Monte Ortighera, anello dalla Val Parina: into the wild

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Agriturismo Ferdy, Lenna (BG) 440 m s.l.m. – Monte Ortighera 1.631 m s.l.m. – disliv. complessivo 1.300 m, sviluppo 21 km circa –
trekking – Difficoltà EE

Chi l’avrebbe mai detto che nelle prealpi orobiche potesse nascondersi un gioiellino così?
Le Orobie sono bellissime, selvagge, e non si limitano ai noti giganti Coca, Redorta, Recastello, ecc: a voler approfondire c’è molto di più.
Noi abbiamo scoperto recentemente, quasi per caso, la Val Parina, complice la volontà di macinare chilometri e un po’ di dislivello lontani dalle folle. E’ un’Area Wilderness, che ricade entro i limiti del Parco Regionale delle Orobie Bergamasche: siamo partiti alla sua scoperta per poi abbandonarla e salire sull’Ortighera, facendo un anello estremamente appagante anche se piuttosto lungo.

Good to know:
– in questo percorso c’è il rischio di prendersi le zecche; a noi, nonostante l’attenzione perché ce lo aspettavamo, ne sono toccate due, piccine;

abbiamo letto che altre persone hanno incontrato dei cinghiali che, soprattutto se hanno i piccoli, possono rappresentare un pericolo;
– il torrente Parina pare vada in secca d’estate: il chè significa che fino alla fonte di Baita Casera non troverete acqua… attrezzatevi!;
– i nostri telefoni prendevano, ma vi troverete in un ambiente scarsamente frequentato: non rischiate se non siete pratici

Avvicinamento

Il nostro approccio è stato quello di parcheggiare all’Agriturismo Ferdy, lungo la Statale della Val Brembana SS 470, poco prima di Lenna: dopo una galleria e un rettileo si incontra l’evidente segnaletica in legno che ne individua il parcheggio.

Da qui si attraversa il ponte in ferro che supera il Brembo e ci si ritrova nell’area super pettinata dell’Agriturismo, che è anche albergo e maneggio, in prossimità della ciclabile della Val Brembana.

Percorso

Se seguono le indicazioni per la “Ponyvia“, ovvero si costeggia la sinistra idrografica del Brembo superando il recinto degli asinelli e dei pony addentrandosi nel bosco: qui il sentiero segue il letto del fiume per un po’, poi bisogna fare attenzione ad un bivio sulla sinistra dove la traccia risale. Proseguendo ci si troverebbe invece nel letto del Brembo, senza possibilità di andare oltre.

Il sentiero si riabbassa in seguito all’altezza del fiume, nel nostro caso siamo passati in una zona con depositi di sabbia e dune, per poi reinoltrarsi nel bosco e anche in questo caso risalire sulla sinistra – CAI 259, mentre andando dritto si finirebbe di nuovo nel Brembo.
Questa deviazione a sinistra conduce, salendo, all’ingresso della Val Parina: da qui per tutta la valle non potrete sbagliare perchè la traccia è la sola percorribile e sottolineata dai resti dei binari a servizio delle miniere che caratterizzavano la zona.

Un po’ di storia:
le traversine che affiorano dal terreno servirono per il trasporto di minerali e di legna lungo la valle, quando le riserve più “comode” si esaurirono. Nel sentiero ricavato a picconate -ovvero a mano- troverete gallerie, ponticelli e muri di sostegno, disegnati per mantenere costante la pendenza di discesa; ai fianchi vi imbatterete nei resti di quelle che furono probabilmente piccole cave o miniere. Stiamo parlando di un’attività estrattiva molto antica, che risale al periodo etrusco e romano pare, lungo la Via Mercatorum, le cui vicende potrete approfondire anche qui.

A parte l’aspetto storico il torrente Parina è un vero spettacolo! Ci sono molti punti in cui ci si può abbassare sino al suo letto, godendo dell’acqua cristallina, delle marmitte e delle gole che si formano tra le pareti rocciose: pare però che questo aspetto sia apprezzabile solo in primavera poichè il torrente in estate risulta secco, quindi… andateci nella stagione giusta!

Il torrente Parina e la sua acqua turchese e cristallina

Si superano una serie di ponticelli passando dall’uno all’altro versante idrografico, sino a che il sentiero inizia a prendere quota: potete a questo punto salutare il torrente. Poco dopo una croce commemorativa, quando il sentiero si incunea in una valletta sul suo versante destro idrografico, dovrete abbandonarlo per seguire una traccia che risale la valletta stessa. La traccia è bollata, si individua con facilità. Comincia a questo punto la vera salita, che aggira l’Ortighera in traverso ascendente, con tratti di cresta erbosa, andando ad intercettare quelli che saranno gli ometti della via: i piloni dell’alta tensione!

Uno dopo l’altro i tralicci segneranno la salita (se avete dubbi… seguite i piloni!): da questo punto in poi infatti in alcuni tratti i bolli si perdono, la progressione si fa più incerta e scomoda, un po’ ravanosa, tra erbastronza, praterie e bellissime faggete. Qui abbiamo intravisto una cerva (o forse un grosso capriolo), probabilmente disturbata dal fatto che procedevamo fuori traccia “accazzodicane”. Il sentiero che stiamo percorrendo era destinato alla manutenzione dei tralicci, all’oggi non è molto frequentato né molto tenuto.

Il Monte Ortighera e gli onnipresenti tralicci dell’alta tensione che deturpano un po’ il paesaggio

Dopo un po’ si arriva in vista del passo Ortighera, ma per raggiungerlo bisognerà prima traversare a destra e poi a sinistra (qui il sentiero è evidente) fino a raggiungere la Baita Casera, nei pressi della quale è presente per nostra fortuna una fonte/abbeveratoio presso la quale faremo una stra-meritata pausa.
Quest’alpe è veramente bellissima, circondata da faggi secolari che ne custodiscono il perimetro.

Si prosegue ancora in cresta, raggiungendo il Roccolo Jonny e successivamente la Baita del Ghiro (e anche l’immancabile pilone!): per favore se qualcuno sa cosa sono le strutture in legno che si trovano qui ci illumini!

Dal passo in avanti il sentiero è comunque bollato, e sale per traverso e cresta sino alla cima dell’Ortighera, passando per la Baita Moss: in cima troverete una piccola e discreta croce, oltre che un bel panorama a 360°.

Discesa

Sino al passo Ortighera per la via di salita.
Da qui, in corrispondenza del traliccio, prendere la traccia che scende a sinistra: tornanti infiniti e pendenti (qui impossibile smarrirsi) vi faranno via via perdere quota, tenendo ad ogni bivio sempre la sinistra.

Arrivati – finalmente! – in valle il sentiero prosegue a sinistra, seguendo in piano un torrente parallelo al Brembo, fino a raggiungere una chiesetta che si erge sull’altra sponda, collegata da un ponte a raso. Purtroppo a questo punto vi aspetta un non piacevole percorso all’interno della zona industriale di Lenna, che è inevitabile.

Superata una rotonda e un tratto di statale potrete scavalcare nuovamente il fiume per immettervi in una cicalabile più bucolica, che vi porterà direttamente all’agriturismo Ferdy.
Qui ci sarà la possibilità di farsi una birretta… ma non vi aspettate di potervi svaccare: come abbiamo detto all’inizio il posto è molto pettinato, anche nella frequentazione 😉

Giudizio

Giro molto bello, 2 pecche: gli onnipresenti tralicci, che rovinano un po’ l’atmosfera, e l’impossibilità di compiere un anello nella natura, visto che gli ultimi 4 km percorrono strade urbane.

Però per il resto è davvero un’immersione nella natura selvaggia: la Val parina è stata una scoperta tra le più belle quest’anno. Non lo consigliamo a tutti: bisogna avere buona gamba e buon senso dell’orientamento, e anche saper camminare su terreni non sempre facili… a lungo!

Ci abbiamo messo 6 ore e 30” senza considerare le pause, che comunque ci stanno: impossibile non voler avvicinarsi alle acque cristalline del torrente, non voler sostare alla Baita Casera, non godersi il panorama in cima all’Ortighera, dove 90 su 100 sarete in perfetta solitudine.

Sconsigliato – secondo noi – d’estate: a bassa quota abbiamo sofferto il caldo già a maggio, ci sono molti punti che non sono protetti dal bosco, dove si boccheggia. Invece, dev’essere spettacolare in autunno.

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