Indonesia: FOCUS Bali – Nusa Penida
Qui trovate la parte relativa alle info generali sul viaggio, cosa c’è piaciuto e cosa meno
Qui trovate la parte relativa all’Isola di Giava (più sopra che sotto)
In questa parte di mondo non c’eravamo mai stati, nemmeno lontanamente. E dunque eccoci qui o meglio là.
Qui vi raccontiamo nello specifico cosa abbiamo fatto e visto a Bali e Nusa Penida!
IL VIAGGIO
E dopo su e giù dai vulcani e camminate infinite… un po’ di relax e un po’ di mare: siamo o non siamo in Indonesia?!
Bali, l’isola dei selfisti (non è un errore!)
Partiamo alla volta di quello che un tempo era un paradiso e che paradiso è ancora, solo molto molto molto più inflazionato (e inquinato, che tristezza). Noi però abbiamo scelto una prima meta poco gettonata: il nord dell’isola, Pemuteran e Pura Menjangan. Ebbene sì, abbiamo disertato le spiagge di Lovina.
L’attraversamento in traghetto verso Bali è velocissimo, riusciamo pure a goderci il primo hotel con piscina del viaggio, per noi superlusso. E attenzione, abbiamo anche il bar DENTRO la piscina (non a bordo piscina), che vuoi di più: a Bali l’alcol è assolutamente disponibile e consentito, il barman è pure bravo… fiestaaaaaa 😉 L’hotel in questione lo trovate nella sezione dedicata “dove dormire”.
Snorkeling a Pura Menjangan
Bellissima giornata e bellissima esperienza di snorkeling sulla barriera corallina, di cui non abbiamo nessuna foto del “sotto” 😀 : il posto si dimostra scarsamente battuto dalle normali rotte turistiche, il che è un piacere e una boccata d’aria fresca. Avremo modo di vedere Nemo, Pesci Unicorno, Barracuda, Pesci Stringa, Pesci-qualsiasi-ma-coloratissimi e la nostra prima tartaruga marina in un ambiente tranquillissimo, fatato, senza fretta e ottimamente accompagnati da Leo, la nostra guida subacquea, che continua a ripetere “no rush, siete in vacanza“… Appunto. Ci staremo mica rilassando troppo?! Si riparte, ma non prima di goderci qualche passeggiata su spiagge deserte, a parte i bambini che fanno volare gli onnipresenti aquiloni.
una delle giornate più rilassanti del viaggio
Banjar Hotspring e Hulun Danu Beratan, in viaggio verso Ubud
Ubud è il cuore pulsante di Bali, densa di tradizioni (induiste, qui sono in netta prevalenza induisti) ma anche di mercati e negozietti turistici, locali, botteghe, un traffico incredibile, gente da ogni parte del mondo. Infatti rispetto a Giava, Ubud e Bali in generale sono anche più care.
Per arrivarci faremo tappa alle terme di Banjar, carine, e al tempio sull’acqua di Hulun Danu Beratan, che è divertente come può esserlo Disneylan, nel senso che è davvero incredibilmente e brillantemente kitsch (non il tempio, tutto quello che gli sta intorno).
Ubud: il sacro e il profano
Nella movida di Ubud tutto sommato ci divertiamo, c’è ampia scelta dal punto di vista dello svago e del cibo. Ma anche gente che pratica riti indu a ogni angolo di strada, non calpestare per sbaglio le offerte – Pūjā – è complicato… e quando accade ci rimani male. Ogni casa ha un tempio e ogni tempio è una casa.
Jatiluwih Rice, Sangeh Monkey Forest e Taman Beji Griya
Il giorno dopo, sempre pernottando a Ubud, andiamo a visitare un territorio stupendo, Jatiluwih con le sue risaie terrazzate, patrimonio UNESCO: ci sono percorsi pedonali per tutte le gambe e i panorami sono fantastici, anche se con il caldo è meglio andarci al mattino presto. Questa volta niente piedi nelle risaie però!
Poi tappa alla Monkey Forest, che ospita le scimmie più impertinenti e cattivelle fino ad ora mai incontrate (macachi, “scimmie balinesi dalla coda lunga”… e lunga è lunga, lunghissima!). La cosa bella è che nella foresta ci sono templi e rovine che rendono le interazioni delle piccole bastardelle particolarmente fotografabili 🙂 cosa agevolata dal fatto che all’ingresso ti forniscono del cibo da donargli. Sì vero, è una roba molto turistica, ma le scimmie sono sempre affascinanti per chi non le vede tutti i giorni 😀 Occhio che però non sono amichevoli, per niente, soprattutto quelle più grosse: per esperienza, se agguantano il sacchetto del cibo, lasciateglielo prendere senza se e senza ma.
Taman Beji Griya doveva essere l’ultima tappa della giornata ma abbiamo scoperto che per accedere alla cascata fondamentalmente devi sottoporti, pagandolo, al rituale di purificazione. Che per chi cerca di ottimizzare il budget avendo subito lo smarrimento del bagaglio è un’esperienza assolutamente sacrificabile. Non sappiamo quanto sia bella la cascata (poi ci hanno anche detto che con uno sgamo avremmo potuto accedervi) nè quanto sia “purificante” il rituale. A vedere la situazione da fuori, sinceramente, sembrava una trappola per turisti visto che c’erano solo quelli a scegliere da listino tra riti di purificazione, lettura della mano, ecc ecc. Occidentalis karma, verrebbe da dire: siamo andati a purificarci nella piscina del nostro albergo!
E poi si salpa di nuovo: ultima isola per noi
Nusa Penida
Il giorno dopo prendiamo una fast boat per Nusa Penida dove trascorreremo due giorni (il minimo secondo noi): turistica? Sì, ma davvero molto molto bella e particolare.
A meno che non si corra come dannati pensare di fare snorkeling e visitare sia l’est sia l’ovest è impensabile: noi scegliamo di farci portare il primo giorno alla Diamond Beach + Atuh Beach, scendendo in entrambe le spiagge e godendocele senza fretta. Dal villaggio in cui arrivano le Fast Boat a lì ci vuole circa un’ora e venti di auto… e con il motorino, viste le strade, di certo non si fa prima. Il nostro hotel ha provveduto ai nostri spostamenti a prezzi accettabilissimi. A Nusa Penida il traffico è tale quale a Bali, impossibile.
Diamond Beach è meravigliosa, selvaggia, con queste scogliere mozzafiato e isole pazzesche in mezzo all’oceano: certo c’è sempre quel problema di persone che hanno problemi con la deambulazione, soprattutto sulla scalinata di discesa, scavata nella roccia, ripida, stretta, che crea code 😀
Una volta giù sarebbe vietato fare il bagno, la ragione è presto detta: correnti molto forti nonostante il mare “calmo” trascinano in mare aperto. Prudenza.
Diversamente Atuh Beach, dall’altra parte del promontorio e raggiungibile risalendo e scendendo di nuovo, è sicura e più protetta per fare il bagno, anche se – va detto – meno suggestiva.
Raggiungere il punto panoramico della vicina Tree House, invece, è interessante solo perchè offre una veduta notevole sulla Diamond Beach e tutto il sistema di isolette, con le correnti marine che disegnano arazzi nel mare… e vortici di una certa entità che da qui si vedono bene: di per se la casa sull’albero è una struttura acchiappa turisti a pagamento, per gente che vuole farsi l’ennesima foto-copia instagrammabile, con posa e inquadrature quasi obbligate… bah!
Snorkeling a Manta Bay
Il giorno dopo lo dedichiamo alla seconda esperienza di snorkeling, nel posto in cui tutti ci dicevano che “le mante non si vedono più da anni” “mai vista una manta“… sarà che siamo fortunati, ma noi ne abbiamo viste parecchie!!! Nuotare con le mante fa parte delle esperienze che non si scordano più, una era grossa come una stanza e ci è passata proprio sotto, nuotando, o meglio volando a pelo del fondale.
Disclaimer: L’esperienza però, per come l’abbiamo vissuta noi, non è adatta a chi non ha dimestichezza con il mare: a Manta Bay ci si immerge solo se il mare è buono, ma buono non significa che non ci sia onda. Non è per tutti, ma nessuno te lo dice! Nel nostro caso c’era sempre un tizio con un salvagente di supporto in acqua per chi si stancava e aveva bisogno di un rest. Prestate attenzione.
Gli altri spot della giornata sono stati più tranquilli, con altro avvistamento di tartaruga, bestiola dalla flemma invidiabile vista la sua nonchalance mentre tante – troppe – persone le stavano intorno. Bisogna forse ricordare che toccare la fauna marina (mante, tartarughe ecc) è stupido e deleterio per le creature: immaginate se mentre state camminando qualcosa vi si aggrappasse alle spalle!
Le scogliere di questa parte di isola, la parte ovest, sono davvero imponenti viste dal mare e anche qui spuntano isolette dalle forme più strane, con archi naturali ecc: anche solo il giro in barca vale la pena.
Con qualche ora a disposizione prima della fast boat di ritorno per Bali avremmo forse potuto andare a vedere la famosa Kelingking Beach, ma abbiamo preferito rilassarci nella vicina Crystal Bay: sinceramente nulla di chè dopo le meraviglie che abbiamo visto precedentemente. Forse fuori stagione (esiste un fuori stagione qui?) è più suggestiva.
Sanur: relax pre partenza
Torniamo a Bali e passiamo la notte e parte del giorno successivo, prima dell’imbarco aereo, a Sanur, vivace, con ampia scelta di ristoranti e negozi, qualche spiaggia carina dove però per arrivare con l’acqua alla vita bisogna percorrere chilometri: un adriatico tropicale, ma quantomeno fuori dal casino di Denpasar.
PS: il problema dell’inquinamento degli oceani è un problema serio (certamente non l’unico) e soprattutto in paesi come l’Indonesia è facile imbattersi nel contrasto tra una vita marina coloratissima e altrettanto coloratissima ma meno gradevole plastica galleggiante. Se vi va date un’occhiata ad associazioni come The Ocean Cleanup, che sta sviluppando tecnologie utili a contrastare questo problema, che riguarda tutti, a qualsiasi latitudine.
L’Indonesia è delicata e al contempo intensa. Le forme sono aggraziate, i fiori meravigliosi, i frutti profumati ma la natura, quella è assai poco addomesticata.
Disclaimer
Attenzione: Le attività che si svolgono in montagna quali alpinismo, arrampicata, scialpinismo, ma anche il semplice escursionismo possono essere potenzialmente pericolose: la valutazione del rischio spetta alla responsabilità di ognuno singolarmente, in base alle proprie condizioni psico-fisiche e alle condizioni ambientali. Relazioni e descrizioni all'interno del blog sono frutto della nostra personale esperienza, possono contenere imprecisioni nonostante la nostra attenzione; le foto e i video possono essere utilizzati esternamente solo a fronte di richiesta e autorizzazione scritta.
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