Cresta Segantini invernale – Grignetta – per molti ma non per tutti!

PIAN DEI RESINELLI (LC), VIA CAIMI (1.414 m s.l.m.) – VETTA GRIGNA MERIDIONALE (2.177 m s.l.m.) – Percorso di cresta su neve e ghiaccio – Difficoltà alpinistica AD/AD+ – Grado massimo arrampicata IV- Dislivello 920mt circa – Sviluppo 6.5 km circa

La Segantini è una galoppata di cresta classica delle Grigne. Forse la più classica insieme alla Piancaformia sul Grignone.
In condizioni estive (qui trovate la nostra “prima volta”) non presenta grosse difficoltà a parte la lunghezza, in invernale però si cambia un po’ marcia e a seconda delle condizioni in cui la si trova può volerci anche molto tempo per superare certi passaggi.

Ovviamente tutto dipende dalla vostra conoscenza della via, dell’ambiente e dalla vostra capacità di muovervi in invernale su neve, ghiaccio e misto.
Noi siamo ormai “dei vecchietti” e di cose belle ne abbiamo fatte, ma devo dire che a sto giro la Segantini l’abbiamo sudata!

Ci sono volute 7 ore per uscire dalla cresta, soprattutto per la seconda parte che offriva un innevamento scarso ma sempre presente, con neve poco portante, rocce scoperte, ghiaccio spaccoso onnipresente e tanto misto, materia sulla quale siamo poco ferrati ahinoi 😉

Abbiamo rinunciato solo all’ultimo tiro, più per l’orario tardo e il freddo intenso che per altro (giornata con vento teso e persistente da nord e temperatura percepita attorno ai -10°!).

Anche sull’asciutto, è stato obbligatorio scalare con i guanti invernali, cosa non sempre banale.
Poi nella parte innevata abbiamo anche dovuto procedere a tiri a causa delle condizioni delicate.

Insomma, nella sua semplicità, è stata piuttosto dura!

tramonto in vetta

Siamo partiti dai Resinelli con le luci dell’alba e siamo arrivati in vetta al tramonto, in una bella giornata di gennaio.
E’ andata peggio ad un’altra cordata partita subito dopo di noi che si è attardata molto sulla via ed è riuscita ad arrivare in vetta solo alle 21:30, con un gelo pazzesco, il buio e tutte le condizioni sfavorevoli della situazione.

Ma per fortuna se la sono cavata anche loro, quindi tutti felici e bona così.
Ad ogni modo, non sottovalutatela, anche se l’avete già fatta in estiva!

Avvicinamento

A seconda della quantità di neve, si può scegliere se salire dalla direttissima (parcheggio a monte dei Resinelli al termine di via Caimi) oppure scendere fino al parcheggio del sentiero dei Morti, cosa che però comporta poi un ritorno ben più lungo su strada.

Valutate voi in base all’innevamento.
In genere la direttissima si fa anche con tanta neve vista la grande frequentazione quindi secondo noi è preferibile.

Dopo il canale Pagani e la parte ferrata, superato il bivio per il Campaniletto, Torre, Fungo, Lancia si incontra in breve il bivio del sentiero Giorgio dove si deve seguire verso monte, direzione colle Valsecchi, che si raggiunge entro una ventina di minuti.

Al colle per noi è scoppiato l’inferno… un vento gelido e possente da nord si è palesato in una giornata che era già fredda di suo e lì abbiamo subito capito che la via sarebbe stata dura! 😉

Ma ci abbiamo provato lo stesso.
Dal Valsecchi, seguire la cresta fino alla base di un evidente camino quasi verticale che rappresenta l’attacco della via.
Qui imbragarsi e tutt’e’ cose 😛

Descrizione della salita

Salire il camino che non presenta grandi difficoltà (II+) fino al suo termine dove si può sostare su un pulpito.

Affrontare poi uno dei passi chiave della via (III+/IV- … su sapone!) che si risolve più facilmente prendendo con le mani una spalla sulla sinistra che poi aiuta a salire in modo non faticoso fino al termine dello “strapiombino“, superato il quale si prosegue in verticale fino ad un fittone dal quale si può fare sosta.

Traversare quindi verso destra guadagnando poi la cresta e seguendo i bolli rossi un po’ sbiaditi (riferimento costante per tutta la via).

Ulteriore facile linea di arrampicata e poi si comincia con i su e giù, una serie di rimonte verticali (facili, sempre sul II/III) intervallate da discese, spesso più complesse delle risalite, che permettono di passare da un gendarme all’altro, superando delle piccole sellette.

Le discese spesso sono fattibili in calata utilizzando i singoli fittoni che si trovano a monte.
Tutto è affrontabile anche con una corda da 30 metri se la usate bene.
Fate attenzione al punto mediano della corda.

Tutta la prima parte della via si svolge prevalentemente sul versante meridionale dove è meno probabile trovare neve, quindi spesso l’arrampicata è più veloce e fluida (salvo il problema del freddo che nel nostro caso ci ha costretti a scalare sempre con i guanti spessi).

Dal momento in cui si esce sul versante nord il discorso invece cambia.
Qui a seconda delle condizioni può essere opportuno inforcare i ramponi se già non l’avete fatto.

Si traversa in diagonale (!!) con esposizione fino alla base di un breve e facile caminetto che riporta in cresta (II).

Poi se non ricordo male si affrontano in breve due calate da 10 metri (o una da 20) fino ad una selletta dove si passa sul lato opposto della montagna.

Nuova risalita con primo passo verticale (III) fino ad aggirare un evidente torrione sulla destra (sud). Poi bel caminetto che consente di riguadagnare la cresta.

Si torna quindi a nord e dopo un traverso si raggiunge un punto in cui una freccia verso l’alto indica la strada da seguire.

Noi staremo a destra della freccia e del diedro centrale per le condizioni difficili che abbiamo trovato ma ci ricongiungeremo poi alla via originale dopo circa 20 metri di salita ad cazzum al termine della quale troveremo un fittone sulla parete che indica l’inizio del traverso che conduce verso la lingua.

Consigliamo di stare a monte ed individuare entro una decina di metri un vecchio chiodo di colore rosso che consente una calata (7-8 metri) dalla cui base bisogna traversare verso sinistra (faccia a monte) con passi non facili (a meno di sfruttare la corda di calata) fino proprio alla base della lingua vera e propria.

A seconda delle condizioni nevose, la parte successiva può essere facile o difficile.
Con buon innevamento è un semplice canale poco inclinato che non presenta particolari difficoltà.

Nelle condizioni di scarso innevamento in cui l’abbiamo trovata noi ci è toccato affrontare buona parte della risalita in misto con neve poco portante e ghiaccio sottile sulle rocce: non è stata una passeggiata.

Si passa accanto ad una targa commemorativa (non abbiamo letto, pensiamo che lo sia) dove si trova uno spit nero, poi in verticale per 15mt fino ad un fittone su roccia affiorante e infine in sosta, poco a sinistra di un’evidente freccia rossa che indica a destra.

la targa commemorativa poco sopra la testa di Gabri

Quindi traverso a destra per circa 6-7 metri e poi a seconda dell’innevamento salire in verticale (con buona neve) o stare nel canale di destra (nel nostro caso) fino al suo termine, dove noi abbiamo scelto di uscire tramite un diedro sulla destra piuttosto che attraversare verso sinistra dove c’era un’evidente ma sottilissima cascata di ghiaccio che non ci offriva grandi garanzie.

Se arrivate direttamente alla sella nulla da dire, se invece uscite dal diedro a destra, bisogna poi aggirare un piccolo gendarme (noi abbiamo scelto il lato destro) fino ad uno spit alla base della parete successiva.

Qui abbiamo trovato il sole e quindi via i ramponi e nonostante il ghiaccio onnipresente siamo rimontati fino in cresta seguendo poi verso destra la linea dei torrioni che conducono fino alla calata finale (15mt) che porta nella cosiddetta “ghiacciaia”, ovvero una selletta da cui parte l’ultimo tiro di corda oppure da cui si può uscire sulla Cermenati.

Giunti alla sella, considerando che erano le 16:30 passate e che faceva un freddo maiale, abbiamo optato per la seconda ipotesi.
Nessuna voglia di gelarci nuovamente le mani anche se l’ultimo tiro (III) era senza neve.

Con una breve calata siamo giunti al traverso che con successiva facile rimonta porta sulla parte finale della Cermenati e poi in 5 minuti in vetta.

A sto giro ci abbiamo messo un botto (circa 7 ore, dovute al fatto che sul versante nord l’abbiamo fatta tutta a tiri) e siamo arrivati giusti in tempo per goderci il tramonto, come potete vedere dai video e dalle foto 🙂

Tutto è bene quel che finisce bene, ad ogni modo non l’abbiamo trovata affatto banale.
Poi siamo consapevoli che c’è gente che la fa senza corda e pure senza ramponi, detto questo da “anziano montagnino”, vi consiglierei di portarle il giusto rispetto, di procedere in conserva protetta e di non fare troppo gli splendidi perché le possibilità di finire a valle sono numerose, quindi attenzione e valutate bene in base alla vostra tranquillità rispetto alle condizioni che troverete.

Discesa

La discesa più ovvia è dalla Cermenati ma se ci fossero buone condizioni di innevamento, la via più breve è dal canale Caimi che non presenta particolari difficoltà, se innevato.

Valutate voi.

Giudizio

Via che in invernale si fa rispettare e che secondo noi andrebbe prima affrontata almeno una volta in estiva per conoscerne il percorso ed evitare di perdere troppo tempo nelle scelte.

Noi l’avevamo già fatta qualche anno fa, eppure non è stato facile ricordare tutti i passaggi (è complessa) e a volte abbiamo avuto qualche dubbio di percorso, nonostante i bolli che sono abbastanza costanti anche se parecchio slavati.

Inoltre le condizioni invernali possono cambiare decisamente il livello di difficoltà.
In estiva ci avevamo messo 3h e 30 circa facendola tutta in conserva veloce, in invernale ci abbiamo messo il doppio sfruttando spesso i tiri sul versante nord e c’è da tenere in conto che le giornate sono ben più brevi.

Consideratelo, anche se vi sentite forti e preparati.

Per il resto divertitevi. E’ una bellissima via, superclassica, che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita, in estiva o in invernale! In una giornata tersa il panorama è eccezionale, soprattutto in questa stagione.

Print Friendly, PDF & Email
Disclaimer

Attenzione: Le attività che si svolgono in montagna quali alpinismo, arrampicata, scialpinismo, ma anche il semplice escursionismo possono essere potenzialmente pericolose: la valutazione del rischio spetta alla responsabilità di ognuno singolarmente, in base alle proprie condizioni psico-fisiche e alle condizioni ambientali. Relazioni e descrizioni all'interno del blog sono frutto della nostra personale esperienza, possono contenere imprecisioni nonostante la nostra attenzione; le foto e i video possono essere utilizzati esternamente solo a fronte di richiesta e autorizzazione scritta.

6 risposte

  1. Luca

    Ho scoperto il vostro bellissimo sito qualche settimana fa. Mi è piaciuto subito ma oltre all’ottima qualità della documentazione fotografica, l’approccio semplice condito da una gioiosa modestia che emerge dai vostri racconti mi ha catturato positivamente. In un’epoca dove la montagna è diventata per molti un lunapark per ringalluzzire il proprio “Io” è sempre più difficile trovare racconti di ascensioni dove traspare quel senso di avventura in sintonia con l’amore per la natura che in molti stanno perdendo o per altri, nel tentativo di rincorrere le gesta dei “professionisti” stanno subendo.
    La vostra ascensione invernale alla Cresta Segantini con uscita in vetta alla Grignetta nel gelido tramonto invernale è stata veramente una bella avventura.

    • Gabriele Poggi

      Ciao Luca,
      grazie di cuore, davvero.
      La montagna per noi è puro piacere di stare in natura, esplorazione e curiosità quindi un commento come il tuo ci riempie di gioia, anche per il lavoro che facciamo ogni giorno sul blog, condividendo le nostre esperienze personali con altri.
      Abbiamo curiosato a nostra volta sul vostro sito e abbiamo visto che siete guide ambientali dell’Ossola (non potevamo non notare il logo della Val Grande, una delle nostre passioni più grandi!!!).
      Sarebbe bello incontrarsi una volta.
      Magari è già successo in qualche bivacco della Val Grande e non lo sappiamo! 🙂
      Se vi fa piacere teniamoci in contatto.
      Ci piace avere a che fare con persone che vivono l’ambiente nel nostro stesso modo e negli anni sono venute fuori belle amicizie, opportunità e situazioni interessanti.
      A presto e buona serata!

      Gabriele e Erica

  2. gordon

    Grazie per l’ottima relazione. L’abbiamo ripetuta il 16/1/2022, forse meno neve, ma sulla lingua abbastanza ghiaccio. Comunque e’ piu difficile di tante AD sulle alpi, poi in invernale una salita completa, roccia, neve, ghiaccio, doppie… tutto con lo zaino pieno…Non spacciarvi per vecchietti, i veri vecchi siamo noi.

    • Gabriele Poggi

      Grazie Gordon,
      siamo contenti che la relazione vi sia stata utile.
      Spero vi siate divertiti come ci siamo divertiti noi.
      Per quanto riguarda il discorso “vecchietti”, considera che le altre cordate che abbiamo incontrato quel giorno sulla Segantini erano tutti ragazzini tra i 18 e i 22 anni e noi siamo ben oltre i 40, con circa 25 anni di alpinismo alle spalle. Quindi magari non vecchietti anagrafici, ma vecchietti montagnini cominciamo ad esserlo! 😛
      Buona serata!!!

        • Gabriele Poggi

          beh, in tal caso bravi voi!!!
          Dal nostro punto di vista non possiamo che augurarci, tra 20 anni, di poter essere ancora come voi per vie alpine, con un bel fisico e tanta voglia di fare!!!
          A presto e grazie per il commento!

Rispondi a gordon Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *