale al Visolo, ma non ci aveva mai scalato. Per cui, eravamo entrambi curiosi di far visita alla Regina.
Alla fine, a dir la verità, siamo rimasti un po’ delusi😅: non certo dall’ambiente, assolutamente magnifico, né tantomeno dalla qualità della roccia, anch’essa di livello ottimo; quello che non ci è piaciuto è stata proprio la via di arrampicata, che non abbiamo trovato gran che interessante né con passaggi particolarmente belli da scalare.
C’è da dire che non abbiamo seguito il percorso originale, cercando invece di percorrere (con poco successo a dirla tutta) le varianti del secondo e del quarto tiro, chiodate a nostro avviso in un modo poco razionale ed uniforme.
Inoltre la giornata con caldo torrido e il traffico incontrato alle soste, hanno reso l’esperienza nell’insieme, meno piacevole di quanto avrebbe potuto essere.
Per maggiori dettagli sulla via vi rimandiamo al giudizio a fine articolo!
Avvicinamento
Raggiungere il Passo della Presolana e parcheggiare poco prima dell’Hotel Spampatti (venendo da Bergamo), accanto al quale (via Cassinelli) partono i sentieri.
E’ possibile salire per sentiero (più diretto) o anche seguendo una sterrata che con qualche tornante in più porta fino alla Baita Cassinelli (via del latte).
Appena dopo la baita, partono 3 sentieri: quello più diretto è il sentiero centrale, numero 315, che costeggia la montagna passando accanto ad un laghetto artificiale e salendo poi per ghiaioni con direzione Bivacco Città di Clusone.
Volendo si può prendere anche il sentiero di sinistra, più lungo, seguendo sempre le indicazioni per il bivacco, però in questo caso è necessario raggiungerlo e da quest’ultimo tagliare in costa fino a ricollegarsi col sentiero 315.
In entrambi i casi, giunti sotto l’evidente spigolo della Presolana Centrale, individuare una traccia sul ghiaione che sale verso il triangolo roccioso basale, dal quale partono tutte le vie.
Lo Spigolo Longo parte invece a sinistra del “naso”, in una specie di conca che talvolta conserva un piccolo nevaio, una cinquantina di metri più in alto rispetto alle vie che salgono centralmente lungo lo spigolo.
Descrizione dei tiri
- L1 – III (50m, 4-5 chiodi) – Dall’attacco, seguire la linea più debole tra le molte possibili, individuando un chiodo dopo circa 6-7 metri all’interno di una specie di diedro.
Continuare a seguirlo (altri chiodi), puntando in direzione del colletto di spigolo evidente a monte.
Di fronte ad un muro più verticale, spostarsi 3 metri a destra fino ad una sosta intermedia (2ch con cordone) e risalire un ultimo facile diedro fino al colletto dove si sosta sulla catena più nuova a spit. - L2 – variante + originale IV+ (30m, 4 chiodi) – Aggirare un masso a destra della sosta oltre al quale si individua il vecchio anello e il primo chiodo.
Salire in placca fino ad un secondo chiodo, poi da qui non si vedono più protezioni.
Noi siamo saliti in verticale fino ad un evidente buco, poi siamo usciti a sinistra con passo delicato e sprotetto aggirando lo spigolo fino ad un altro anello.
Quindi nel diedro un po’ vegetato (1 ch) fino alla sosta.
La variante in teoria dovrebbe invece salire dritta sulla placca ma appunto, non si vedono chiodi e non sembra proteggibile a friend. - L3 – IV+/V (35m, 5-6 chiodi) – Per due metri sopra alla sosta, poi piegare a sinistra fino all’evidente diedro. Qui possibile proteggere con un friend in fessura e su uno speroncino con cordone poco più sopra.
Proseguire nel bel diedro fino ad individuare un chiodo sulla placca di destra.
Salire ancora in diedro fino ad un vecchio cordone (valutare se sostituirlo con uno proprio) allungando molto la protezione perché da qui si traversa in orizzontale verso destra.
Si incontra uno spit, quindi passo aggettante e faticoso (ch. + cordone) per salire su una micro-cengia.
Continuare a traversare a destra con passo di equilibrio delicato (ch. basso, scomodo), poi speroncino dove si può mettere un cordino.
Ancora a destra per altri 5 metri fino alla sosta alla base di una parete verticale.
Attenzione che la sosta è in comune con la via Spigolando, infatti noi qui abbiamo trovato 4 persone e s’è creata una situazione scomoda che ci ha fatto propendere per la variante. - L4 – variante VI+ (?m, 5 chiodi fin dove siamo saliti) – Salire la stupenda placca a buchi di movimento, leggermente aggettante ma con piedi sempre buoni.
Dopo circa 10 metri, giunti ad un cordino legato a chiodo + clessidra, non siamo stati in grado di individuare dove proseguiva la via (nessun chiodo visibile) e siamo scesi in sosta, per poi calarci a causa del traffico.
Per la via originale, da questa sosta calarsi sulla destra per circa 5 metri fino ad un’altra sosta con anello.
- L4 – originale IV+ (50m, diversi chiodi) – Salire in verticale fino ad una pancia seguendo poi una fessura su rocce aggettanti ma molto ammanigliate fino a raggiungere un ampio terrazzo.
Andando a sinistra, si individua la sosta per le calate mentre a destra si trova una clessidra dove si può sostare volendo proseguire per la cima.
Discesa
A meno che non si abbia la necessità di tornare al punto di attacco, conviene seguire le soste sulla verticale che con 2-3 calate da 50-60 metri riportano alla base dello spigolo, ma una cinquantina di metri più in basso rispetto all’attacco del Longo.
Poi per traccia ridiscendere il ghiaione fino al sentiero sottostante, quindi a sinistra per tornare alla Cassinelli e al parcheggio.
Giudizio
Come scritto nell’introduzione, questa via non ci ha convinti del tutto: pur salendo con buona esposizione ed estetica lungo una stupenda parete, non ci ha regalato un’arrampicata particolarmente divertente, forse anche per il fatto che cercando le varianti, ci siamo trovati nella condizione di non sapere bene dove andare, non riuscendo così a completarle nella loro interezza.
Lungo le varianti infatti, si fatica ad individuare la linea corretta perché ad un certo punto “spariscono” i chiodi ed è difficile integrare, cosa che non rassicura molto a meno che si padroneggi un grado decisamente superiore rispetto a quello nominale richiesto.
Il caldo asfissiante e le numerose linee che si incrociano sulla stessa parete hanno fatto il resto, rendendo l’arrampicata poco fluida e a tratti pesante.
La via è protetta piuttosto bene alla fine, però in certi tratti non c’è nulla per svariati metri (ad esempio sul diedro di L3, che però fortunatamente è integrabile e non lascia dubbi su dove salire).
I friend sono spesso poco utilizzabili su questo tipo di roccia.
Probabilmente è più facile riuscire a piazzare qualche tricam nei buchi se si vogliono provare le varianti in placca.
Come periodo, consiglieremmo decisamente l’autunno per godere al meglio di questo luogo: d’estate l’esposizione sud è abbastanza mortale, soprattutto in avvicinamento e in discesa.
Lungo la via si è in quota e si soffre molto meno il caldo rispetto ai sentieri….ma purtroppo in qualche modo bisogna pur arrivarci!😅
Da quello che abbiamo visto, se si ha un buon 7a, su queste pareti c’è veramente da divertirsi moltissimo e ci sono svariate vie sportive che certamente meritano di essere percorse, su roccia magnifica (in particolare, ci ha impressionato la via Panico Salamico che dev’essere stupenda!).
La teniamo lì, per il giorno del mai in cui diventeremo dei climber decenti!! 😂
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