Pizzo dei Tre Signori in invernale, dalla Valle d’Inferno – Ornica: per buone gambe!

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Ornica (BG), parcheggio (1.000 m slm) – Agritursimo d’Alpe Ferdy (1.415 m slm) – Baita Ciarelli (1.610 m slm) – Bocchetta della Val d’Inferno (2.306 m slm) – Pizzo dei Tre Signori (2.554 m slm)

Anche solo la “normale”, quella che abbiamo fatto noi, in invernale è impegnativa: percorso non breve e con un dislivello notevole pari a circa 1.600 metri (che su neve, con i ramponi, non è proprio una passeggiata di salute).
Eravamo dell’idea, una volta raggiunta la Sfinge, di fare il Canale Nord Est, ma avevamo già le gambe molto affaticate e non ce la siamo sentita. Con il senno di poi abbiamo fatto bene: altri alpinisti ci hanno raccontato che la cresta – di cui poi vi diremo – non era in condizioni, così come il ramo destro del canale, con neve non più portante già dal sorgere del sole. Per affrontare il canale avremmo dovuto essere all’attacco come massimo alle 7.00 del mattino, ci siamo arrivati alle 10.00 circa (arriviamo da Milano, portate pazienza!!)

Curiosità: chi sono i Tre Signori? Qualche nota su una cima ricca di storia.

La cima dei Tre Signori, maestosa vetta delle Orobie posta tra la Val Biandino, la Val Gerola e la Val Varrone, anticamente era lo spartiacque tra tre regni: il Ducato di Milano, la Serenissima Repubblica Veneta e le Tre Leghe, Repubblica dei Grigioni, dominio svizzero.
Anche la Val d’Inferno, un tempo, non aveva questo nome inquietante: si chiamava Val Fornasicchio, probabilmente in virtù dei forni e delle fucine che si trovavano nella zona, dove si estraeva e si lavorava il ferro.
Immaginatevi quante leggende deve aver alimentato il bagliore rossastro dei fuochi che occhieggiano nel crepuscolo invernale… non sarà l’Inferno, ma il passo è breve!
La roccia tipica di questa zona è il verrucano lombardo, dal colore tipicamente rossastro.

Salita

Dal parcheggio di Ornica, l’ultimo disponibile salendo seguendo le indicazioni verso l’Agriturismo Ferdy, si prosegue a piedi: dopo pochi metri di strada asfaltata si può prendere un sentiero che salta qualche tornante, fino a che il sentiero stesso si stacca definitivamente dalla strada risalendo prima alla destra poi alla sinistra di un rivo. Si oltrepassano, ignorando le deviazioni, alcune belle baite sino a ricongiungersi, dopo un traverso nel bosco, alla mulattiera che conduce all’Agriturismo Ferdy. Posto incantevole, con alpeggi e un laghetto.

Da qui si continua a salire fino alla Baita Ciarelli, su sentiero sempre segnato, seguendo i segnavia verso la Bocchetta d’Inferno: alla baita abbiamo calzato i ramponi, proseguendo poi su neve in genere portante, sino alla Sfinge (dove abbiamo rinunciato al canale, le cui condizioni da qui sembravano ottime): per chi non lo sapesse la Sfinge è quella grande formazione rocciosa che si può osservare dalla Bocchetta, guardando indietro verso valle, sulla destra, che sembra il profilo …indovinate di cosa?! 😀
Superata la Bocchetta si cambia versante e c’è ancora strada da fare… qui tira un vento teso e freddino, si risalgono pendii fino a 45° (fattibili con i bastoncini, ma meglio una picca).

La cima è meravigliosa, con un 360° superlativo, che nel nostro caso permetteva di scorgere addirittura il Monviso.

Una nota a margine: comprensibile che quando scappa… scappa, ma farla sulla cima innevata non è mai bello. Come non è bello abbandonare bucce di frutta a caso: possono essere nocive per i selvatici, e suprattutto deturpano il paesaggio. Se vi siete portati nello zaino un mandarino potete anche portarvi a valle le relative bucce 🙂
Non costa nulla.

Discesa

Si scende per la via dell’andata, con cautela, soprattutto nella prima parte più pendente.

Giudizio

Bella escursione, faticosa, in un ambiente magnifico. Una volta giunti in cima abbiamo guardato la cresta che necessariamente bisogna percorrere salendo dal Canale Nord Est: bella, aerea, non sembra per nulla banale, quindi siamo contenti di non averla dovuta affrontare in condizioni di neve non buona. Per una volta siamo riusciti ad evitare una rogna!

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