Annapurna Circuit Trek, parte III – attraverso Thorong La Pass

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puoi trovare la prima parte del trekking QUI e la seconda QUI
la fine del nostro viaggio la trovi invece QUI

 

DAY 8 – da Manang a Ledar: aria sottile, torrenti gelati e tanto cielo

Manang (3.540 mt) – Yak Kharka (4.050 mt) – Ledar (4.200 mt)

La mattina, mentre aspettiamo il check dei documenti presso l’ACA point di Manang, assistiamo ai riti mattutini attorno allo stupa nella piazza del paese. Non sappiamo se funzioni così ovunque, ma qui le donne -le stesse che ieri sera sgomitavano con le carte- hanno preparato del chai caldo (chai in cinese, in nepalese si pronuncia “ciio” e in giapponese ciò, con l’accento!) che offrono ai concittadini terminati i giri intorno al chorten.

Lasciamo Manang con il vapore acqueo che si alza sulla valle, in una giornata che si preannuncia radiosa e alla nostra quota priva di vento: più in alto invece il vento sembra esserci, perchè vediamo nuvole di neve spazzate sulle creste. Da qui in avanti la strada sterrata si interrompe e seguiremo solo il sentiero (sempre più che ben segnato).

Incontriamo blue sheep e yak: queste terre desolate sono i loro pascoli, la loro casa, con arbusti magri e spinosi e il fiume che scorre sempre più sottile incassato nella valle. Casette dal tetto di lamiera azzurra si fanno notare nel paesaggio arso.

Qualche torrente ghiacciato interseca il sentiero, ma l’attraversamento non implica alcun rischio se non il classico scivolone senza conseguenze!

Dopo aver mangiato cammineremo ancora per pochi chilometri, giungendo a Ledar, dove ci fermeremo per la notte, in pieno pomeriggio: approfittiamo del sole ancora alto per farci una bucket shower (!!!), pratica di arti marziali (Erica), decongelamento piedi (Gabri). Volendo avremmo potuto raggiungere serenamente l’High Camp nella giornata di oggi, ma qui vige la regola che non si deve salire troppo di quota nella stessa giornata, dunque ci apprestiamo a trascorrere qualche ora tutti appiccicati alla stufa a legna (che non scalda moltissimo, ma qui anche trovare qualcosa da ardere non è facile) a fare le consuete chiacchiere davanti ad un bicchiere di raksi.

L’escursione termica tra giorno e notte qui si fa sentire: a voi piacciono i pinguini?! 🙂

 

DAY 9 – da Ledar a Thorong La High Camp: la fine della valle e l’anfiteatro delle montagne

Ledar (4.200 mt) – Thorong Phedi (4.525 mt) – High Camp (4.925 mt)

Il sentiero prosegue tra saliscendi in costa, spostandosi tra la sinistra e la destra orografica della valle del Thorong Khola (Khola = piccolo corso d’acqua, torrente).
Decidiamo che è una buona occasione per fare un po’ di gamba camminando alla nostra velocità, anche per vedere come reagiamo alla quota, fermandoci ogni tanto ad aspettare Ram e Kali (che giustamente non hanno nessuna intenzione di correre!): sarà che l’acclimatamento è stato raggiunto con calma in molti giorni, sarà che siamo più allenati di quello che pensavamo, ma non avvertiamo problemi di nessun tipo nè dal punto di vista fisico nè dal punto di vista del fiato.

Una minuscola Tea House fa da punto di sosta intermedio per tutti i trekker: qui è possibile comprare caramelle, bibite e acqua, qualcosa da mangiare. Sedersi ed ammirare il panorama, anche, visto che il cielo è terso e le alte cime si mostrano in tutta la loro maestosità. A parte qualche ciuffo d’erba qui non c’è più vegetazione, solo roccia e sassi.

Ci fermiamo a Thorong Pedi, ma solo per la consueta pausa pranzo: qualcuno si ferma qui per affrontare il passo la mattina successiva, ma è molto presto e noi siamo freschi, quindi sarebbe sciocco non proseguire fino all’High Camp… cosa che facciamo di buona lena mangiandoci letteralmente gli ultimi 500 metri di dislivello!

Arrivati all’High Camp, che consiste in un’unica struttura con molti posti letto e sala comune, ne avremo ancora per salire sulla limitrofa cimetta (senza nome) ben prima del calar del sole. Ma prima ci godiamo il fatto di esserci arrivati, applicando l’adesivo del blog sui vetri già strapieni!

La cimetta costa 10 minuti di salita, ma da qui -nuovo record di quota per noi- lo sguardo spazia sull’immensità dell’Annapurna Range, imperdibile: le aquile volano sopra di noi, a pochi metri.

La sera, stretti come di consueto attorno alla stufa, conosceremo meglio Ben, giapponese, e “Despacido” (il nome non lo ricordiamo, questo nomignolo glie l’abbiamo affibbiato noi!), ovviamente spagnolo, con i quali domani condivideremo l’esperienza del Passo. Decidiamo infatti di partire per le 5.30, mentre altri gruppi opteranno per dormire qualche ora in più.
Con il senno di poi direi che abbiamo fatto bene: la giornata tra salita e discesa sarà tosta e …lunga!

 

DAY 10 – da Thorong La High Camp a Muktinath: il valico per il selvaggio Mustang

High Camp (4.925 mt) – Thorong La (5.416 mt) – Muktinath (3.760 mt)

Partiamo subito, la colazione la faremo al sacco più avanti, anche perchè a quest’ora nessuno si sarebbe svegliato per prepararcela!
E’ ancora buio, dunque sfoderiamo per la prima e unica volta le frontali: della prima parte di sentiero possiamo solo dire che sale abbastanza costantemente, risalendo la pietraia che porta sino al passo.
Solo quando comincerà ad albeggiare potremo iniziare a vedere qualcosa… e che “qualcosa”! L’alba qui vale tutto il freddo che ci stiamo prendendo… che è parecchio visto che il termometro segna -16°C. Fa troppo freddo anche solo per fermarsi a riposare!

Camminiamo piano e costanti nel passo: l’aria è davvero sottile e si sente. Al sorgere del sole il cielo velato aiuterà le nostre velleità fotografiche ma non certo l’aumento della temperatura.

La prima cosa che vediamo arrivando in cima è una montagna di bandierine, lung-ta in attesa di essere consumati dal vento (quale posto migliore!): festeggiamo con Ram, Kali, Ben, Despacido (che ha un principio di congelamento alle mani!), la sua guida e il suo porter (che camminando con il nostro passo reincontreremo molto spesso da qui in avanti), ce l’abbiamo fatta, è stata una …passeggiata 😀 ! C’è anche scritto sul cartello, semisommerso dai lung-ta e sul quale ovviamente appiccicheremo il nostro adesivo, “congratulation for the success!

Questo passo, il più alto del mondo!, vale un po’ come una cima… anche se vista da qui la cimetta di Thorong La (6.144) sembra fattibile in pochissimo tempo, ed effettivamente probabilmente è così: abbiamo gli scarponi pesanti e anche i ramponi, ma questa digressione non era prevista nè programmata.

Cominciamo la lunga discesa, nel Mustang, in una valle ancora avvolta dalle ombre: quindi… via di corsa almeno per raggiungere i primi raggi del sole e fermarsi per la colazione al sacco dov’è possibile estrarre le mani dei guanti, un poco più in basso.

E’ il primo assaggio di Lower Mustang, ed è tutto incredibilmente diverso, un altro pianeta: un deserto freddo, che comprenderemo meglio nei giorni a venire, una terra aspra con colori inediti rispetto al Distretto di Manang. A proposito di colori, ci viene spiegata la ragione delle casette con il tetto azzurro: pare che a seguito dello Tsunami del 2004 nel Mustang si scatenarono fortissime tempeste di vento e sabbia, trovando impreparata la popolazione, motivo per cui molti persero la vita; vennero dunque approntati questi ricoveri d’emergenza sparsi sul territorio, dipinti d’azzurro affinchè risaltassero sull’ocra che qui è dominante, rendendosi visibili anche da molto lontano.

Arriviamo prestissimo a Muktinath (a detta di Ram un record di velocità!), e qui le nostre strade si dividono: Gabriele a riposare nel Lodge con qualche linea di febbre, Erica in visita al tempio, in realtà un insieme di templi posti sulla collina, luogo sacro a induisti e buddisti e meta di pellegrinaggio per entrambi i fedeli. Lungo la strada principale della cittadina donne e ragazzine lavorano al telaio, producendo sciarpe multicolori bellissime, mentre Oṃ Maṇi Padme Hūṃ si diffonde dagli altoparlanti del vicino gompa.

La sera ci offrirà uno spettacolo unico: il Dhaulagiri (8.167 mt), la settima montagna più alta della Terra che domina l’orizzonte di Muktinath, al calar del sole si tingerà d’oro e di rosa, in un tramonto indimenticabile.

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