Cima Pedum – solitaria – Val Grande

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da MALESCO, LOC. FONDO LI GABBI (VB) a CIMA PEDUM 2111 m – disl. positivo 1600 mt – sviluppo 18 Km – trekking impegnativo con alcuni tratti esposti e non protetti

Il Pedum è una montagna decisamente affascinante: basta guardarla e immediatamente ti viene voglia di salirci sopra, sia per le sue linee slanciate e decise, sia per la sua posizione strategica e centrale, nel pieno cuore della Val Grande.

Dalla sua cima è possibile vedere per intero tutto il Parco Naturale, le valli che lo compongono e l’intera cerchia di montagne che ne delimitano la circonferenza, come si trattasse di una fortezza.
Inoltre, in giornate senza foschia, si vedono benissimo il Rosa, tutte le cime Svizzere, il lago Maggiore e il Lago d’Orta.

Nonostante la sua altezza poco significativa (solo 2111mt), la montagna si protegge bene e raggiungere la cima non è così banale come uno si potrebbe aspettare.
E’ valutata come una gita per escursionisti esperti e non come alpinistica, però devo dire che nelle condizioni in cui l’ho trovata io si è fatta rispettare e sicuramente non è da sottovalutare.

Durante il tragitto ci si trova in più occasioni su tratti esposti e poco prima di arrivare in cima c’è da superare un passaggio piuttosto pericoloso e non protetto, di conseguenza questa gita ritengo sia adatta a persone con esperienza di montagna e anche con una discreta gamba visto che, tra sali e scendi, si macinano 1600mt di dislivello e circa 18km di sviluppo.

Attenzione inoltre alla stagione. Io oggi ho trovato neve già a partire da Scaredi e questo ovviamente ha reso il tutto ancora più complicato. Probabilmente il periodo migliore è in autunno, dove sicuramente non si trova neve e le temperature sono sufficientemente fresche da non crepare di afa.

Relazione

Raggiunto il paese di Malesco, prendo la strada della val Loana fino a Fondo li Gabbi dove lascio la macchina nel grande parcheggio a monte del borgo. Se il parcheggio a monte fosse pieno, c’è un secondo parcheggio più in basso che si raggiunge prendendo la strada che scende pochi metri prima del parcheggio principale.

Traverso poi tutta la piana della val Loana fino ad arrivare al suo termine, dove mi sposto sul versante ovest del torrente e seguo il sentiero / mulattiera che risale ripido nel boschetto.

Dopo poche centinaia di metri si trova l’alpe Fornaci dove c’è una fontanella e una costruzione in pietra che suppongo essere un’anitca fornace per la cottura di non so bene cosa.
Risalgo lungo la mulattiera fino a raggiungere l’alpe Cortenuovo attorno ai 1700mt e successivamente, entro pochi minuti, arrivo allo splendido bivacco dell’Alpe Scaredi.

A Scaredi, oltre che godere di una vista mozzafiato sul Rosa, si può dormire comodamente e con tutti i comfort. La legnaia è gigante e il bivacco è dotato anche di una bella terrazza con vista sull’interno della val Grande e di un tavolone per le merende all’aperto.

Raggiungo il bivacco con largo anticipo sui tempi CAI e questo mi fa ben sperare per la giornata.
Di strada da fare ce n’è ancora parecchia e preferisco scannare un po’ all’andata per essere sicuro di avere abbastanza tempo per la cima e non dover ripiegare su qualcos’altro come è già successo in passato.
Oggi sono da solo e questo mi dà il grosso vantaggio di poter tenere il mio passo e di fermarmi quando ne ho voglia.
Il rovescio della medaglia è che devo stare due volte più attento, e di passaggi delicati da superare ne incontrerò più di uno.

Procedo quindi in direzione della cima della Laurasca che svetta inconfondibile ad est del bivacco.
Qui inizia la neve e per fortuna non trovo difficoltà particolari in quanto, nonostante le temperature ormai alte, sfondo solo di una 15ina di centimetri…il giusto per darmi sicurezza senza per questo fare una fatica mortale.

Salgo quindi dritto per dritto, passando alla sinistra di un grosso salto roccioso su pendenze attorno ai 25-30° finché alla mia destra scorgo un ometto dal quale inizia il lungo traverso che passa sotto alla cima della Laurasca e conduce verso la bocchetta di Scaredi, che sarà visibile entro pochi minuti di cammino.

Il percorso è totalmente innevato e tutto in traverso, con punti anche un po’ esposti. Bisogna prestare un po’ di attenzione, ma il percorso è del tutto logico e la bocchetta è proprio dritta di fronte in direzione sud.
Non si può sbagliare.

Raggiunta la bocchetta (attorno ai 2000mt di quota), parte la cresta erbosa e rocciosa che procede verso il Pedum.
Qui per fortuna la neve si dirada e posso seguire comodamente il sentiero che procede tra leggeri saliscendi, stando praticamente in quota.

Ad un certo punto si inizia a vedere il Pedum di fronte e sulla sinistra, si intravede la sella della bocchetta di Campo, su cui poggia un bivacco in pietra a due piani di colore grigio, ben visibile anche da lontano.
Continuo a seguire la cresta fino a quando si raggiunge una specie di deviazione. C’è una cresta che prosegue dritta e un’altra che scende a sinistra.
Bisogna scendere a sinistra, puntando verso il bivacco visto in precedenza.

Il sentiero si abbassa di un centinaio di metri di dislivello fino ad arrivare alla bocchetta di Campo e al suo bivacco.
Qui decido di fermarmi 5 minuti. Ci ho messo pochissimo nonostante la neve e 5 minuti di cazzeggio me li merito tutti.
Intanto, studio l’accesso al Pedum, che da qui è proprio di fronte e quindi si vede benissimo.

Riparto e prendo il sentiero che scende verso valle segnato da un umetto di pietra. Ce n’è un altro che prosegue in costa ma va ignorato. Bisogna perdere circa 100-150 metri e contemporaneamente attraversare tutta la valle puntando in mezzo ai due canali che salgono dritti verso il Pedum.
Qui il sentiero (sentiero??) si perde facilmente, forse perché trovo neve e non ci sono tracce evidenti. Solo qualche cespuglio calpestato e qualche raro ometto di pietra.

Comunque sia non si può sbagliare perché la montagna è lì di fronte e in un modo o nell’altro ci si arriva.
Giunto in prossimità, ritrovo una traccia di sentiero che traversa sotto la sua verticale fino ad arrivare ad un ometto piuttosto grande.
Da lì, inizia la salita vera e propria.

Si procede su facili roccette intervallate da una traccia che si fa strada tra i rododendri.
Ci sono punti bagnati e con roccia friabile quindi bisogna prestare attenzione, soprattutto in discesa, ma la salita non è così terribile nelle condizioni in cui la trovo io e quindi sono piuttosto certo che sarà una passeggiata di salute.

Errore….. 😉

Arrivato a circa 50 metri dalla vetta, il sentiero si infila in un intaglio tra la cima centrale e la cima Pedum e questo intaglio è ricoperto di neve e presenta un passaggio molto esposto e pericoloso.
Non vedo tracce quindi sono un po’ indeciso sul da farsi.
Sembra evidente che si debba salire dal canale centrale ma così facendo bisogna traversare un salto innevato molto brutto ed esposto.
Decido quindi di arrampicarmi sulle roccette a sinistra che sembrano abbastanza agevoli ma in realtà, presenteranno una trappola perché entro pochi metri, mi troverò con esposizione notevole e con roccia sfasciumosa in un punto che non necessariamente mi porterà in cima e da cui,non necessariamente sarò in grado di fare dietrofront.

A vista mi sembrava che raggiunta la cresta, sarei stato in grado di arrivare alla cima principale ma purtroppo così non è stato.
Mi sono ritrovato su un ballatoio esposto e a strapiombo sul nulla con rocce instabili e la cima era proprio lì di fronte a me, al di là di un salto di 20 metri a picco nel vuoto.

A questo punto, ho dovuto trovare un punto di discesa disarrampicando per circa 15 metri su brutta roccia e con esposizione, ma per fortuna, piano piano, ho raggiunto incolume la selletta tra le due cime e a quel punto ho potuto raggiungere la vetta con comodo sentiero.

Morale…..arrivati lì, andate su dritti per il canale (BRUTTO), senò poi diventa tutto BRUTTO BRUTTO BRUTTO!!! 😉

Giunto in cima, tiro un sospiro di sollievo e mi godo lo splendido paesaggio e il magico silenzio di questo posto.
Si sta talmente bene che decido di fermarmi in cima quasi un’ora e ne approfitto per gironzolare tra le cime minori, per fare un po’ di foto e per compilare il libro di vetta.

L’ultima traccia scritta risale al novembre scorso quindi probabilmente sono stato tra i primi di stagione a salire quassù.
Bella soddisfazione visto che sta cima ci aveva respinti già altre volte in passato per motivi diversi (troppa neve, meteo orriibile, errori di tragitto…).

Dopo un’oretta di cazzeggio, vado ad affrontare la discesa che si rivelerà parecchio bruttina anch’essa, in particolare la parte alta e il famoso canalino innevato che all’andata ho saltato.
Dalla selletta sotto la cima, questa volta ho preso il canale e ho iniziato a scendere sulla neve, con l’ultimo pezzo che presenta una discreta verticalità ed esposizione.
Qui avrei pagato per avere dieto almeno una picca ma oggi volevo stare leggero e quindi a sto punto bisogna arrangiarsi.

Un passo dopo l’altro scendo fino alla base del canale e poi affronto il traverso brutto ed esposto che avevo evitato all’andata, con le chiappe belle strette.

Da lì in poi, mi sono finalmente rilassato nonostante qualche pezzettino brutto e un po’ pericoloso.
Una volta risalito fino alla bocchetta di Campo, ero finalmente fuori pericolo e mi sono concesso una sigarettina di ripiglio e quattro chiacchiere con una coppia di ragazzi che si sarebbero fermati lì per la notte.

Riprese le forze, ho iniziato la risalita fino alla cresta e la via di ritorno sul traverso innevato che dalla bocchetta di Scaredi porta sotto la Laurasca.

Al termine dei punti pericolosi, mi sono goduto una bella discesa a mo’ di sciata su neve mollata dal sole fino al bivacco Scaredi e poi sono sceso di corsa per tutta la mulattiera, con l’unico obiettivo di arrivare al più presto a valle perché la fame ormai stava iniziando a divorarmi vivo e nella mia testa cominciavano ad apparire cinghiali arrosto ed enormi piatti di pasta.

Per chiudere in bellezza, ho pure calpestato una povera vipera ignara che mi sono ritrovato sul sentiero in piano ed ormai in ombra a poche centinaia di metri da Fondo li Gabbi, per fortuna senza brutte conseguenze per entrambi.

Giudizio

Cima bellissima e di soddisfazione con un ambiente circostante davvero grandioso.
Bisogna però prestare attenzione, soprattutto se affrontata con la neve o magari col bagnato. Oggi una picca mi avrebbe fatto sentire molto più sereno in almeno due-tre punti.
Poi probabilmente In estate diventa tutto facilissimo, però l’esposizione a tratti c’è comunque e quindi a mio avviso vale la pena considerarla al pari di una gita alpinistica di grado F e magari arrivarci attrezzati di conseguenza.
Per chi ama la val Grande, questa cima è da fare assolutamente perché la geografia del posto da lì appare in modo unico e si possono passare ore a studiare le valli sotto di sé dall’alto.
Se volete goderla al massimo, dormite alla bocchetta di Campo così avrete tutto il giorno per gironzolare e gustarvi l’ambiente senza fretta alcuna.
Ma anche in giornata si fa serenamente, almeno nelle stagioni con tanta luce.

Alla prossima!

Dopo le foto il link alla versione autunnale e al femminile della stessa solitaria

Dopo 5 anni da questa solitaria è il turno di Erica: stessa escursione ma in autunno, la trovate cliccando qui!

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