Via Dante Dassatti: via storica recuperata al Pezol, Arco

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BOLOGNANO – VIGNOLE (TN), LOC. GAZZI 465 m s.l.m. – CIMA DEL PEZOL 700 m s.l.m. circa – Arrampicata Classica – Difficoltà VI+ (V+ obbl.) – Sviluppo 160 m – Esposizione Sud-Ovest

Rieccoci per la terza volta sulle pereti del Pezol, spulciando tra i percorsi su gradi per noi fattibili questa volta la scelta è ricaduta sulla via Dassatti: che dire, almeno due tiri con passaggi un po’ cattivelli e di soddisfazione, ma roccia a tratti un po’ ballerina, rispetto a Cercando la Trincea e alla più facile Claudia 22.

Tutto sommato non ci è dispiaciuta: nonostante la presenza di cordoni in clessidra e qualche spit è consigliabile integrare con nut e/o friend, quindi può anche essere considerata una bella scuola per prendere dimestichezza con le protezioni veloci.

Nonostante la giornata invernale abbiamo goduto di una temperatura perfetta per scalare, niente vento e panorama super come al solito.

Avvicinamento

Dal parcheggio vicino al tornante, superare la sbarra ed imboccare la strada sterrata che si inoltra verso il bosco ignorando il primo bivio che si incontra subito a sinistra.

Proseguendo per la strada, dopo 5 minuti circa troverete un secondo bivio con ometto, bollo rosso e piccolo bollo blu (riferimento costante) che va imboccato verso sinistra scendendo nel breve accanto ad un capanno di caccia per poi risalire dalla parte opposta fino ad un passaggio vicino a delle rocce che conduce poi a delle pareti verticali e strapiombanti che noterete qualche metro alla vostra destra (Ir Superiore).

Ancora dritti fino ad incontrare un bivio sulla destra con un sentiero in salita che sarà poi la strada di discesa al ritorno.
Dovrete seguire il sentiero segnato dal bollino blu e quello rosso più grande che rimane basso e continua a mezzacosta fino ad una piccola radura, ignorando altre deviazioni.

Dopo la radura, si segue il bivio a destra prestando attenzione ai bollini azzurri, quindi dopo pochi metri si prende la traccia che si stacca a sinistra rispetto al sentiero principale indicato da cartelli e bolli rossi.

Si procede su questa traccia per circa 5 minuti risalendo anche un piccolo passo su pietre fino ad avvistare tra la vegetazione la parete del Pezol.
Giunti ad un ghiaione, seguirne il percorso in salita sulla destra che conduce alle pareti.

La prima via che si incontra è la Claudia 22, poi, proseguendo a sinistra, si incontrano Cercando la Trincea e la Via Dassatti (scritta azzurra alla base), ancora oltre Sulle Pance del Pezol. Andando a destra invece si trovano le vie Castagnarte, Clessidra e Ciao Rita.

Descrizione dei tiri

  1. L1 – V, IV (25m) – Salire un facile avancorpo, poi per rocce verticali e molto delicate (perché un po’ rotte), in leggera diagonale destra seguendo i cordini nelle clessidre. Infine facile placca fino alla comoda sosta.
  2. L2 – VI, IV (25m) – A destra della sosta, si sale per placca ammanigliata fino ad uno spit dove si affronta un passaggio tecnico su roccia molto liscia per raggiungere delle fessure alte. Eventualmente spostandosi verso lo spigolo di sinistra si riesce a semplificare il passo usando delle buone lame e rientrando all’altezza del cordone successivo.
    Poi per placca più facile in verticale fino alla sosta.
  3. L3 – IV / V+ / IV+ (25m) – Ancora a destra della sosta, si risale la placca fino sotto un tratto leggermente aggettante (chiodo subito sopra) che si risolve con passo verso sinistra su buone prese. Proseguire poi in verticale su terreno più facile ma non protetto (ci sono diverse fessure per proteggersi a friend) uscendo infine su piccolo terrazzo dove si sosta.
  4. L4 – IV- / V / IV+ (22m) – Salire una paretina a blocchi a destra della sosta che conduce verso una bella placca verticale a tasche su ottima roccia e successivamente in un diedro terroso dove bisogna prestare un po’ di attenzione a cosa si prende.
    Al termine del diedro si può sostare un po’ scomodamente su spit più cordino sotto una grande fessura. Noi lo consigliamo comunque per vedere e sentire meglio il primo sul tratto successivo che è poco protetto.
  5. L5 – VI, V (15m) – Salire lungo l’evidente fessura (1 cordino all’inizio e 1 alla fine) oppure se non amate lo strapiombo come noi, spostarsi 2-3 metri a destra su terra + radice e salire grazie ad una fessura più stretta, rientrare ad una nicchia sulla placca e da lì riprendere la fessura principale. Superare un altro risaltino ben ammanigliato sulla sinistra, quindi per placca in diagonale destra raggiungendo dei cordoni su clessidra sotto un evidente strapiombo.
  6. L6 – VI+, V, IV+ (25m) – Alzarsi prima in verticale per 1,5m prendendo delle clessidre, quindi spostarsi a destra (c’è un’ottima presa per 3 dita un po’ nascosta nella nicchia sotto lo strapiombo), guadagnare dei piedi a destra e alzarsi fino allo spit. Poi sfruttando delle rocce per i piedi a sinistra con altro passo leggermente aggettante fino ad una bella fessura che si risale più facilmente in verticale raggiungendo la sosta.
  7. L7 – IV+, IV (30m) – Spostarsi 3 metri a sinistra e salire un muretto più verticale, poi per facile placca e leggero diedro salire in diagonale destra fino alla sosta alla base del bosco.

Discesa

Dalla sosta salire qualche metro (occhio ai detriti e ai sassi che se smossi rischiano di volare di sotto!) e prendere la traccia di sentiero nel bosco che porta al pilone di vetta del Pezol ed all’antistante spiazzo con panche di legno e bel panorama sulla valle.
Aggirare il pilone dell’alta tensione e prendere il sentiero che scende verso est, dopo si incontra un tratto attrezzato con catene e scala di legno. Seguire prendendo la sinistra ad eventuali bivi e attraversando un bosco con giganteschi “morti in piedi” (no, tranquilli, niente zombie! 😀 solo castagni secolari più di là che di qua): si raggiunge il sentiero dell’andata in corrispondenza delle pareti dell’Ir Superiore.

Giudizio

Via con qualche bel passaggio di soddisfazione ma forse non alla stessa altezza delle vie limitrofe per qualità generale della roccia; ci sono più punti dove bisogna prestare attenzione (soprattutto primo e quarto tiro), alternati ad altri dove invece si scala bene senza patemi.

Come detto, si tratta di una via del 1979 recuperata e ripulita e sicuramente la nuova uscita di Heinz Grill la rende più appetibile come ripetizione al giorno d’oggi.

Pur essendo trad, le possibilità di integrazione non mancano quasi mai (R1) e in generale troverete sempre cordini praticamente in tutte le clessidre esistenti (da verificare e sostituire, nel caso) e – a memoria – 3 spit nei punti chiave, dove non è possibile proteggersi autonomamente.

Le soste sono tutte da collegare e se voleste calarvi da questa via non troverete catene, per cui sarebbe necessario farlo su singolo spit con anello o eventualmente lasciando una maglia rapida sulla seconda protezione (è buona cosa saperlo).

Le difficoltà comunque non sono mai eccessive e nei punti più difficili c’è praticamente sempre il modo di azzerare parzialmente il passaggio o di renderlo più semplice aggirando di poco il chiave a destra o a sinistra.

Motivo per il quale ci può stare che sia data V+ obbligatorio, anche se onestamente consiglieremmo un buon VI obbligato per godersela e non rischiare nulla (noi la graderemmo così, ci sembra più onesto).

Il calcare (pezzi rotti a parte) è sempre di buona qualità e non consumato (2025), fatta forse eccezione per il passo di placca di VI del secondo tiro dove la roccia sembra proprio cambiare ruvidità e noi non ci siamo trovati a nostro agio.

Può essere una buona alternativa alle classiche vie della Trincea o Claudia 22 quando c’è sovraffollamento (oggi per dire, su questa via eravamo gli unici).
Va detto però che rispetto alle vie citate è forse leggermente più impegnativa nell’insieme.

Scalabile in inverno e nelle mezze stagioni ma magari da evitare dopo piogge insistenti.
Esposta a sud, clima sempre gradevole, ma magari alcuni passaggi rischiano di essere bagnati dopo le piogge.

Per il futuro stiamo adocchiando le vie sportive più difficili nell’intorno. Ma per ora va bene così….siamo qua solo per divertirci!! 😛

Disclaimer

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