Punta della Rossa – Spigolo Sud Est – Alpe Devero

ALPE DEVERO (VB)  – PUNTA DELLA ROSSA (2887 mt) – Via lunga di arrampicata – Sviluppo : 10 tiri –  350 mt la via – Difficoltà alpinistica: AD+ – Grado IV+ / V-  – Dislivello 1.300 mt

Lo spigolo sud est della Rossa all’Alpe Devero: ve l’avevamo promessa e ce l’eravamo promessa, ed eccoci qua!

Volendo fare le cose con calma ci siamo presi due giorni, il sabato di riscaldamento con qualche tiro sulla bella falesia di Ornavasso, e la domenica per la gita, che prevedevamo essere impegnativa (ma ancora non sapevamo quanto!!), dormendo al parcheggio di Devero… non in tenda ma direttamente in macchina, giusto per essere freschi e riposati il mattino seguente 🙂

Difficile dare una valutazione complessiva: sicuramente questa “escursione” è di serio impegno fisico e mentale, non tanto per la lunghezza -comunque notevole- ma soprattutto per le caratteristiche peculiari della via. Il fatto che sia totalmente da proteggere e pure da trovare (vale anche per l’avvicinamento e il primo tratto di discesa) non lascia molto spazio per tirare il fiato e godersi il paesaggio, grandioso e molto poco frequentato, che comunque ripaga delle fatiche.

Noi siamo partiti alle 5.30 da Devero e siamo rientrati dopo 15 ore: anche grazie alle dritte che ci hanno dato il giorno prima non ci siamo mai persi, sicuramente ce la siamo presa comoda facendo delle pause in parete, sulla cima e lungo il sentiero, senza smanie da prestazione atletica, ma se non siete l’uomo ragno non pensate di cavarvela in mezza giornata.
Il crepuscolo sui Piani della Rossa ci ha anche regalato incontri ravvicinati con svariate marmotte e camosci: ma tra la stanchezza e la fame, fermarci a fotografarli era l’ultima nostra aspirazione!

La roccia è un serpentino carico di ferro (da cui il colore rosso del massiccio) abrasivissimo e bello da scalare, con pochi punti di massi instabili e detriti concentrati soprattutto sui due tiri facili di collegamento; non c’è una vera e propria cima, ma un insieme di enormi massi che formano altrettanti panettoni, sopra i quali si trovano croci divelte (ferro = fulmini?), croci ancora in piedi e ometti, in uno scenario molto suggestivo e quasi “alieno”.

 

Avvicinamento

Immagini dell'avvicinamento a partire dai piani della RossaDa Devero si seguono i segnavia per i “Piani della Rossa” su sentiero evidente con bolli bianco/rossi, attraversando diverse frazioncine e salendo con il torrente sulla sinistra fino ai Piani della Rossa (2050 mt) . Qui, in corrispondenza di grosso masso e di una distesa di acetose e spinaci selvatici, si trova il bivio segnalato che conduce a destra verso il passo della Rossa mentre a sinistra, su traccia con ometti, verso la normale per la punta della Rossa.
Si imbocca a sinistra, seguendo il sentiero che entro breve inizia a salire lungo una pietraia. Procedere per ometti lungo i sassoni fino ad arrivare ad un punto in cui sulla destra è possibile risalire un lungo pendio erboso, intervallato da sfasciumi. Il pendio in questione si trova poco dopo le evidenti cascate che si vedono sulla destra, a circa 10-15 minuti di cammino dai Piani della Rossa.
Giunti al pendio erboso, si abbandona il sentiero salendo in verticale per prati e pietraie (qualche sporadico ometto) verso la bastionata della Rossa. Non arrivare fino alla base delle rocce ma, qualche decina di metri prima del’inizio della parete, deviare verso destra superando un canalino asciutto (sfasciumi), per approdare su una seconda rampa erbosa che facilmente raggiunge il filo di cresta (in cima al quale al nostro passaggio era visibile anche a distanza un ometto).
Da qui si ritrovano nuovamente le tracce fatte di ometti e per roccette facili, aggirando grossi massi e seguendo il filo di cresta, si giunge entro una mezz’ora all’attacco dello spigolo, segnalato da una targa e dalla presenza della prima sosta.

 

Descrizione dei tiri

Prima di partire una piccola nota di redazione: questa via non è di facile interpretazione e richiede una buona esperienza di vie di montagna VERE (vie in dolomiti ad esempio), perché se pensate di trovare fittoni resinati o buone protezioni già siete sulla via sbagliata.
Qua c’è poco o nulla. Troverete solo le soste su spit (a volte da collegare, altre volte già collegate da cordini che comunque vale la pena verificare). Per il resto, solo qualche sporadico chiodo arrugginito buttato dentro a mano (qualcuno balla pure) dunque, se volete proteggervi, dovete farlo voi con friend, dadi e cordini.
Ribadisco…non c’è QUASI niente, cosa che rende anche complesso trovare la strada corretta di salita, motivo per il quale si può perdere più tempo del normale.
Tenetelo in conto. Ma andiamo ai tiri…

  1. III+ / IV (45mt) – Dall’attacco si risale sulla sinistra seguendo il pendio più dolce, con facili roccette di II / III che portano fino sotto un enorme masso strapiombante. Si risale sulla sinistra rimontando una roccia che dà accesso ad una specie di rampa/diedro che obliqua verso destra. Si riprende poi in verticale con un passettino di IV e poi per placca più appoggiata fino in sosta. Su sto tiro se non ricordo male c’era pure uno spit. Lusso! 😉
  2. III (40mt) – Si può risalire sulla verticale della sosta con un passettino più divertente oppure aggirare lo spigolo a sinistra con roccette più facili. Si prosegue poi per placche e una specie di diedro che porta poi ad un grosso terrazzo alla base del quale si trova la sosta (visibile sulla destra verso la fine del diedro).
  3. IV+ (45mt) – Qui noi abbiamo sbagliato (il grado è riferito alla strada seguita da noi). Dalla sosta, è visibile di fronte un grosso caminone che risale tutta la parete. Alla sua destra invece, c’è un grande masso sul quale (almeno quando siamo passati noi), c’era un cordino che si vedeva circa a metà e che sembrava una sosta. Inoltre, sempre su quel massone, abbiamo notato un friend incastrato alla base, un po’ sulla destra. Ci sembrava quindi che si dovesse salire da lì, invece la via sale nel caminone.
    Comunque sia, se decideste di fare la nostra stessa strada, affrontate il masso salendo sulla destra al limite di un punto esposto (almeno c’è qualche presa decente per rimontarci sopra). Giunti su placca appoggiata, deviate a sinistra verso lo spigolo del masso e risalite in verticale con un bel passo tennnnico fino alla sua sommità. Dal terrazzo sovrastante, deviate a sinistra in direzione del camino. Pochi metri sotto una targa grigia, su terrazzino erboso, si trova la sosta su due spit da collegare.
  4. III / III+ (35mt) – Risalire alla sinistra della sosta su roccette fino a giungere al terrazzino dove si trova la targa commemorativa. Da lì deviare a sinistra seguendo delle facili placche che sempre obliquando verso sinistra conducono alla base di un camino dove si trova la sosta.
  5. V- un passo, poi II (35mt) – Detto “passo della mano”. Soprannominato da me “passo di merda tutto storto”… 😉 Questo come difficoltà, è il pezzo tecnicamente più tosto della via. In realtà è un solo passo, ma è stronzo perché è storto e manca una mano per la destra che per l’uscita risulta piuttosto fondamentale. Noi siamo entrambi due nani quindi anche alzando i piedi all’inverosimile, col cazzo che arrivavamo a prendere l’unica sfigosa tacchetta per la destra che può portare fuori in modo pulito da sto passaggio. Vabbè…..sta di fatto che si risale sulla destra della sosta in verticale. Con i piedi belli alti, si può prendere una presa discreta per la sinistra nella spaccatura che parte subito sopra la rimonta. Poi spalmando il piede destro in un punto in cui c’è un po’ più grip bisogna risalire sulla placca arrivando a prendere la sfigosa presa di cui parlavo poc’anzi.
    Vi dico come l’abbiamo fatta noi e buonanotte…….abbiamo messo un friend medio/grosso poco a monte della presa per la mano sinistra e l’abbiamo usato come mano destra artificiale. Fine della poesia… 😛
    Giunti in placca, risalire in verticale fino ad un resinato (un altro!! evviva!!) e spostarsi poi decisamente a destra per almeno 20 metri, superando le rocce di spigolo e raggiungendo la sosta.
  6. IV+ (30mt) – Tiro carino come movimenti ma non banale (gli ho dato un + rispetto alle relazioni che ho trovato). Si risale alla sinistra della sosta per qualche metro, poi si imbocca un diedro obliquo in direzione destra che si percorre stando all’esterno su placca e seguendo con le mani la spaccatura del diedro. Ci sono addirittura due o tre chiodi del 1930, di cui uno balla pure. Ma si integra abbastanza facilmente con friend. In uscita, meglio stare a destra aggirando un masso (c’è anche un chiodo) e poi salire sul terrazzino di sosta al cospetto del “caimano”, che vi attende con le fauci aperte.
    Occhio a dove fate scendere le corde perché ci sono delle strozzature naturali nella roccia che possono rendervi difficile il recupero del secondo. Meglio far girare la corda all’esterno delle rocce appena citate.
  7. IV (40mt) – Ed eccoci finalmente al “caimano”, pronto ad inghiottirvi con la sua bocca spalancata! 😉
    Si tratta di una lama staccata molto estetica dalla quale bisogna fare un “salto” di circa mezzo metro verso la parete dalla parte opposta, riprendendo la montagna.
    Il tiro in realtà è più facile di quello che sembra ed è anche molto divertente. Diciamo che questo tiro è il giusto emblema della via: esposta e sprotetta, ma facile….abbastanza facile…. 😉
    Si risale lungo la bocca del caimano per facili rocce con esposizione. Io ho ficcato un paio di friend nella spaccatura che si trova a circa un metro dalla cima della cengia visto che non sapevo se avrei potuto proteggere successivamente. Giunto sulla punta, mi sono seduto a cavalcioni e ho studiato il modo per arrivare dalla parte opposta. Verso la fine della cengia, c’è uno spuntone dove si può mettere un cordino che regali un minimo di sicurezza per il passo. Mi sono quindi alzato in piedi in prossimità di dove ho messo il cordino e ho spaccato dalla parte opposta. Poi spostandomi leggermente con i piedi verso il centro della cengia, dove è più stretta, sono riuscito a prendere con la mano destra una buona presa dalla parte opposta che mi ha permesso di andare oltre.
    Il passo in sé non è difficile, però è esposto……e se l’esposizione un po’ vi turba, seguite la mia linea 😉
    Giunti dalla parte opposta, si può integrare con un friend e proseguire obliquamente verso destra seguendo una cengia. Infine, si risale per belle rocce in verticale (ricordo la presenza di un chiodo) fino alla sosta.
    Tiro intrigante nell’insieme! (anche se un po’ storto)
  8. II / III (45mt) – Procedere in diagonale verso sinistra. Raggiunto un grosso masso, si lo si può salire alla sua destra (come abbiamo fatto noi, attenzione a qualche roccia che traballa) o a sinistra per roccette che portano verso un terrazzo.
    Qui ci sono due soste. Quella un po’ più in alto sulla sinistra è relativa al tiro “super spigolo”, quella a destra sulla cengia invece è la nostra. Inutile dire che noi (ovviamente), abbiamo preso quella sbagliata.
    Ma poco male…..anche da qui si può raggiungere il risultato, perdendo però un tiro interessante che a posteriori sono dispiaciuto di non aver fatto (in quel momento, volevo solo arrivare in cima al più presto e mangiare qualcosa … :P).
  9. IV se approdate alla sosta di destra, III se andate a quella di sinistra (20 mt nel primo caso, 35 nel secondo) – La sosta sulla sinistra è quella della via “super spigolo” (segnalata con vernice con le sigle S.S.) ma Erica non lo sapeva e non ha visto l’altra, quindi ha scelto questa. Da qui, potete comunque riprendere la via saltando il muretto di IV e risalendo a sinistra un paio di metri per facili rocce fino ad una cengia che poi va seguita sulla destra fino al termine del tiro ufficiale.
    Se invece approdate alla sosta giusta, leggermente a destra troverete una bella rimonta verticale con spaccatura che va seguita fino al suo termine (e che porta nello stesso punto della strada appena segnalata). Poi, da lì, si procede ancora a destra aggirando un grosso masso alla base di un camino dietro il quale si trova la sosta (un po’ nascosta e da attrezzare).
  10. IV+ (30mt) – Anche questo è un bel tiro. Si può salire dentro il camino sulla verticale, oppure aggirarlo stando sullo spigolo di sinistra. Io ho preferito il camino perché lo spigolo, nonostante fosse facile, era in esposizione e non sapevo se sarei riuscito a proteggere. Inutile dire che di chiodi neanche l’ombra… 😉
    Al termine del camino, si esce a sinistra su una cengetta e poi si prosegue in verticale con facile arrampicata fino ad un diedro/fessura verticale di circa 3 metri. Si risale quest’ultima difficoltà (state all’esterno usando il diedro con un piede sulla destra se non volete fare fatica) fino all’ultima sosta, dalla quale si può finalmente rilassarsi, mettere via l’attrezzatura e prepararsi per gli ultimi 50 / 100 metri che si risalgono per roccette cercando la via più facile, fino alla vetta.

 

Discesa

Se pensavate di avere finito… vi sbagliate! La discesa è bella lunga, e per nulla scontata.
Dalla cima della Rossa, si seguono gli ometti in direzione ovest, ovvero più o meno verso il Cervandone, con un percorso che perde gradualmente quota scendendo per massi, terrazzoni e facili placche: si percorre infatti la via normale di salita, a ritroso.
Fare attenzione a non perdere gli ometti scendendo alla brutto giuda! Il rischio è di mancare la prima delle due calate che si trova circa 20 metri sotto un ampio terrazzo, su cui sono costruiti almeno 3 grossi ometti di pietra, ben visibili anche da monte e che devono fare da punto di riferimento nella parte di discesa finale.
Le calate (entrambe sui 20mt circa) non sono obbligatorie (III grado di disarrampicata in alternativa) ma avendo le corde, semplificano la vita.
Fatte le calate ci si trova in un canalone ripido e sfasciumoso, con rocce e terreno instabile, dove radi ometti e bolli rossi segnano la traccia a zig zag fino al fondo, dove la pendenza diminuisce. Qui bisogna attraversare a destra un torrentello, dove la traccia diventa più visibile e zigzagando tra ruscelli ci riporta in valle, riprendendo l’andamento parallelo alla cresta della Rossa.
Si torna infine sul sentiero percorso all’andata, e in breve al masso con il bivio segnalato; da qui il sentiero è quello già battuto.

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