Monte Mucrone – Via Aspettando Nessi – Più dry che misto ;)

OROPA (BI) – Parcheggio degli impianti 1.190 m s.l.m. – anticima del Monte Mucrone 2.150 m s.l.m. – Via Aspettando Nessi – alpinismo invernale, misto – difficoltà M5 / V+ max, sviluppo Via 180 m – Esposizione Nord – Dislivello complessivo 1.100 m circa, sviluppo 10,8 Km circa

Era da un po’ che mancavamo da Oropa: da quando, in epoca Covid, avevano chiuso gli impianti di risalita che da allora non hanno mai riaperto. E pensare che questa funivia era l’erede della prima funivia costruita in Italia, risalente agli anni venti!

Ce lo ricordavamo come un posto molto frequentato, nel bene e nel male: inutile dire che l’assenza di impianti fa selezione e stavolta ce lo siamo goduto nella pace e nel silenzio, in un’atmosfera che restituisce a questo luogo la sua magia. Di contro, pur non essendo nulla di estremo, l’avvicinamento necessario rende più impegnativa qualsiasi cosa si voglia fare quassù.

Anche le webcam non sono più disponibili, dunque non sapevamo bene cosa aspettarci visto che l’idea era fare delle vie di misto…..che poi si sono trasformate in vie di dry-tooling considerando che di neve ce n’era proprio poca!

Partiti in quattro ci siamo divisi in due cordate, portando a casa la Via “Aspettando Nessi” e la “Topovia”, che corrono vicine sul versante Nord del Monte Mucrone, riuscendo anche a fare due chiacchiere a distanza durante l’arrampicata 😀

Gente pochissima, giornata eccezionalmente calda (o forse a giudicare dalle temperature che anche questo inverno ci propone… normalmente calda!) senza un alito di vento.
Vedere in fondo il Giudizio per altri dettagli.

Schema della via Aspettando Nessi. Probabilmente l'uscita è un pelo più a sinistra di dove l'abbiamo disegnata
Schema dell’avvicinamento e della via Aspettando Nessi. Probabilmente l’uscita è un filo più a sinistra di dove l’abbiamo disegnata.

Avvicinamento

Dal parcheggio degli impianti, quello più a monte rispetto al Santuario di Oropa, si segue la carrozzabile sulla destra idrografica del torrente che, con ragionevole pendenza e qualche tornante, sale verso gli edifici dell’arrivo della funivia e il Rifugio Savoia, ben visibili già da valle.

La strada nel nostro caso era parecchio ghiacciata, soprattutto nella prima parte, più libera nel tratto che costeggia la Parete Piacenza e il Colle del Limbo, sul quale si sviluppa l’omonima ferrata.

Poco prima di arrivare al Rifugio, deviare sulla sinistra su un percorso più ripido, che porta vicino al Lago Mucrone, che comunque andrà raggiunto ed aggirato sul suo lato destro (guardando il Mucrone).

Via Aspettando Nessi

La via parte sulle placche superiori, raggiungibili attraverso un canalino con pendenze attorno ai 35° (l’unica cosa innevata che abbiamo trovato 😀 😀 😀 )

Subito dopo il canalino, leggermente a sinistra, si vede la prima targa metallica (Nessi), mentre risalendo a sinistra si incontrerà quella di Topovia.

  • 1° tiro – M2 o II, 15 m – Si risale in verticale il piccolo avancorpo con la targa e il primo spit ben visibile, dopo si cammina fino alla base del secondo tiro che si trova qualche metro a destra con sosta su spit da collegare, alla base di una fessura verticale
  • 2° tiro (tiro chiave) – M5 o V+, 20 m – ignorando la promettente fessura (probabilmente fattibile in trad, ma non abbiamo provato), si inizia a scalare in diagonale destra su placca compatta abbastanza verticale con piccole tacche e piccole fessure orizzontali; primi 3 – 4 spit impegnativi (ma fortunatamente ravvicinati), dopo più semplice ma con chiodatura più distante e passi obbligati. Si esce quindi fino alla sosta costruita tra due rocce.
    Il tiro è eventualmente aggirabile tramite il canale alla sua destra.
  • trasferimento / roccette, 65 m circa
    Dalla sosta si traversa in leggera destra e poi si sale su roccette e erba – nel nostro caso – (o neve in situazioni “normali”) su terreno semplice e discontinuo, seguendo qualche rado spit. In caso di neve potrebbe trattarsi di 30° di pendenza. Noi siamo saliti in conserva protetta.
    Dopo circa 50-60 m si attraversa un canalino verso sinistra (rododendri e rocce se scoperto), portandosi alla base di uno spigolo con singolo spit dove noi abbiamo fatto sosta.
  • 3° tiro – M4 o IV+, 20 m – salire sullo spigolo e seguire gli spit traversando a sinistra (ignorare la sosta ancora più a sinistra che è di “Topovia”), passo in strapiombo e poi con movimento non semplice si rientra a destra (spit non immediatamente visibile), portandosi infine sulla sommità delle rocce, dove si trova una sosta da collegare.
  • 4° tiro – M4 o IV+, 32 m – dalla sosta si sale in verticale su facili muretti, poi leggermente a destra lungo un diedro appoggiato di cui si sfrutta prevalentemente la placca ascendente con eventuali bei passi in diedro.
    La sosta si trova oltre la placca sulla sinistra, alla sommità delle rocce.
    Lunghezza bellissima e godibilissima!
  • 5° tiro – M3 o III, 25m – Salire in verticale e in leggera sinistra per roccette e erba (nel nostro caso) puntando agli ultimi risalti rocciosi che si rimontano facilmente fino a giungere alla sosta.

    Da qui si sale su terreno più semplice seguendo la cresta e tracce di sentiero (un tratto attrezzato con corde fisse) fino a raggiungere l’anticima del Mucrone e i resti dell’impianto abbandonato. Volendo in breve si può raggiungere anche la cima vera e propria del Monte Mucrone dalla quale la vista è bellissima e merita assolutamente lo sforzo.
Picche e ramponi vendesi! L’inverno non c’è più! 😛

Discesa

Dal rudere, fatti pochi metri in discesa sull’evidente sentiero sul lato opposto rispetto alla linea di salita, si reperisce una traccia bollata che scende più ripidamente verso destra, fino a raggiungere la bocchetta del Lago.

Da qui in un canalino e poi per sentiero sulla sinistra che in breve riporta sulla piana del rifugio Savoia (che non va raggiunto) dove si traversa il torrente verso destra e si riprende la strada dell’andata.

Lungo la discesa è possibile scegliere di prendere la strada alternativa (evidente osservando dall’alto) che si sposta sul versante opposto della valle.
Ha senso se come noi voleste evitare di camminare su ghiaccio per la maggior parte del tempo.
Così facendo la discesa è più lunga ma ci ha permesso di non rimettere i ramponi.

Giudizio

Partiamo col dire che sul dry-tooling non siamo molto esperti, e questa via l’abbiamo fatta così, totalmente a secco: quindi i gradi sono indicativi, anche se rispecchiano quelli dati in altre relazioni riferibili a condizioni di vero e proprio misto.

Detto questo ci siamo divertiti perché è una cosa che non facciamo mai!
E l’esperienza è servita per riprendere confidenza con gli strumenti – ramponi e picozze – su un terreno diverso da quello usuale (e che richiede abilità non ancora del tutto assimilate 😉 ).

Resta la curiosità di provare queste vie con almeno un po’ di neve e ghiaccio, come dovrebbe essere insomma, come presumibilmente sarebbe stato in altre annate, quando di neve ce n’era di più (ricordiamo la skialp del 2017, basta guardare queste e quelle foto!)

La via risulta molto ben protetta con spit ravvicinati nei punti più difficili (secondo tiro in particolare) e un po’ più lunghi dove le difficoltà diminuiscono.
Noi non abbiamo usato nessuna protezione mobile, ma la roccia si presta abbastanza bene all’uso di friend, dadi e cordini e quindi consigliamo di portarne un piccolo set per eventuali integrazioni (oltre al fatto che quasi tutte le soste vanno collegate con cordini).

Per quanto riguarda l’ambiente, come detto in premessa, adesso è davvero godibile e tranquillo: il lago ghiacciato che riposa nella conca, il cielo incoronato dalle catene montuose e a valle l’imponente cupola azzurra del Santuario di Oropa restituiscono uno scenario perfetto sia per avventure di questo tipo sia per semplici passeggiate.

Senza contare che l’assenza degli impianti ha un altro grande vantaggio: il fatto che non bisogna più fare le corse per prendere l’ultima funivia, malsana abitudine che ci ricordiamo dai tempi della Cresta dei Carisey 😀 .

Sappiate inoltre che a pochi metri dal lago del Mucrone è stata attrezzata anche una falesia specifica per il dry tooling e l’arrampicata in misto con diversi monotiri e un paio di vie brevi dove si può giocare e imparare senza rischiare molto.

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