Anello del Pizzo del Becco – Vallone di Sardegnana e lago Colombo

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Carona (BG) 1.110 m slm – Passo di Sardegnana 2.328 m slm – Rifugio Laghi Gemelli 1.968 m slm – Carona (BG) – disliv. compl. 1.400 m circa, sviluppo 18 Km circa – EE

Eccoci di nuovo sulle belle Orobie, dove il ravanage è di casa… e noi abbiamo ravanato parecchio, complici relazioni trovate sul web non proprio chiarissime: volevamo fare una vietta trad (la Calegari-Rho, poco ripetuta ma facile) su una montagna che sapevamo essere molto bella perchè già sperimentata attraverso la Via Orobica al Pizzo del Becco (ben più difficile). Ebbene, se ci volete provare – sicuramente merita – noi vi daremo le indicazioni di dove si trova l’attacco, dal canto nostro abbiamo dovuto rinunciare perchè fuori tempo massimo, ripiegando su un interessante giro ad anello per niente battuto. Detto questo l’avvicinamento è abbastanza impegnativo, chissà se ci verrà voglia di ritentare!

Il giro che abbiamo fatto comunque merita l’escursione che, come si diceva sopra, è anche piuttosto allenante fisicamente (considerate che noi abbiamo portato a spasso 2 mezze da 60 m e tutta l’attrezzatura alpinistica); mentre ai Laghi Gemelli c’era la ressa, dopo il primo tratto di salita non abbiamo incontrato un’anima: solo giovani stambecchi, incuriositi dalle due “bestie malate” sulla pietraia 🙂

Percorso

L’auto si lascia a Carona, vivace paesino della Val Brembana: ci sono numerosi parcheggi – piccini – lungo il paese, tra cui alcuni prossimi alla Centrale Elettrica (alla fine del paese); se si oltrepassa il torrente/lago i parcheggi diventano a pagamento, benchè più vicini al sentiero… per cui valutate voi! A piedi o in macchina bisogna passare il Lago di Carona, il sentiero attacca presso il Bar Pineta, con evidenti segnavia che indicano il Rifugio Laghi Gemelli.

Questa parte di sentiero sale per ampi tornanti – o ripidi tagli… dipende da voi! – entro un bosco abbastanza monotono: quasi al passo si incontra un bivio per il Rifugio F.lli Calvi e il Lago di Sardegnana che si segue attraverso un lungo traverso in costa, ove si incontrano gallerie scavate nella roccia, fino ad arrivare al bacino artificiale.
Si traversa la diga ignorando, all’opposta sponda, le indicazioni per il Calvi, prendendo invece a destra e costeggiando il lago. Si cammina lungo i mono-binari e le gallerie che servivano il bacino sino ad arrivare all’estremità del lago, dove si immette un torrentello. Qui bisogna fare attenzione a reperire una traccia nell’erba, che risale lungo il torrente (sinistra idrografica) dapprima visibile poi in alcuni tratti appena intuibile: ad un certo punto la traccia, passando attraverso macchie di rododendri e mirtilli, si discosta dal torrente e sale su per tornanti sul fianco sinistro della montagna, approssimandosi ad una prima conca detritica con grossi massi, sotto ad una bastionata rocciosa.

La conca detritica dove abbiamo sbagliato, mancando l’attacco per la via Calegari – Rho che era il nostro obiettivo di giornata

Qui noi abbiamo avuto il dubbio… segui l’istinto Luke… e invece no, abbiamo seguito le relazioni ed abbiamo sbagliato!
Nella conca si vedono piuttosto chiaramente gli ometti che conducono verso sinistra (niente traccia, solo ometti), ma visto che le relazioni parlavano di andare a destra, siamo andati a di lì: errato. Abbiamo risalito lungamente un ampio canalone a destra (viso a monte) – una pietraia senza nulla – che aggirava la bastionata rocciosa fino a renderci conto che… forse era il versante sbagliato. Siamo stati ripagati da un branco di giovani stambecchi che probabilmente si sono molto divertiti a vederci incespicare sui ghiaioni mentre loro saltellavano, poi siamo tornati sui nostri passi, scornati.

Riguadagnata la conca abbiamo piegato a sinistra (viso a monte), seguendo i benedetti ometti, immettendoci in quel che crediamo sia il Vallone di Serdegnana: qui la traccia passa attraverso grossi massi e prati, in modo intuitivo: sulla destra, guadagnata la quota, abbiamo visto chiaramente palesarsi la bastionata nord del Pizzo del Becco, da cui attacca la via Calegari – Rho. Peccato che ormai fosse troppo tardi per intraprenderla, dunque… piano B!

Volendo chiudere almeno un giro ad anello abbiamo puntato al Passo di Sardegnana alla speraindio: il canalone non è breve come sembra, ma comunque l’ambiente è davvero bello e selvaggio. Sulla sinistra svettano i Corni di Sardegnana, altra meta ravanosa piuttosto interessante. Abbiamo trovato qualche nevaietto facilmente superabile, poi il passo, che si guadagna stando tendenzialmente sempre sulla sinistra (viso a monte) e seguendo qualche ometto e/o la via più facile tra le rocce.

Al passo ci sono un bel laghetto di montagna, i consueti eriforo… e due cristiani, i primi esseri umani incontrati dopo ore di cammino!

Gli eriforo (detti anche batuffoloni! :P) pochi metri dopo il passo di Sardegnana

Dal passo il sentiero diventa facilmente intercettabile, per ometti e traccia ben marcata si guadagna scendendo il Lago Colombo in ambiente molto bello e rilassante: da qui esiste una via più diretta che permette di bypassare il Rifugio Laghi Gemelli, ma non essendone certi noi siamo scesi e abbiamo attraversato la diga arrivando dopo poco al Rifugio, gremito di umanità alla quale non eravamo più abituati. Dai Laghi Gemelli si segue, subito dietro l’edificio, il sentiero 211 che conduce a Carona, passando accanto al Lago Marcio per poi ricongiungersi al percorso dell’andata. Di nuovo il bosco monotono con gli ampi tornanti, che in discesa abbiamo tagliato il più possibile.

Giudizio

La parte di sentiero che risale il Vallone di Sardegnana è davvero poco o nulla frequentata, regala un bellissimo paesaggio e tanta pace: per questa ragione, tuttavia, se non siete abituati all’isolamento e a gestire – vai a sapere – situazioni problematiche, non vi ci avventurate, perchè non c’è veramente nulla intorno.

Se invece state cercando la Via Calegari – Rho… ricordatevi alla prima conca con massi di seguire gli ometti verso SINISTRA (faccia a monte), per aggirare la bastionata rocciosa. Da lì in poi si capisce bene dove si deve andare, perchè il versante nord del Pizzo del Becco è evidente sopra le vostre teste (guardando a destra).

Ne vale sempre la pena, anche quando ci si sbaglia! Per gambe allenate comunque, tra anda e rianda sono più di 1.600 m di dislivello 😉

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