Ritorno in Valgrande… con troppa neve! Pian Vadà lungo la Linea Cadorna

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LOCALITA’ ALPE COLLE (VB) (1.238 m) – PIAN D’ARLA (1.290 m) – BIVACCHI DI PIAN VADA’ (1.711 m) – escursionistica

La Valgrande è uno dei nostri luoghi del cuore, ma andarci d’inverno è pressochè impossibile: per questo avevamo aspettato fino ad ora, non tenedo conto però dell’eccezionalità (per fortuna!) della stagione vista la quantità di neve caduta nei mesi scorsi, anche a bassa quota. L’idea sarebbe stata quella di raggiungere la cima del Monte Zeda, ma lo spesso e soffice manto nevoso ci consentirà di arrivare solo al Bivacco di Pian di Vadà, circondati dal bianco non solo della neve ma anche delle nuvole basse in cui ci aggireremo per la maggior parte del tempo.

Peccato, perchè il panorama dev’essere eccezionale e noi ne abbiamo goduto assai poco: in compenso alcune foto “allwhite” (come sempre le fotografie le trovate qui sotto) sono incredibili, e vi garantiamo solo appena appena bilanciate: #nofilter, come si suol dire!

La strada sale asfaltata fino alla località Colle, che si incontra dopo aver superato l’Istituto Auxologico di Piancavallo.

Anche raggiungendo lo Zeda, in condizioni normali, questa escursione è poco più di una passeggiata, senza difficoltà alpinistiche e interessante anche dal punto di vista storico, dato che parte del percorso si svolge sopra la strada militare della Linea Cadorna, gippabilissima (non per noi, a causa della neve) ma probabilmente con accesso bloccato alle auto da un certo punto in poi (sbarre).

Noi l’auto l’abbandoneremo nello spiazzo di Pian D’Arla, dove seguendo l’orografia della montagna, la strada militare si volge a settentrione con conseguenti accumuli di neve fino a 50 cm. Da qui in avanti abbiamo proseguito a piedi sino al Passo Folungo, evitando le scorciatoie e proseguendo sempre lungo la Linea Cadorna. Vi si trovano i resti di fortificazioni della linea difensiva costruita agli inizi del ‘900 a protezione della Pianura Padana da possibili attacchi d’oltralpe: siamo infatti a due passi dalla Svizzera, lungo quella che venne chiamata Frontiera Nord.

Al Passo Folungo salutiamo tre giovani camosci e ci incamminiamo, questa volta tagliando su sentiero e facilissime roccette, verso l’ultima parte di gippabile, ormai del tutto sepolta dalla neve, che porta ai bivacchi del Pian di Vadà, vagamente distinguibili con le loro sagome nette e affilate all’orizzonte. Negli ultimi centinaia di metri sprofonderemo fino alla vita negli accumuli: di neve -molle- ce n’è ancora un metro buono e a vedere la cresta che ci aspetta per raggiungere il Monte Zeda la situazione ahinoi non migliorerà. Ci vorrebbero le ciaspole, ma ovviamente noi, fiduciosi, non le abbiamo portate!

Non ci resta che apprezzare il meraviglioso lavoro architettonico fatto per il Bivacco grande (chiuso, le chiavi vanno richieste all’Ente Parco con anticipo… va beh) e per il Bivacco piccolo (questo invece veramente essenziale, ma almeno sempre aperto, 3 posti), per tornarcene poi a valle, con un filo di sole tra le nuvole e la neve sempre più molle.

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