Cima Falkner e Cima Sella – Anello delle Normali – Brenta

postato in: Alpinismo, Ferrate, Trekking | 0
Madonna di Campiglio (TN) 1.553 m s.l.m. – Rifugio Stoppani 2.500 m s.l.m. – Cima Falkner (via Normale) 2.999 m s.l.m. – Cima Sella (via Normale) 2.917 m s.l.m. – Percorso Alpinistico – Difficoltà F+ max – Dislivello 1.400 m – Sviluppo 13,4 km – Esposizione varia

Sul Brenta abbiamo fatto molto, ma molto altro abbiamo ancora da fare: questo giro ad anello mette insieme cose a noi note e meno note, ed è allungabile a piacere, anche se già così non è esattamente una passeggiata! Permette di raggiungere 2 cime, con percorso alpinistico ma con deviazioni abbastanza veloci: Cima Falkner e Cima Sella.

Avendo una giornata scarsa (motivazione politically correct) e non essendo particolarmente allenati di gamba in questo periodo (motivazione VERA) abbiamo saggiamente scelto di approfittare degli impianti di risalita all’andata e al ritorno 😀 Si può evitare, ma l’impegno richiesto risulterà decisamente maggiore.

Il giro merita senz’altro, è super panoramico! Anche se da queste parti in estate è facile trovarsi immersi nelle nuvole: bisogna cogliere l’attimo tra il vedo – frazioni di secondo – e il non vedo – la maggior parte del tempo 😛 – e comunque è la natura di questi luoghi, che va amata e rispettata.

A meno che non siate particolarmente fortunati, difficilmente riuscirete ad avere una piena visuale a 360 gradi. Ma quando le nubi, passando, apriranno delle finestre sull’intorno, sarete in paradiso!

A seconda della stagione potrebbero essere necessari picca e ramponi, nel nostro caso “presenti” ma inutili. Il sentiero attrezzato Benini, essendo “facile”, è uno dei più gettonati del Brenta: l’ideale è arrivarci il prima possibile, così da evitare – nei limiti – il traffico in ferrata, che tra l’altro, è in entrambi i sensi di marcia e potrebbe risultare noioso.

Le due cime invece sono alpinistiche e pur non presentando particolari difficoltà richiedono piede fermo e capacità di muoversi sugli sfasci, altra caratteristica di quest’area del Brenta.

Date un’occhiata al giudizio per i dettagli tecnici.

Avvicinamento

E’ possibile prendere gli impianti di risalita lasciando l’auto al Parcheggio della telecabina presso Campo Carlo Magno (5 euro al dì nel 2023): il costo per andata e ritorno con la cabinovia quest’anno si attesta sui 25 €.
Della serie, chi non ha gambe abbia dinero 😀 Al link trovate le info con gli orari in vigore per la stagione.

La funivia deposita direttamente presso il Rifugio Stoppani al Grostè, a 2.500 m di quota, poco oltre il quale si trovano i cartelli indicatori con i vari percorsi e il sentiero n° 305, ovvero quello che conduce alla Ferrata Benini.

Descrizione del Percorso

Sviluppandosi su un lunare altopiano roccioso, il sentiero 305 (sempre bollato e segnato) permette di aggirare Cima Grostè: volendo è possibile raggiungerla e aggiungerla alle due vette di questo percorso, con una deviazione di circa un paio d’ore.
Noi però ci eravamo appena saliti in veste invernale e quindi ce la siamo risparmiata.

Giunti sul versante est di Cima Grosté, ormai a ridosso delle pareti, troverete i cartelli che segnano l’attacco della ferrata Benini, punto nel quale è consigliabile imbragarsi, più per il vuoto sottostante che si attraversa in alcuni punti che per le difficoltà oggettive del percorso.

La ferrata segue in modo logico le cenge della montagna, sempre abbastanza comode e larghe, raggiungendo velocemente la Bocchetta dei Camosci: da questo intaglio, se le nubi lo consentono, si ha una bella vista sul Castello e sul Torrione di Vallesinella, che si trovano proprio di fronte.

La vista dalla Bocchetta dei Camosci

Inoltre da questo punto è possibile raggiungere in modo alternativo la già citata cima Grosté risalendo per l’evidente canale di sfasci alla propria destra (utile magari come via di discesa se si decidesse di aggiungere anche questa cima al proprio percorso).

Si prosegue quindi lungo la ferrata che inizia a salire più ripidamente sfruttando il sistema di cenge fino ad arrivare nel giro di 30-40 minuti al punto più alto della stessa, ove è presente una targa metallica commemorativa: appena girato l’angolo, dopo qualche metro, si trova su un masso la scritta nera che indica la via per la Cima Falkner, che percorre il ripido canale di detriti appena a sinistra della scritta stessa.

Si risale il canalone seguendo qualche ometto lungo il tragitto, superando un primo punto più appoggiato e proseguendo sempre nel canale in direzione della forcella sommitale dove è possibile incontrare qualche rimasuglio di neve (20-25 min circa dal Benini).

Si piega quindi a sinistra e con qualche facile roccetta di I-II grado si raggiunge la cima, indicata solo da un ometto di grandi dimensioni. Poi in verità ognuna delle cime satellite qui intorno ha il suo omettone 🙂

Spettacolare vista dalla Cima Falkner

Il panorama da quassù è notevole e se le nuvole lo consentono vale la pena fermarsi qualche minuto in contemplazione dello splendido paesaggio per ridiscendere poi seguendo lo stesso percorso dell’andata (attenzione agli sfasci, che rischiano di impattare proprio sulla ferrata sottostante!).

Tornati alla base, si riprende il sentiero 305 verso destra (faccia a valle): da qui il percorso inizia a scendere ripidamente con qualche tratto attrezzato e in esposizione, poi per cengia si arriva alla Bocca alta di Vallesinella, dove si prosegue un po’ a zig zag scendendo tra le rocce.

Le pareti che abbiamo prima quasi di fronte e poi a sinistra sono quelle della Cima Sella, mentre di fronte svetta solitario e ancora lontano il Castelletto Superiore, da questa prospettiva un pinnacolo che sorge nel mezzo di un terrazzo roccioso e piatto.

Per attaccare Cima Sella non abbiamo trovato indicazioni particolari, ma bisogna abbassarsi un po’ sul sentiero, per poi risalire i salti di roccia e le cenge detritiche alla propria sinistra nel punto in cui offrono minore resistenza, percorrendo il profilo della montagna da destra verso sinistra, ove si trova la cima.

Qualche ometto si trova leggermente più in alto, dove c’è forse qualche passaggio di II grado. Raggiungendo il punto più alto si ha una visuale notevole anche sul versante opposto a quello di salita, che guarda verso la bocca di Tuckett e il Canale Nord della Cima Brenta, nel nostro caso entrambi totalmente secchi. Sulla cima, un metro più in basso, è presente una targa metallica dedicata a Quintino Sella.

Tutto intorno le montagne sembrano isole in un mare di nuvole: bellissimo!

La Cima Falkner vista dalla Cima Sella

Per scendere si risegue il percorso di salita… anche qui attenzione particolare agli sfasci!

Ritornati sul sentiero, abbiamo deciso di tagliare per il Sentiero Attrezzato Dellagiacoma (mai percorso!), che passa vicino alle pareti del Castelletto Superiore e poi con qualche tratto attrezzato molto semplice scende nel canalone che lo costeggia, fino a raggiungere in poco meno di un’ora il Rifugio Tuckett, in stagione estiva letteralmente preso d’assalto!

Dal Tuckett, seguendo il sentiero che piega a destra (faccia a valle) si perde ulteriormente quota all’inizio per poi risalire costantemente con minime pendenze, aggirando il massiccio del Castelletto Inferiore con un sentiero che passa tra aree verdi e grossi massi.

In circa un’ora si torna così allo Stoppani, da dove è possibile riprendere gli impianti del Grostè.

Breve montaggio video del nostro giro

Giudizio

Il percorso è da considerarsi alpinistico, pur su difficoltà contenute. Sulle due cime, nonostante la presenza di qualche ometto, è necessaria attenzione e capacità di lettura per non andare a ficcarsi nei guai e – soprattutto – per non provocare cadute di detriti e sfasciumi sui sentieri sottostanti.

Per la stessa ragione, il caschetto è assolutamente obbligatorio!

Per il sentiero Benini necessario il kit da ferrata, mentre sul sentiero attrezzato Dellagiacoma in molti ne fanno a meno, ma dovendolo portare comunque… tanto vale rimanere imbragati fino alla fine 😉

Camminando di buon passo ed escludendo imprevisti si riesce tranquillamente a fare tutto il giro nei tempi di apertura e chiusura della funivia, non sottovalutate però che il sentiero di ritorno dal Tuckett al Grostè è in salita e abbastanza lungo, se percorrete l’anello come abbiamo fatto noi.

Volendo l’intero giro si può fare anche in senso opposto, ma rischiando di arrivare sulla ferrata nel momento di massima frequentazione.

Il paesaggio è sempre superlativo e anche molto vario: si passa infatti da un versante all’altro scoprendo punti di vista sempre nuovi sui vari gruppi dolomitici, e da quote diverse: dai rododendri in fiore alle sassaie del Brenta il passo è breve (eh … insomma 😀 )

Print Friendly, PDF & Email
Disclaimer

Attenzione: Le attività che si svolgono in montagna quali alpinismo, arrampicata, scialpinismo, ma anche il semplice escursionismo possono essere potenzialmente pericolose: la valutazione del rischio spetta alla responsabilità di ognuno singolarmente, in base alle proprie condizioni psico-fisiche e alle condizioni ambientali. Relazioni e descrizioni all'interno del blog sono frutto della nostra personale esperienza, possono contenere imprecisioni nonostante la nostra attenzione; le foto e i video possono essere utilizzati esternamente solo a fronte di richiesta e autorizzazione scritta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *