Versante Nord orobico: quasi-cima del Fop da Valcanale

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ARDESIO fraz. VALCANALE (BG) (1.000 mt) – PASSO DEL RE (1.997 mt) – ANTICIMA DEL FOP (2.220 mt) – disliv. positivo 1.150 mt – sviluppo salita 5,5 Km – trekking, cresta – difficoltà EE

È autunno: nelle belle giornate il cielo è terso, la luce è la più bella e magica dell’anno, il sole riscalda il giusto e… taaaac, a noi “ci piace soffrire” quindi scegliamo un bel versante nord, perennemente all’ombra, a seguire una cresta con il colonnello che prevede vento a 50 km/h. Non c’è che dire, siamo de geni.

Però sul nostro percorso non abbiamo incontrato nessuno (chissà come mai!): tutti a fare Capanna 2000 o i Laghi Gemelli, verso Passo del Re solo noi, svariate orme di animali lungo la traccia e ovviamente taaaanto vento.

Quel vento teso, a raffiche così forti da spostarti, che una volta in cresta ci farà desistere dal raggiungere la cima perché dispiace… ma se le condizioni non ci sono meglio accontentarsi di una magnifica giornata e scendere. Ed è quello che faremo, arrivati all’anticima evitando la sommità della cresta, dopo una pausa di contemplazione delle vette all’orizzonte (vista meravigliosa sul Pizzo del Diavolo di Tenda e Diavolino, Pizzo Arera, Presolana, fino al Resegone).

La neve e le condizioni del canalino fino al passo (max 35°) ci hanno permesso di salire senza ramponi, che però abbiamo calzato in discesa, anche per velocizzare la progressione.
La cosa bella di questa ascesa é che risale piuttosto verticalmente, e su questo versante si ammirano grandi bastionate rocciose a picco sulla valle, mentre sull’opposto versante il terreno degrada più dolcemente con estesi pratoni, da una parte ombra e neve, dall’altra sole ed erba, due mondi tagliati da una cresta, al contempo limite e tramite.

Descrizione

Arrivati al paesino di Valcanale si supera il parcheggio del Laghetto verde (non si chiama così, ma il colore è inconfondibile!) lasciando l’auto al termine della strada: c’è un parcheggio con cartelli informativi e una sbarra che limita l’accesso al proseguimento asfaltato della carreggiata.
È questa la via che si deve percorrere, scavalcando la sbarra, fino alle rovine di un Rifugio -si chiamava Sempreneve(*)– dove in passato partivano delle piste da sci. Da qui si può seguire la strada che prosegue sterrata o salire dritto per dritto lungo le ex piste, fino alla Baita Bassa di Vaghetto. Pochi metri prima della baita il segnavia n° 243 indica a sinistra per il Passo del Re, seguendo si arriva fino alla Baita Alta di Vaghetto e al suo invaso artificiale.

Si sale girando dietro la baita in un boschetto, il sentiero è segnato da bolli bianco/rossi ed ometti. Noi ad un certo punto abbiamo perso gli uni e gli altri, seguendo invece una traccia nella neve abbastanza evidente, ricalcata anche da ungolati, che ci ha portato a destra (faccia a monte), sotto le pareti della Cima di Valmora. Da qui luuuuuungo traverso (godetevi le formazioni rocciose sotto la parete: ci vorrebbe un geologo per spiegarle, ma anche senza saperne nulla sono assai affascinanti).

Il traverso ci riporta al centro del vallone che discende dal Passo del Re, a monte di alcuni salti rocciosi, per poi salire nel canalino sul lato sinistro della valle che, superate alcune roccette, conduce al Passo stesso. E al di là, sul versante dossano, si apre un paesaggio totalmente diverso… molto più amichevole 🙂

Da qui comincia il cammino in cresta: per evitare le raffiche di vento noi siamo stati qualche metro sotto la sommità, su erba gradonata ma bastardella… Il percorso in cresta, seppure più esposto, rischia di essere paradossalmente più agevole se affrontato in condizioni normali, anche perché privo di difficoltà tecniche. Arrivati all’anticima abbiamo desistito: il vento era dato in aumento e già sollevava nuvole di neve dal versante nord, da qui in avanti inoltre non avremmo potuto nemmeno aggirare la cresta stessa: che poi… se si va a fare una cresta che senso ha aggirarla?! 😉

Discesa come per la salita.

Giudizio

Escursione perfetta per gli amanti delle ravanate Orobiche: se vi piace stare lontani dalle strade più tracciate, alla ricerca di posti poco battuti ma ugualmente affascinanti – questo è il posto.
Nella stagione attuale credo che salire verso il Fop abbia un fascino maggiore rispetto all’estate, in quanto la risalita per il versante nord in condizioni di neve permette di trovarsi in un ambiente assolutamente isolato e silenzioso, ma certamente frequentato da bestiole varie viste le svariate impronte su neve che abbiamo visto allontanarsi dalla traccia principale.
Come genere di gita somiglia un po’ al giro che avevamo fatto l’anno scorso al Pizzo di Roncobello e Cima Menna, stessa stagione.
Vista dalla cresta molto appagante anche in questo caso, con un 360° di alto livello godibile nelle giornate di cielo terso.
Consigliata! Ma non proprio a tutti! 😉


(*) questo posto è inquietante, piacerà senz’altro a qualche fotografo amante del genere “Overlook Hotel”: leggendo su internet si scopre che gli impianti e l’albergo vennero realizzati nel 1972, per essere abbandonati solo 25 anni dopo a causa di un “rischio valanghe” sicuramente già noto in epoca di costruzione…
Ne restano due edifici in stato di abbandono, con le finestre e le porte sbarrate da reti elettrosaldate, i piloni degli impianti di risalita, ruderi abbandonati vari, ma soprattutto resta la ferita inflitta ai boschi e alla montagna per un “nulla di fatto, scusate, ci siamo sbagliati”. Non conosciamo le dinamiche economiche e politiche che hanno portato a questo risultato, nè di chi siano le responsabilità, ma non possiamo fare a meno di pensare che bisognerebbe essere più assennati quando si interviene in ambienti naturali così belli e unici: la modifica di un territorio per mano dell’uomo ha tempi lunghissimi per poter essere riassorbita, possiamo permetterci al massimo di produrre rovine -poche-… sicuramente non macerie e rifiuti.

 

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