Indonesia Sotto / Sopra: sopra la montagna, sotto il mare – Il nostro viaggio in breve

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Indonesia: info generali, la nostra esperienza di viaggio in breve

Qui trovate la parte relativa all’Isola di Giavapiù sopra che sotto

Qui trovate la parte relativa a Bali e Nusa Penidapiù sotto che sopra

In questa parte di mondo non c’eravamo mai stati, nemmeno lontanamente. E dunque eccoci qui o meglio là.

Ci piace girare il mondo seppur con modestissime risorse, il sud, l’est, il nord e l’ovest, ma anche le nostre montagne che non finiremo mai di scoprire: sappiamo che una vita non sarà mai sufficiente 😉 ma più vedi più vorresti vedere.

L’occasione fa l’uomo ladro e l’occasione in questo caso è stato un volo piuttosto economico, troppo per non dare problemi, che infatti sono arrivati a raffica, da quelli imprevedibili a quelli più prevedibili che comunque non ci erano mai toccati in sorte. Ve lo diciamo subito: abbiamo volato con Saudia Airlines. Ci sono mille possibilità per l’Indonesia e questa è l’unica che vi sconsigliamo vivamente per esperienza diretta… poi, magari, siamo stai semplicemente sfortunati.

Non ci soffermeremo su questo aspetto (se volete scriveteci e vi spieghiamo meglio), perchè questo è il racconto di un viaggio, di un bel viaggio, e non merita di essere funestato dai nostri drammi con una compagnia aerea ai limiti del ridicolo. Preferiamo raccontarvi dei posti meravigliosi che abbiamo visitato e delle belle persone che abbiamo incontrato 😉

Il nostro percorso si sviluppa su Giava, Bali e Nusa Penida, poca roba rispetto a quelli proposti dai tour operator, ma per noi sono stati 14 giorni netti già intensi così: non perchè siamo pigri, ma perchè non ci piace piazzare il cartellino in luoghi intravisti e non visitati, non vissuti, semplicemente per dire di esserci stati. Di più sarebbe stato troppo. Peraltro questo è stato il viaggio in cui abbiamo usato più mezzi di trasporto in assoluto: aereo, auto, traghetto, barca, bicicletta, becak, e … ovviamente piedi!

Se arrivate fino in fondo vi suggeriamo un’alternativa non sperimentata da noi ma che riteniamo possibile 😉

Self Drive o Driver?

Chi ci conosce almeno un po’ lo sa: abbiamo fatto self drive in parecchi posti nel mondo, con guida a destra, a sinistra, con utilitarie e super jeep, climi caldi e climi freddi, deserto, vulcani ecc ecc
Qui, dopo aver assaggiato ormai anni or sono il traffico pazzo del Nepal, ci è venuto il dubbio… ha senso stressarsi alla guida di un mezzo noleggiato? Quanto ci costerebbe un’assicurazione casco e dover poi mollare la macchina in un’isola diversa?

La nostra valutazione, personalissima, è stata TROPPO. E, sempre a nostro personalissimo parere, non è stato un errore: il traffico è caotico, ai limiti del comprensibile, con regole non scritte ed elevate possibilità di ammazzare qualcuno o qualcosa, o di fasi ammazzare. Nelle città ma anche nelle campagne.
Molto ma molto più semplice fare offroad in Islanda o in Namibia, credeteci! Infatti di occidentali alla guida ne abbiamo visti davvero pochi e prevalentemente su motorini a Bali.

Abbiamo optato per auto+driver e abbiamo apprezzato il servizio e la logistica offerto da Indonesia Tour : superlativi sia nella fase organizzativa sia nel servizio offerto con drivers puntualissimi, discreti ma anche disponibili alla chiacchiera e al racconto, vetture confortevoli (con aria condizionata).

Abbiamo organizzato il viaggio a nostra misura e il loro supporto non è mai mancato, anche per prenotazioni di treni e traghetti: lo scambio di mail con l’agenzia è stato millimetrico, con estrema disponibilità da parte loro e anche un rigore svizzero insperato.
Poi a noi piace fare le cose per conto nostro, ma in questa gestione mista non abbiamo avuto nessuna difficoltà.

Ringraziamo ancora una volta Amrie, il driver con cui abbiamo trascorso più tempo, che ha fatto anche un po’ da guida e ci ha raccontato molte cose sulla sua terra: preciso, instancabile, simpatico, disponibile.

Sensori di parcheggio: c’è una cosa che capirete subito da queste parti. I sensori di parcheggio sono i parcheggiatori, che con rapide indicazioni urlate consentiranno a voi o al driver di piazzarsi anche in uno spazio assai minuto. Ci sono anche gli addetti agli incroci con il fischietto… attraversare le strade a piedi o con l’auto qui è tipo un suicidio assistito.
Ovviamente tutti vogliono la mancia, ma se avete un driver questo non sarà un vostro problema.
Spesso dopo aver parcheggiato si lasciano le chiavi nel quadro, affinchè chiunque possa spostare l’auto per districarsi e riguadagnare la strada nonostante il casino. Bici e motorini vengono guardati a vista (e dietro compenso).

Super Amrie!

Quanto è grande l’Indonesia?

L’Indonesia è un arcipelago di isole più o meno grandi. Ed è immensa.

Sumatra e Kalimantan sono grandi quanto l’Europa, Giava quanto l’Italia per il lungo, poi ci sono Lombok e le Isole Tenggara… pensare di visitarla tutta in un viaggio è follia, a meno che il vostro viaggio non duri un paio d’anni. Bisogna concentrarsi su un’area più o meno vasta, che giocoforza dipenderà anche dall’andamento dei monsoni nelle varie stagioni (a meno che non vi piaccia la pioggia, che è una possibilità).

Noi abbiamo scelto la via facile in un viaggio che di facile ha comunque avuto ben poco: mese di agosto, Giava-Bali-Nusa Penida (stagione secca). E come detto sopra ci è sembrato già troppo così.

Mezzi di trasporto

A parte quanto detto sopra in merito all’auto, abbiamo usato un’infinità di mezzi di trasporto.
A cominciare dal treno: la classe executive è moooooolto più comoda dell’aereo, ha ogni comfort e si gode davvero del paesaggio. Il viaggio in treno tra Giacarta e Yogyakarta è stato un susseguirsi di scorci stupendi, davvero rilassante e con treni dalla puntualità giapponese (saremo stati fortunati?)

Giava vista dal treno

Becak: nelle città come Jojia (che sarebbe Yogyakarta, ma ormai noi ci sentiamo un po’ parte della comunità e la chiamiamo come i local) è validissima alternativa ai taxi tipo Blue Brid o Grab (l’Uber indonesiano), e assai più economica. Certo, la morte la guardi in faccia nel giusto senso di marcia, ma dopo un po’ ti abitui. E’ tipo il tuk tuk, il prezzo lo si concorda prima ovviamente contrattando 😉

Becaaaaaaaaaaaaak

Grab: mai preso ma onnipresente. Non lo abbiamo mai utilizzato perchè avevamo il nostro driver (madonna quanto siamo diventati vecchi!), ma a quanto pare e a quanto ci hanno detto dove c’è funziona alla grande, basta scaricare l’app. A Nusa Penida però, ad esempio, l’opzione Grab non esiste.

Bici: più facile a dirsi che a farsi, ma si può fare. Il problema è il traffico, che va evitato come la peste immettendosi su percorsi secondari che solo i local conoscono. Noi abbiamo trascorso una giornata in bici organizzata con Indonesia Tour alla scoperta della campagna di Jojia con due giovani guide PAZZEEEEE! che abbiamo adorato 🙂 Trovate le foto nel paragrafo relativo a Yogyakarta. E’ stata un’esperienza super immersiva… nel vero senso della parola, siamo entrati a piedi scalzi nelle risaie 😀 ma l’uso della bici ha richiesto accorgimenti particolari, tipo l’attraversamento della main road a piedi e con bici portata a mano. E’ abbastanza pericoloso.

Cycling Tour per i suburbs di Yogyakarta

Motorini: anche qui ci vuole un bel coraggio. Loro guidano nel traffico con totale nonchalance, in tre o quatto su una moto, superando a destra a sinistra o dove li porta il cuore. Noi a Nusa Penida ci abbiamo pensato, poi è stato un grande “anche no” e a vedere le strade che poi abbiamo percorso in auto… abbiamo fatto bene! Chi ti noleggia i motorini chiede con un sorriso beffardo: “avete già esperienza di guida quiiiii?!” 🙂 Detto questo non è che non si possa fare, anzi: se siete abituati a guidare le due ruote tutti i giorni nel traffico di una metropoli non ci saranno problemi, dovrete solo fare molta più attenzione.

Traghetto e Motoscafo: indispensabili per spostarsi nelle isole. Qui guidano come i pazzi qualsiasi mezzo che abbia un motore, via mare o via terra, questi compresi. Preparatevi a saltare e a fare il pelo alle scogliere.

La nostra esperienza: cosa sì e cosa no

Con il senno di poi, nonostante la bellezza di Nusa Penida e Pura Menjangan, arrivare fino a Bali solo per questo non ha molto senso, a meno che non amiate la vita mondana. Dei ragazzi che abbiamo conosciuto hanno battuto un’alternativa che avevamo valutato, ma che poi abbiamo deciso di non percorrere… forse invece avrebbe meritato: da Giava fino al Borneo e la sperduta isoletta di Karimunjawa, dove a quanto ci hanno detto è possibile fare snorkeling tanto quanto.

Intendiamoci, noi siamo bestie strane e non ci piace il casino: non per tutti è così, quindi… valutate voi!

Quel che è certo è che l’isola di Giava merita tantissimo, snorkeling a parte più di tutto il resto. E sicuramente anche le altre isole meno turistiche hanno molto da offrire: oggi come oggi Bali resta un paradiso, ma inquinato dal sovraffollamento, in tutti i sensi. Certo si sta comodi, senza nessuna rinuncia per un occidentale, ma a che prezzo? Molto meglio un compromesso e un’esperienza più autentica, a nostro avviso.

Ci è mancato un po’ il self drive, noi guidiamo in autonomia in tutte le nostre vacanze: come detto il servizio offerto e i drivers sono stati perfetti, ma muoversi per conto proprio ha un altro sapore. Tuttavia crediamo che qui sia scarsamente godibile, se non avendo tanto tempo e tanto pelo sullo stomaco, tanta pazienza anche.

L’esercito dei selfie e dei non deambulanti

Signori, lasciatelo dire anche a noi… “abbiamo un problema“.

Perchè affrontare un percorso impegnativo per quanto non difficile con i tacchi a spillo e l’abito lungo, solo per scattare due foto (scusate, duemila) rompendo le palle all’universo mondo perchè per fare un gradino ci si mette un quarto d’ora E’ UN PROBLEMA, sicuramente legato a quello più generico dell’overtourism e della inconsapevolezza di dove ci si trova.

Il problema selfie investe più gli orientali di noi (giapponesi, indiani… cosa diavolo vi è successo gente?!)
Il problema dell’incapacità di deambulare riuguarda un numero assai più ampio di persone, etnie ed età: ci lamentiamo sulle Alpi quando vediamo persone con le All Star, ma qui fanno trekking con i sandali tacco 12, leeeeeeeeeentamente, stanchi dopo 10 metri di dislivello e disintegrati dopo 20 scalini. Sommate questi poveretti ai selfisti (no, non ai surfisti) e creerete un ingorgo inumano laddove i sentieri sono stretti e non sono possibili alternative. Questa è la ragione per cui gli spot più turistici andrebbero evitati come la peste o frequentati ad orari improbabili, ma non sempre è possibile – anche se ci abbiamo provato!

Le cose più strane che abbiamo osservato (più strane delle mante e delle tartarughe, o dei pulcini colorati):

  • giapponesi impegnati in registrazione di filmati subacquei nella micropiscina dell’albergo profonda massimo 2 metri, con la maschera (?!)
  • gente in abito da sera sulla spiaggia impegnata in veri e propri set fotografici gestiti dall’amico di turno (povero) o dall’amica bruttina. Attenzione, gli abiti “di scena” addirittura li noleggiano in alcune spiagge, nel caso foste interessati
  • gente che assume la guida solo per avere qualcuno che gli fa le foto (e le guide sono bravissime in questo, in un nanosecondo costruiscono reels e stories perfette: però non chiamiamole “guide”)

Insomma varietà umane di cui avremmo fatto volentieri a meno, ma la colpa è anche nostra: eravamo parte del circo e con il senno di poi avremmo potuto anche evitarlo, magari rinuciando a posti che sono comunque bellissimi… così però – davvero – non ce lo aspettavamo!

Soldi, Costi e Cibo, Mance e Trattative

La vita in Indonesia costa poco, a patto di non frequentare posti molto turistici. Ad esempio i ristoranti in taluni luoghi hanno prezzi quasi europei. I negozi anche, le marche note hanno prezzi paragonabili ai nostri, con qualche sparuta eccezione. Soprattutto a Bali e dintorni. A Giava la vita è più economica ma ovviamente con meno scelta. In montagna la scelta è ancora più scarsa e i prezzi sono molto bassi.

Il cibo offre una minima varietà, non è male, ma richiede adattamento: la cucina tradizionale offre Nasi Goreng (riso fritto) e Bami Goreng (noodle). Goreng significa fritto. In sostanza la maggior parte delle cose inclusa la frutta è fritta… non molto leggera come offerta gastronomica e lo street food non fa eccezione. Anche le spezie che personalmente adoriamo ed usiamo quotidianamente dopo un po’ per noi sono state troppo; in Nepal ad esempio abbiamo sofferto meno perchè la cucina è più povera, a base di Dal Bhat, sempre riso ma non fritto e con semplici lenticchie e verdure.
Occhio, noi mangiamo come uccellini, sulla faccenda cibo non facciamo testo!

Menzione d’onore invece allo stufato locale, il Rendang, contrariamente al nostro stufato questo è cotto nel latte di cocco: buono, con un sapore particolare. Ottimi anche i curry di verdure e le verdure in generale, cucinate con rispetto.

La frutta (non fritta) è generalmente ottima. In una piccola zona di Giava coltivano le mele che per loro sono esotiche, mentre ananas, banane, meloni vari, jackfruit, avocado ecc sono la norma.

I soldi si valutano in migliaia e milioni: 100.000 rupie indonesiane sono circa 5 €; le mance sono ben accette ma non obbligatorie, da nessuna parte le persone vi forzeranno per averle. Salvo che non siano dovute, tipo parcheggiatori vari.
La trattativa è comune ma non scontata come si racconta: non trattate il prezzo in un negozio o in un ristorante, sembrerete dei ridicoli poveretti, mentre al mercato è opportuno farlo, con delicatezza e fermezza (senno’ vi spennano). Detto questo, valutate cosa state trattando: mettervi a discutere per 10 cent. secondo voi è opportuno? Per voi è un gioco, per loro sussistenza. Non fate i tirchi, suvvia!

A chi offre un servizio continuativo per giorni, è opportuno lasciare qualcosa se vi siete trovati bene: la regola non scritta è non meno di 100.000 rupie al giorno.

Si preleva dappertutto negli ATM, le carte di credito sono accettate quasi ovunque, ma è bene avere anche un po’ di contanti con se’ per pagare mance, ingressi alle “attrazioni” (dove spesso non è possibile pagare con la carta), cazzatelle varie nei mercati. A spanne l’equivalente di 20 € al giorno è più che ragionevole.

A parte i luoghi più noti e famosi dove esiste un biglietto vero e proprio, ogni luogo o quasi che sia degno di nota richiede comunque un minimo “pedaggio”, ridicolo a livello economico per un europeo.

Considerando che ci hanno perso la valigia all’andata, e quindi abbiamo dovuto ricomprare lì una serie di cose ivi compresi medicinali, noi abbiamo speso circa 2.300 € a testa, tutto tutto tutto compreso dal volo alle mance di pochi euro. Se non ci fosse stato il problema valigia la cifra sarebbe stata la medesima, perchè avremmo potuto fare più shopping 😉 ma quantomeno sarebbe stata giustificata.
SEMPRE GRAZIE SAUDIA AIRLINES… E A MAI PIU’

Due suggerimenti DUE (anzi TRE) su dove dormire

Vi lasciamo qui segnati solo i luoghi dove siamo stati non bene, di più… pochi ma ottimi. Gli altri sono intercambiabili.

A Yogyakarta, Giava: rumah566

Un homestay in cui vi sentirete a casa, con ladies operosissime e un micro giardino fantastico e pulito come e meglio di casa vostra.
Le camere sono carine, ma è il giardino il pezzo forte: piccolo ma curatissimo, potrete passarci serene serate e prenderci l’aperitivo (ammesso che troviate la birra), farci colazione la mattina (colazione a volta offerta), rilassarvi, il tutto in autonomia. Il quartiere in cui si trova potrebbe dirsi periferico ma è davvero vivace, di fianco c’è EIGER, il negozio locale di abbigliamento per la montagna e il gelataio top di Yogyakarta, il Tempio. Abbiamo adorato le signore che prestano servizio qui, di una gentilezza e discrezione uniche, anche se non parlano una parola di inglese!

Qualche immagine del Rumah 566 a Jojia: un angolino di pace e un giardino bellissimo

A Pemuteran, Bali: Tirta Sari Bungalow

Quasi un superlusso per noi poracci: camere grandi e curate, giardino tropicale ancora più curato con piscina e ristorante. Il giardino è una piccola opera d’arte induista, la piscina è più che accogliente con bar interno (nel senso che è DENTRO la piscina, barman super bravo), il ristorante all’aperto serve cibo ottimo, dalla colazione alla cena. E’ presente una SPA interna a prezzi accessibilissimi per massaggi, trattamenti, manicure e pedicure. Inoltre attraverso l’hotel è possibile prenotare ogni tipo di escursione e snorkeling: la spiaggia è a 5 minuti a piedi, scalzi.

A Nusa Penida: Akatara Hotel

la location è perfetta, 5 minuti a piedi dal molo di sbarco delle Fast Boat provenienti da Bali.
L’hotel è super accessoriato, pur non essendo esteticamente bello e particolare come quello a Pemuteran; il personale vi aiuterà a prenotare ogni tipo di escursione e spostamento logistico sull’isola. Colazione buona, piscina carina, stanze ampie e confortevoli tutto international style. Intorno ci sono parecchi locali, negozi di souvenir ecc. Spiaggia a portata di mano, certo non la più bella di Nusa Penida, ma verace, frequentata dai local: abbiamo assistito ad una partita di calcio degna di Mediterraneo.

Lingua

Se qualcuno parla inglese – cosa nient’affatto scontata – sarà un inglese/indiano: perfetto per l’italiano che parla poco inglese ma un disastro per chi l’inglese lo parla bene.

Non stupitevi se non vi capiscono al volo, soprattutto se ponete domande fuori dallo standard o se fate discorsi complessi, e non stupitevi se voi non capirete loro. In questo Bali rappresenta sempre l’eccezione, troverete gente – commercianti soprattutto – che parla almeno tre lingue. Ma a parte Bali, vale quanto detto sopra: la cosa migliore è usare google translate, lo fanno anche loro, inutile insistere con l’inglese quando non c’è verso.

Poi c’è la lingua universale, la musica. Ci sono moltissimi artisti di strada, con strumenti stranissimi: fermatevi ad ascoltarli! Ma meritano anche le rappresentazioni “formali” e tradizionali di Gamelan, all’inizio dissonante poi via via che lo ascolti … la magia!





Disclaimer

Attenzione: Le attività che si svolgono in montagna quali alpinismo, arrampicata, scialpinismo, ma anche il semplice escursionismo possono essere potenzialmente pericolose: la valutazione del rischio spetta alla responsabilità di ognuno singolarmente, in base alle proprie condizioni psico-fisiche e alle condizioni ambientali. Relazioni e descrizioni all'interno del blog sono frutto della nostra personale esperienza, possono contenere imprecisioni nonostante la nostra attenzione; le foto e i video possono essere utilizzati esternamente solo a fronte di richiesta e autorizzazione scritta.

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