Adamello: anello glaciale dalla val Genova – dal Mandrone al Matarot

MALGA BEDOLE 1598mt – RIFUGIO BEDOLE 1641mt – RIFUGIO MANDRONE 2449mt e RIFUGIO CADUTI DELL’ADAMELLO 3040mt – Dislivello complessivo: 1760mt – Sviluppo: 18km – anello – alpinismo.

EDIT 31/12/2020 – Per chi stesse cercando la Cima Adamello con salita dalla Val Genova, vi rimandiamo alla nostra relazione del 2020.

Quando quest’estate siamo partiti per Campiglio ci siamo portati su l’attrezzatura più variegata, in modo tale da essere poi liberi di fare qualsiasi cosa a seconda delle condizioni meteo e della montagna.
Per diversi giorni abbiamo scalato e camminato, ma dovevamo ancora dare un senso ai ramponi e alle picche che fino a questo momento erano rimasti tristi e soli nel bagagliaio della mia macchina.

Decidiamo quindi per una gita in Adamello visto che ormai erano circa 4 anni che non andavamo su. Stavolta però, invece di prendere la “scorciatoia” (ovvero il sentiero Matarot che in circa 3 ore e 30 permette di raggiungere la Lobbia Alta), decidiamo per la più lunga – ma decisamente più remunerativa – salita dal lato del Mandrone, che permette di farsi anche una bella passeggiata sul ghiacciaio dell’Adamello, in un ambiente a dir poco spettacolare.

Partiamo presto ma non prestissimo: giusto in tempo per evitare di pagare i 5 euro di pedaggio della val Genova che un po’ mi disturbano visto che vengo da ste parti da quasi 40 anni e di soldini ne ho già lasciati abbastanza alle amministrazioni locali… 😉

Descrizione dell’itinerario

Giunti alla Malga Bedole, parcheggiamo, ci cambiamo e saremo pronti a camminare attorno alle 8 di mattina. La giornata sembra perfetta e non si scorge una singola nuvola in cielo.
Dopo pochi minuti di cammino raggiungiamo il rifugio Bedole dal quale si imbocca il sentiero (verso destra, attraversando il cortile del rifugio) che porta verso il rifugio Mandrone.

Si risale con ripidi zig-zag nel bosco per circa 500 metri di dislivello, che però si fumano via rapidamente visto che il sentiero sale dritto per dritto.
Una volta usciti dal bosco, attorno a quota 2100mt, si traversa poi con pendio più dolce che in breve conduce fino al Mandrone (2449mt).

Attorno alle 10 giungiamo al rifugio e ci magnamo una bella fetta di torta che ci servirà per affrontare la parte più interessante del percorso, ovvero quella glaciale.
Prima però, si traversano i bellissimi laghi del Mandrone e si può godere di una privilegiata vista sulle omonime cascate.

L’unico problema è lo stato del ghiacciaio……davvero pessimo!! Mai visto così.
Da questo lato non salivo dagli anni ’90 e si è ritirato tantissimo.
Ormai è tutto ghiaccio vivo, nemmeno l’ombra della neve. Inoltre, crepaccioni aperti ed un gigante anfiteatro di crepacci e pozze (spettacolare…..ma terribile allo stesso tempo) che si trova all’inizio della vedretta del Mandrone.

Documentiamo lo stato del ghiacciaio inviando le foto ai nostri amici del Servizio Glaciologico Lombardo tramite la loro App, disponibile gratuitamente sia per Android che per Iphone (cercare nello store di Apple) e, dopo esserci imbragati e ramponati a dovere, iniziamo la nostra passeggiata glaciale sulla vedretta del Mandrone.

L’unico vero vantaggio della condizione attuale, è che i crepacci sono tutti scoperti e quindi ben visibili. Molto difficile finirci dentro a meno di avere dei comportamenti da sprovveduti.

La vedretta si attacca tutta sul lato destro della valle. Si traversa poi in diagonale verso sinistra fino sotto la lingua (una volta collegata, ora staccata….sigh….) di ghiaccio che conduce verso la Lobbia Alta e verso il rifugio Caduti dell’Adamello.

Giunti alla base del cambio di pendenza, è purtroppo necessario togliersi i ramponi e slegarsi per affrontare un pezzo di salita tra sfasciumi e rocce scoperte che conduce sul ghiacciaio della Lobbia Alta.
Seguite gli ometti e in generale, il pendio più dolce offerto dalla montagna. E’ consigliabile riattaccare il ghiacciaio una volta giunti nella parte più alta delle rocce, abbastanza vicini alla cresta Croce, un po’ perché meno ripido, e un po’ perché il tragitto che costeggia la montagna sotto al rifugio ha il brutto vizio di scaricare rocce.

Giunti di nuovo sul ghiacciaio, attraversarlo fino alla forcella e risalire poi fino al Caduti dell’Adamello, dove è possibile farsi una bella pappata.
Noi siamo arrivati ovviamente (e casualmente…) per pranzo e quindi ne abbiamo approfittato, annaffiando tutto con del buon vino.

Anche qui, siamo stati fortunati e abbiamo potuto godere di un bel sole e di poco vento, cosa che ci ha permesso di sostare a 3000mt all’aperto senza imbardarci.

Discesa

Finita la pappa, non resta che scendere!
Ma non è come dirlo… 😉
Il Matarot è lungo ed è tutto a salti, quindi la discesa non risparmierà certo le nostre povere ginocchia, già un po’ provate dal dislivello.

Dal rifugio, tornare per il sentiero che procede in quota in direzione del passo. Poi prendere verso l’altare che si vede poco a monte del passo e lì per ometti, seguire la traccia che conduce con rocce e sfasciumi in direzione della Lobbia, rimanendo però alti rispetto al ghiacciaio.

Nel giro di breve si ritrovano gli abbondanti bolli bianchi e rossi che guidano verso le cascate del Matarot.
Il sentiero tra le rocce porta poco a monte di un laghetto glaciale che rappresenta il termine della lingua della Lobbia e dal quale, si inizia a scendere in modo più deciso verso valle, sempre per rocce a balzelloni.

Dopo un bel dislivello, si arriva ad alcuni tratti ferrati (fattibili anche senza imbragarsi) che permettono di superare le parti rocciose più verticali (lato sinistro della valle, guardando verso il basso).
Da qui è possibile godere delle splendide cascate del Matarot, che nel pomeriggio ovviamente sono più cariche d’acqua e molto spettacolari.

Si procede poi per ghiaione fino al riprendere della vegetazione. Da qui si segue verso valle e nel breve ci si troverà nel letto secco di un torrente che con balzelloni a dir poco fastidiosi per le ginocchia, porta fino alla piana sottostante dove sorge una piccola malga ancora usata come alpeggio.

In pochi minuti poi, si torna prima al rifugio Bedole ed infine al parcheggio.
Noi siamo arrivati attorno alle 17:40, dopo circa 9:30 di gita, considerando un’ora di pausa al Caduti dell’Adamello e mezz’oretta al Mandrone.

Giudizio

Giro ad anello estremamente remunerativo per la bellezza dei paesaggi e per la varietà degli ambienti alpini che si attraversano.
Il ghiacciaio però richiede attenzione, esperienza alpinistica e rispetto. Non si può attraversare come fosse un sentiero.
Lo dico a seguito dei report che abbiamo letto in giro dopo l’estate e alle varie amenità a cui abbiamo assistito in prima persona (vedere articolo qui) di gente sprovveduta che affronta la montagna come si trattasse del quadrilatero della moda a Milano.

Siamo in alta montagna e questi ambienti sono severi e pericolosi. Magici quanto volete, ma prima bisogna meritarseli quindi non andate su in scarpe da ginnastica e maglietta o potreste essere i prossimi a finire sul giornale locale….e non necessariamente come “salvati dal soccorso alpino”…. 😉

Moralismi a parte, sta gita è bellissima. Fatela assolutamente e non ve ne pentirete! Se partite presto presto dal Bedole, ci può stare anche la salita verso Cresta Croce e verso il Cannone in giornata….ma di gamba ce ne vuole! 😛
Nel dubbio, dormite al Caduti dell’Adamello che è un posto splendido e vi permetterà di girare in lungo e in largo questo magnifico ghiacciaio, cima Adamello ovviamente inclusa.

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