Anello della Val dei Ratti: siamo tornati, in paradiso!

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VERCEIA (SO), 22O m slm – FRASNEDO (SO), 1.287 m slm – Giro ad anello – sviluppo compl. 13 Km circa, disliv. compl. 1.100 m circa – trekking – E

L’idea era di battezzare questo ritorno alla vita e alla natura con tutte le cautele, per noi e per il prossimo; d’altronde sulle nostre montagne (lombarde e italiane in generale) ci sono moltissime alternative alle mete più frequentate e gettonate, basta cercarle con impegno.
E uno di noi due ha un vero talento in questo (se cercate su questo blog ci sono parecchie escursioni misconosciute).
La Valle dei Ratti per noi era del tutto nuova, abbiamo approfittato di questa occasione per farci un giro… ad anello ovviamente! L’abbiamo scelta perchè eravamo abbastanza certi di non trovarci nessuno, e – a parte poche anime residenti a Frasnedo – così è stato, c’eravamo solo noi e le capre.

Questo anello è stato anche azzeccatissimo per riprendere un po’ di gamba senza stressare troppo il fisico, ormai abituato agli allenamenti casalinghi e poco altro. Sono parecchi km in ogni caso, e il bello è che questo giro copre solo metà della valle… il resto, la parte alta, è ancora tutto da scoprire!


4 maggio 2020: questa data ce la ricorderemo sicuramente, è il giorno in cui in Italia è partita la Fase 2, dopo l’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus; è anche il giorno a partire dal quale ci è stato possibile ritornare in montagna, dopo 2 mesi di isolamento e lockdown

(queste due righe le scriviamo per i posteri, visto che attualmente crediamo che tutti se ne ricordino bene!)


Covid Disclaimer: pubblichiamo o non pubblichiamo? La situazione e’ parecchio tesa e noi ci sentiamo responsabili delle nostre azioni. Per farla breve, non vorremmo pubblicare un articolo che spinga la gente a catapultarsi in Val dei Ratti (sì, ci stiamo sopravvalutando forse), e quindi:
– questo anello non e’ adatto a portarci la nonna e la zia (congiunti ovviamente) a fare il pic-nic;
– a Frasnedo vivono persone che hanno tutto il diritto di sentirsi protette a casa loro: in questo caso l’isolamento del borgo, durante l’anno condizione difficile e impegnativa, e’ stata una fortuna: abbiatene rispetto, indossate mascherina o similare quando ci passate;
– il Comune di Verceia non ha emesso ordinanze restrittive, forse perche’ questa valle e’ sempre stata poco frequentata anche in tempi non sospetti: ciò non significa che ci si debba catapultare in 20 (cosa peraltro vietata) di sabato pomeriggio, a Verceia. Sparpagliatevi, per chi non sta ancora lavorando, magari andateci durante la settimana.
Noi pubblichiamo, responsabilmente. Ma voi siate, vi preghiamo, altrettanti responsabili.

Descrizione

Arrivati al paesino di Verceia (220 m slm) si può lasciare l’auto in un piccolo parcheggio in Via Molino, dai cui partono alcuni sentieri: le indicazioni da seguire sono quelle per la Valle dei Ratti, nella quale ci si immetterà dopo i primi metri di sentiero ripido.

Il percorso sale alternando tratti più duri a tratti più dolci, immerso in una faggeta che diventa via via sempre più magica, risalendo la sinistra idrografica del torrente Ratti, sotto di noi. Si incrociano più volte i cavi delle teleferiche (fate attenzione a quando ci passate sotto, perchè sono in esercizio!), si guada facilmente qualche affluente, ad un certo punto si passa in una piccola galleria artificiale (il gabinetto delle capre, che qui la fanno da padrone).
Come dicevamo, il bosco – misto, faggio / olmo – è bellissimo: ci sono esemplari davvero monumentali, enormi, impossibile non fermarsi a fare qualche foto (infatti, le trovate sotto).

Il nome della valle non ha niente a che vedere con i topi: deriva da una nobile famiglia comasca, quella dei Ratti appunto, che anticamente ne governavano gli alpeggi; esistono peraltro numerose leggende su questi luoghi solitari, com’è logico che sia, le trovate, in parte qui. Certo, noi di capre ne abbiamo incontrate parecchie… stavolta amichevoli, o quantomeno indifferenti. Se volete leggere delle nostre dis-avventure con le capre invece, date un’occhiata qui 😉 )

Quando spariscono le indicazioni per la Valle dei Ratti si prosegue seguendo quelle per Moledana, tendenzialmente proseguendo lungo la sinistra orografica, senza deviare per la diga che si incontra a circa metà strada tra l’attacco e le baite di Moledana stessa. Si passa proprio accanto alla stazioncina della teleferica, per poi raggiungere questa località davvero amena, che si compone di poche case a due passi dal torrente, in una zona in cui si apre un piccolo alpeggio.
Abbiamo trovato sparse in questo strano luogo tante meravigliose casette per gli uccelli, fatte e dipinte a mano con colori vivaci da qualche artista locale, che non abbiamo avuto modo di conoscere. Siamo a quota 1.025 m.

Il torrente Ratti e il ponte sotto le baite di Moledana che abbiamo usato per traversare

Bisogna attraversare il torrente: i ponti, ben visibili, sono almeno 2, uno proprio sotto le baite e uno più a monte. Noi abbiamo attraversato sotto Moledana, per poi riprendere il sentiero in falsopiano verso… Itaca! (in realtà si tratta di una frazioncina di Moledana, ma c’è un’insegna intagliata nel legno che recita “Itaca”, quindi per noi è lei!) Si trova appena più a monte, lungo la valle: casette di pietra e giardini segreti fioriti, deserti nel nostro caso. Un po’ oltre si trova una fonte, dove il sentiero prosegue lungo il torrente verso una località che non ricordiamo, oppure risalendo verso Frasnedo (la nostra meta). Quindi risaliamo per qualche decina di metri fino ad un altro bivio: qui abbiamo preso la via più verticale, sapevamo che Frasnedo era sopra di noi, non sappiamo l’altra traccia dove conduca. Risaliti un centinaio di metri arriviamo in vista dell’alpeggio e delle case di Frasnedo (1.280 m slm), che piccolo non è: un vero e proprio villaggio con la chiesa, la stazione della teleferica, la piazzetta… “il paradiso delle Alpi”, come recita un’intaglio appeso sopra ad una fonte.

Frasnedo è davvero un paradiso: le case (qui qualcuno ci vive, molte sono seconde abitazioni) sono curatissime, il borgo è splendido, persino gli alberi da frutto sembrano radicati ad hoc per disegnare la prospettiva perfetta… e poi si vede l’alta valle, ancora chilometri di cammino fino alla prima neve e poi ancora su fino alle cime.

Frasnedo: il paese dei molti frassini, pare sia questa l’etimologia.
La chiesetta è del 1686, eretta a perpetua memoria dell’apparizione di fiori fra le nevi (il campanile è del 1844). Accanto, come spesso accade in montagna, è radicato un albero monumentale: un grande olmo montano, censito dalla Provincia di Sondrio nel 1999, la circonferenza del suo tronco misura 2,7 m. Non si sa mai, in questi casi, chi sia arrivato prima, la chiesa e il campanile o l’albero: ma è usanza diffusa che agli uni si accompagni l’altro, come anche accade in altre parti d’Europa, la Malopolska in Polonia, ad esempio.

Da Frasnedo si prende il sentiero CAI che percorre la destra idrografica della Val dei Ratti, in discesa, verso il Tracciolino. E’ una sorta di mulattiera, che scende con tratti dolci e tratti a gradoni sino a superare le casette di Casten (975 m slm, o Castàn, con evidente derivazione da “castagno”) e a ricollegarsi con la strada che termina all’altezza dell’attacco del Tracciolino (possibilità di parcheggio, ma probabilmente c’è un dazio da pagare).

Il Tracciolino è un percorso di circa 12 km ad una quota costante di circa 900 metri, che collega la diga di Val Codera alla diga di Val dei Ratti. Risale agli anni ’30, vi si trovano molte gallerie nelle quali è necessaria una frontale, e può essere percorso sia a piedi sia in bici: era una sorta di ferrovia a scartamento ridotto (vi sono ancora le relative traversine), molto panoramico e divertente.

Da qui il sentiero taglia i tornanti della strada, sono presenti indicazioni per Verceia, fino allo spiazzo di San Sciucc (che significa “grande tronco d’albero”, infatti sono presenti castagni monumentali e un’area attrezzata per pic nic): si aprono scorci interessanti sul Lago di Novate Mezzola, sino a ritrovare il paese di Verceia e, di conseguenza, il parcheggio.

Giudizio

Un’escursione bella da molti punti di vista: ha anche un interesse storico, vi si trovano nuclei abitati, alberi secolari, manufatti, cappellette. Ma se volete fare l’anello come lo abbiamo fatto noi un minimo di gamba la dovete avere: difficoltà alpinistiche non ce ne sono, in primavera potete metterci il tempo che volete… ma in molti punti il telefono non prende, la zona è scarsissimamente frequentata. Sarà che il Coronavirus ci ha reso prudenti… ma non sottovalutate mai la vostra preparazione.

La parte alta della valle per noi è ancora un mistero: sono più di 2.000 m di dislivello per arrivare in cima e scavallare in Valle dell’Oro, su una lunghezza notevole. Ma ci arriveremo, contateci!

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Disclaimer

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